Quando Adamo divenne David

In base a quanto abbiamo letto sull’Huffington Post qualche ora fa, dovremmo cominciare questo scritto con il banale esordio che recita “la mamma dei cretini è sempre incinta”, ma noi che banali non lo siamo per nulla non lo faremo e ci limiteremo a considerare l’inadeguatezza culturale di certuni che scrivono libri e, comunque, purtroppo hanno seguito nei loro corsivi, in questo mondo decrepito e malato e dei quali forse sarebbe cosa più giusta tacere sì da non far loro ulteriore pubblicità. Non bastanti i deliri woke alla Tallahassee Classical School, in Florida, dove una preside è stata licenziata in seguito a una lezione durante la quale aveva mostrato ai suoi studenti un’immagine del David di Michelangelo. Atto questo ritenuto nefando e immorale da alcuni genitori particolarmente pudichi che hanno considerato l’opera come “pornografica”, riuscendo a battere di alcune lunghezze (è il caso di dirlo senza doppi sensi) quanto già avvenuto da calvinisti e luterani e puritani particolarmente osservanti e da “braghettoni” post tridentini.

Preferiamo non ricordare (e invece dovremmo) l’inutile e fantozziana osservanza verso il presidente dell’Iran, Hassan Rouhani, a Roma in visita nel 2016, che spinse qualcuno particolarmente timorato, a coprire le statue “ignude” dei Musei Capitolini. Oggi, quindi, una nuova perla si aggiunge al già voluminoso catalogo del Politically correct in campo artistico, ed è la definizione che dà la scrittrice di Fragilità bianca, un bestseller americano, Robin Di Angelo. La sociologa (Dio ci scampi da simil genìa, soprattutto dagli improvvisati), da anni pare si manifesti in pubblico con conferenze che hanno lo scopo di “smascherare l’ipocrisia, la reticenza, i radicati comportamenti culturali, storici, istituzionali con cui i bianchi alimentano abusi e suprematismo”.

Stando all’articolo dell’Huffington Post, l’esimia sociologa sarebbe intervenuta nel podcast Not Your Ordinary Parts, affermando che l’affresco della Creazione di Adamo, nella Cappella Sistina, rappresenterebbe “l’essenza del suprematismo bianco” aggiungendo la seguente dimostrazione della sua cultura e conoscenza, non soltanto nell’arte ma anche nell’esegesi biblica: “Dio crea l’uomo. Dio è in una nuvola, attorniato da tutti questi angeli, si protende e tocca David o qualcosa del genere. E Dio è bianco, David è bianco e gli angeli sono bianchi: la perfetta combinazione tra suprematismo bianco e patriarcato”. Dunque, Dio crea non già Adamo, il primo uomo, stando anche alla Bibbia, ma subito David con un congruo salto di millenni almeno e qualche giravolta carpiata sulla Storia dell’arte. Aggiunge poi di aver riscontrato il “suprematismo bianco” nel fatto – indubitabile – che nell’arte sacra cristiana, Dio e altre figure aureolate siano sempre state raffigurate come “bianche”. Ora, va da sé che non sia necessario né essere uno studioso di storia dell’arte né un critico e neppure uno storico delle religioni o un biblista per mettersi a ridire a crepapelle dopo aver letto simili sciocchezze, scontate e del tutto insignificanti.

Inutile tentare di spiegare alla nostra sociologa e ai suoi epigoni che la loro visione distorta e distorcente, nulla ha a che vedere con la realtà storica e artistica di un mondo a essi culturalmente precluso. Pertanto non spiegheremo né all’illustre scrittrice e conferenziera i madornali errori contenuti nella sua tesi, preferendo occupare altrimenti e in maniera migliore il nostro tempo, seduti al tavolo di un bar raffinato, con vista sui palazzi pontifici, sorseggiando un Negroni e sapendo che là, a poche decine di passi da noi, riverbera di luce l’opera di un tal fiorentino di nome Michelangelo Buonarroti, che ha dipinto la grandezza della Fede, attraverso l’Uomo, che travalica ogni concetto di razza perché immagine speculare di un Divino che in lui si è riconosciuto. Tutte realtà d’ordine superiore che una sociologa-scrittrice-relatrice ossessionata dalla pelle bianca, difficilmente potrà comprendere, perciò teniamole per noi.

Aggiornato il 15 marzo 2024 alle ore 15:55