L’orsa Amarena: l’indicatore di un forte disagio di una società

Chi ha ucciso Amarena non è un criminale! Si è fatto prendere dalla paura e ha sparato. Non ha seppellito l’orsa per nasconderla come avrebbe potuto, ma ha chiamato i carabinieri e si è autodenunciato. Ha sbagliato, subirà un processo e risponderà davanti alla legge.

È stato inondato da minacce di ogni tipo, sopraggiunte ai suoi familiari, fino alla madre quasi novantenne. I perbenisti moralizzatori, che sì definiscono animalisti, per i quali la vita animale è più sacra di quella di un essere umano, si sono coalizzati, facendo pervenire minacce di morte. Ha evidentemente sbagliato, ma ritengo senza colpa né, soprattutto, dolo.

In fondo, tale identità giustizialista permea quella componente extraparlamentare di sinistra, che si riciclò a suo tempo all’interno dei Verdi del Sole che ride. Movimento che, per anni, ha sposato la causa giustizialista, alimentando una visione animalista, che oggi è insita nella nostra società. La loro natura filocomunista non teneva alla sacralità dell’essere umano. Nel comunismo non contavano gli esseri in quanto tali ma la collettività astratta, che in questo modo doveva essere gestita da una élite, senza regole né democrazia.

Tutti ferocemente contro, pronti a mettere sul patibolo lui e la sua famiglia, senza alcun distinguo, senza un processo, senza appello alcuno. Il vero crimine sono questi Enti parco. Inutili carrozzoni a cui è stata affidata la gestione delle aree protette. Ovviamente, senza alcun approccio e cultura di gestione faunistica che, al pari di altre branche, è una scienza e non ci si può improvvisare. Denaro sperperato per mantenere inutili carrozzoni e trombati dalla politica. Guardia-parco, muniti di costosissime jeep, per fare cosa?

Non era naturale, diversamente, investire e munire di radio-collare le poche decine di orsi che frequentano il parco? In questo modo, si sarebbero tenuti lontani questi plantigradi, che hanno approfittato dei bocconcini rinvenuti nell’immondizia, sicuramente più appetibili di quanto offre madre natura? Infatti, le montagne d’Abruzzo, proprio in questa stagione, sono ricche di bacche di ramno, di cui gli orsi andavano ghiotti. La (mancata) gestione doveva intervenire, prima che gli orsi cambiassero usi e costumi e, soprattutto, l’alimentazione.

Ma la domanda è la seguente. Gli Enti parco quanto spendono in gestione delle risorse faunistiche e quanto in stipendi? Chi sa rispondere? Quanti sono i gatti randagi – e di proprietà –che girovagano liberi per il Parco nazionale d’Abruzzo? Quali rimedi di conservazione sono stati presi? Non mi risulta alcuno studio a tal proposito. Quanti sono i proprietari di gatti all'interno del Parco che “bazzicano” liberamente, con grave danno all’ambiente? O contano solo gli orsi mentre chi possiede un gatto può fare qualsiasi cosa e non è responsabile?

Ad esempio, i cacciatori non possono per legge lasciare che i cani vaghino liberamente, pena gravi sanzioni. Negli Stati Uniti, ad esempio, si conta che i gatti domestici – e non – uccidono, spesso per divertimento, circa 3,7 miliardi di uccelli e 20,7 miliardi di piccoli mammiferi. La pressione del gatto domestico sulla fauna selvatica risulta come una delle principali minacce, di gran lunga superiore alla mortalità determinata dalla caccia, da incidenti con auto, collisioni con strutture create dall’uomo e agenti chimici. Senza contare, che il 39 per cento delle prede sono protette da direttive internazionali, perché a rischio di estinzione.

Noi, diversamente, foraggiamo colonie feline, spesso una risorsa e fonte di guadagno, alimentando l’illegalità. Dunque? Il problema è che non si è fatto nulla per allontanare questi animali dalle aree urbane che frequentano, abbuffandosi di rifiuti umani, sicuramente più appetibili di prodotti che madre natura mette loro a disposizione!!! Questo è stato fatto scientemente, perché gli orsi che frequentano le aree urbane del Parco sono sempre, e comunque, animali selvatici. E possono costituire un problema. Si fa finta di niente, ovviamente, perché questi plantigradi attirano il turismo e diventano un volano per l’economia locale. Chi è senza peccato scagli la prima pietra ma, se si pretende di considerare la vita animale sacra, e al di sopra della vita umana, io non ci sto.

Criminali sono quegli animalisti che hanno minacciato di morte una persona e la sua famiglia. Questo è un reato contro la persona, che non può rimanere impunito. Aizzare le folle, provocare incidenti, minacciare crimini, rappresentano un reato. Criminali, perché gli stessi sono anche coloro che, terrorizzati, hanno magari chiamato la forza pubblica per un cinghiale davanti casa. Ma un orso è un’altra cosa. Forse sono più criminali quegli animalisti che rifiutano, per scelta etica, la carne. E poi nutrono i loro pets con mangimi, dove le proteine, per bilanciare la dieta, sono presenti.

Ovviamente, criminali è una provocazione. Sono persone che non hanno gli strumenti e, in altri casi, la cultura, per approfondire certi argomenti. Hanno solo un approccio etico, senza riferimenti a scale di valori oggettive e universali. Poi, magari diamoci una svegliata. E poniamoci qualche domanda. È possibile che Monica Cirinnà, nota animalista e paladina degli animali, possa essere sposata a un politico, Esterino Montino, noto per la sua grande passione per la caccia? È possibile che nelle cucce dei cani sia normale rinvenire migliaia di euro e poi chiedere alla Procura, come risulta da noti quotidiani, la restituzione delle somme? Forse c’è qualcuno che si approfitta dell’ignoranza della gente, a proprio vantaggio?

Le associazioni animaliste, come ogni altra associazione, hanno mai reso pubblici i loro bilanci? Per la legge italiana non sono tenuti. Dunque? È normale tenere un cane, che ha una sua natura, una sua indole, una sua identità, chiuso, dentro un salotto di casa, per l’intero giorno, aspettando il ritorno del padrone, per poi accusare di cattiveria e sfruttamento degli animali chi li utilizza per una corsa o per altro? Per poi uscire, giusto il tempo di un bisogno? O magari castrato perché, poverino, così si tranquillizza. O perché non si può correre il rischio di prendersi cura di una cucciolata indesiderata, che comporta, ovviamente, sacrifici e costi.

Ma cosa succederebbe se, per gli stessi motivi, qualcuno decidesse al posto nostro e fossimo noi a essere castrati? Allora, perché non recarsi direttamente presso centri di recupero, piuttosto che acquistarli da allevatori. Perché, invece che un animaletto di razza, non si opta per un bastardino? In questo modo, in pochi anni il fenomeno del randagismo sarebbe un lontano ricordo. Ma come rinunciare a un simpatico cane da borsetta che va tanto di moda e di razza, o a un dogo argentino che dà sicuramente un tono e risalto ai nostri tatuaggi. O qualsiasi altra razza che solletica i nostri promiscui bisogni, che sono ovviamente eticamente corretti?

Chi abbandona d’estate tantissimi cani per le strade? Sono, proprio coloro che hanno voluto un cucciolo, per poi disfarsene subito dopo. Dunque, se applicassimo gli stessi criteri, metà – e, forse più della popolazione italiana dovrebbe finire sotto processo. Chi e come decide quale possa essere la scala di valori universale a cui fare riferimento, che stabilisce principi e regole? Se diamo retta alle nostre pance, ognuna di loro si muoverà in controtendenza.

La politica dovrebbe non cavalcare le pance, per opportunismo, al fine di irretire e conquistare voti, bensì stabilire valori, principi ed educare al consenso. E non cavalcare opportunismo e ignoranza. Questa modalità di pensiero non è da sottovalutare, perché, indicativa del basso livello culturale di una popolazione, che si riflette in ogni ambito che – volenti o nolenti – determina lo sviluppo o meno del nostro Paese.

Bisognerebbe approfondire un altro argomento e affrontare tematiche di ecologia umanistica. Non si può parlare di ambiente, se il nostro approccio culturale e il nostro modo di pensare sono ristretti. Se l’uomo è eticamente ipocrita e prono a soddisfare, in primis, i propri bisogni, come può avere quella normale empatia che gli permette di guardare al pianeta come un dono prezioso, da preservare?

Spesso mi pare di osservare che chi considera la sacralità degli animali sopra ogni cosa ha problemi a relazionarsi con i propri simili, rifugiandosi in un suo mondo. Molti amici veterinari mi hanno confessato che i loro pazienti non sono tanto i nostri beneamati pets, ma i loro proprietari, tormentati da insicurezze, paure che attendono ai loro amati, allo stesso modo e con la stessa funzione della coperta di Linus.

La libertà di pensare ciò che si vuole, senza limiti, senza regole al di fuori di principi e valori, non è libertà. Ma bieca ignoranza, che porta al qualunquismo, all’anarchia, al disprezzo degli altri. L’intelligenza non grida ma ragiona. La maturità non offende ma si confronta!

(*) Presidente Movimento Ecologisti-ex segretario nazionale Verdi Verdi

Aggiornato il 13 settembre 2023 alle ore 11:50