Partiti e ambiente, quali valori?

Come ambientalista di lungo corso, mi permetto, una piccola analisi, in primis, in qualità di ex dirigente Kronos 1991, Associazione ambientalista che ebbe tra i suoi ispiratori Jacques Custeau, costituita nel 1968. Associazione antesignana, di tantissime iniziative, prima, tra le tante numerose associazioni ambientaliste, che seguiranno anni dopo. Per ricordare qualche altro nome, presente nel direttivo nazionale di Kronos, ricordiamo, Silvano Vinceti, promotore insieme ad Alex Langer dei primi movimenti Verdi, e Alfonso Pecoraro Scanio, storico leader dei Verdi del sole che ride. Successivamente, lo scrivente, è stato tra i fondatori dei Verdi liberaldemocratici prima, e dei Verdi Verdi successivamente, primi in Europa a trattare di ambiente, con un taglio programmatico totalmente liberale, solidale e di economia ecologica di mercato. Non a caso, sulla pagina di Wikipedia, i Verdi Verdi, figurano tra i promotori di questa nuova visione di gestione dell’ambiente. L’ambientalismo liberale, da noi rappresentato, per la prima volta si presentava con un progetto programmatico totalmente innovativo.

Purtroppo, alcune forze in campo, che non hanno dimostrato particolare lungimiranza, hanno usato tale istanza, da noi rappresentata, più per recuperare dei voti a sinistra, che scommettere sulla sua peculiarità! Forze politiche che non sono riuscite a sviluppare un progetto, che sapesse coniugare e mediare tra ambiente, sviluppo ed economia, producendo, in molte situazioni delle vere e proprie paralisi. In Italia, il movimento verde è stato infiltrato da componenti di estrema sinistra, extra parlamentare, e alcuni di questi, molto vicini alle Brigate rosse. Movimenti politici, che, consapevoli della fine del marxismo, si sono riciclati in questa componente, portando in dote una visione statalista e nichilista, con stesse accezioni del pensiero marxista.

Mettere uomo e animale sullo stesso identico piano, senza una corretta visone assiologica e ontologica, significa voler riproporre sotto altra forma, colorandola di verde, quel pensiero uniforme che da sempre è stato nemico delle identità e delle diversità! Tra l’altro i primi ambientalisti ai primi del ‘900 erano di tutta altra appartenenza, tra questi Giovanni Rosadi, artefice – insieme a Benedetto Croce, della prima legge sulla protezione del paesaggio in Italia (legge n.748 del 1922) e altri liberali quali Rava, Molmenti, Nitti, Sipari, Miliani. Non è un caso, che, tale loro appartenenza e militanza nelle file della sinistra extra parlamentare, abbia alimentato una visione assolutamente biocentrica, dove, uomo e animale, sono stati ricondotti sullo stesso identico piano. Una visione nichilista, inaccettabile, tipica di quella loro insana matrice, che non possiamo accettare, pena il totale assoggettamento a politiche fuorvianti e non attinenti alla realtà.

Questa loro percezione è scaturita, e non è un caso, in politiche meramente protezionistiche, che nulla hanno a che vedere con l’ambientalismo. Il protezionismo ha un approccio meramente etico, una visione edulcorata, dirigista e statalista e figlia del divieto per il divieto! L’ambientalismo è diversamente real politik, e, si basa, su conoscenze e approccio scientifico e di conservazione, e, gestione, rifiutando lo sfruttamento delle nostre risorse senza un approccio oculato. Quindi, una cosa è l’ambientalismo, ben altra cosa il protezionismo, e, questa distinzione, deve essere ben tenuta in mente!

L’ambientalista rifiuta certe mere categorie di pensiero, e schemi. Non si riconosce in una cultura del divieto, ma riesce a cogliere e declinare le infinite sfumature, che il protezionismo non può cogliere per la sua forte posizione di chiusura. L’ambientalismo è dunque conservazione e gestione delle risorse, con un approccio scientifico. Il protezionismo ha come suo principio un approccio di esclusione e non di gestione, di divieti, come se la natura fosse inviolabile e da mettere sotto una teca di cristallo e l’uomo fosse estraneo a questo mondo! Il Wwf, tanto per citare qualche esempio, era permeato da una cultura profondamente ambientalista. Non a caso il Principe Filippo di Edimburgo, noto per la sua passione venatoria, comprese bene che la salvaguardia del pianeta, era possibile, solo se l’uomo si fosse reso partecipe di attente politiche di gestione delle risorse. Di questo, ne erano perfettamente consapevoli, quelle popolazioni indigene americane, che vivevano nelle praterie sconfinate, a contatto con la natura, e, non come oggi, uomini chiusi in gabbie di cemento, vogliono dettare nuove tavole, avendo totalmente perso il contatto con l’ambiente in cui vivono.

Ricordiamo un proverbio, attualissimo, delle popolazioni indigene americane, che recita” non abbiamo ereditato la terra dai nostri padri, ma per i nostri figli!”. Stranamente, l’impronta conservazionista del Wwf, non durò a lungo. Non sfuggì allo scrivente, uno strano passaggio di consegne, alla fine degli anni ottanta, quando Fulco Pratesi venne candidato ed eletto alla Camera dei deputati, ed assunse la presidenza di questa nota associazione, in sua vece, una giovane Grazia Francescato, dirigente del Pci, che qualche anno dopo, divenne presidente dei Verdi del sole che ride! Ritengo che questo passaggio sia stato cruciale e in Italia si sia abdicato a quella politica fortemente conservazionista e illuminata, dove la scienza e scale di valori erano determinanti per stabilire priorità e soprattutto un corretto approccio etico, comune a tutti.

C’è da dire, questo solo per far comprendere gli equilibrismi di certi ambientalisti, che il fratello di Fulco Pratesi, Fricchi, era un noto falconiere, a livello internazionale, presidente della Iaf, associazione che rappresenta tutti i falconieri nel mondo, e appartenente a una piccola associazione, di cui io stesso facevo parte, il Circolo Falconieri d’Italia. Fricchi, che, ogni fine settimana, raggiungeva, con i suoi falconi, la tenuta di Gallese, di proprietà della famiglia Pratesi e oasi tra l’altro del Wwf! Ovviamente, non sappiamo cosa facesse con i suoi falconi nella tenuta di Gallese e siamo certi che vi dimorasse semplicemente, nonostante malsane chiacchiere di paese!

Riteniamo che, per il noto fratello, Fulco Pratesi, protezionista integerrimo, non deve essere stata facile, tale convivenza! Ma, come non ricordare altri seguaci del Wwf, tra questi Marco Pani, direttore della rivista del Wwf Panda, che ogni fine settima, raggiungeva una nota riserva di caccia, con altri amici del Wwf, e si dedicava alla sua passione preferita, l’arte venatoria! Come non ricordare una serata a cena, piacevole, con questi signori, quando, contestando la loro posizione a favore del Referendum sulla caccia, venni aggredito, non comprendendo, perlomeno, la difficile ed antitetica posizione in cui versavano! Ma, probabilmente, sappiamo che, pecunia non olet!

Non dimentichiamo poi, la svolta del solare. “Solare”, certamente gli italiani, e scusatemi il gioco di parole, questa fu la sola e vera svolta, ma, a favore dei francesi, dopo il nostro No al Nucleare, portata avanti da Chicco Testa. Chicco, in qualità di leader di una associazione, Legambiente, di area Pci, di recente, folgorato sulla via di Damasco, ha dichiarato che fu un grande sbaglio. Ma a quale prezzo? Anche se, a dire il vero, una parte del Pci, più illuminata, non accolse con favore tale referendum! Prezzo, salatissimo, che il nostro paese ha pagato e oggi più che mai. Vi invito, per chi volesse approfondire, di leggere un recente articolo, pubblicato sull’Opinione a mia firma, che ritengo sia ricco di spunti e riflessioni.

Per tornare a una certa deriva protezionista, che ha sempre considerato lo sviluppo e il progresso, come nemico dell’ambiente, quando è vero il contrario, non posso fare a meno di notare, come sia stata sposata dai numerosi movimenti animalisti. Movimenti animalisti, portatori di un pensiero, che assiologicamente e ontologicamente è incomprensibile, minando e alterando quella sfera dei diritti, in cui l’uomo è da sempre, per una questione naturale e ovvia, soggetto attivo, in quanto essere raziocinate e pensante. Promuovere una parità effettiva, tra uomo e animale, è in realtà solo una illusione, figlia di una certa sotto cultura! Un animale non potrà mai essere portatore di diritti, in quanto, non essendo soggetto attivo e raziocinante, non potrà mai farli valere in alcuna sede, pertanto è ovvio che solo di doveri che possiamo parlare, verso il creato e le sue creature.

Tutto il resto è blasfemia, strumentale e demagogica, una visione profondamente distorta, che, non possiamo di certo sostenere, in quanto antitetica e innaturale. È ovvio che la nostra terra è un dono prezioso, e le sue creature al contempo, ed è solo l’uomo in grado di difenderla e mantenerla per le prossime generazioni. È l’uomo, il soggetto attivo al quale è stato affidato questo compito! Per assurdo approcciarsi, sostenendo che gli animali sono portatori di diritti, come se fossero soggetti attivi, è ovviamente pura demagogia che ha ben altri fini. Allo stesso modo, non è un caso che tale pensiero, fortemente intriso di una insostenibile visione protezionista, ha sposato il giustizialismo anche in tale sfera. Sostenere, e applicare, per chi maltratta gli animali, punizioni e pene, è un approccio che non aiuta a risolvere il problema, tutt’altro. Tale approccio è figlio di quella cultura giacobina e post sessantottina, che si è reincarnata nel fronte apparentemente, verde, ma in realtà, il cui Dna è noto!

Credo, e posso parlare con esperienza, avendo lavorato per molti anni all’Enpa, come volontario, a Roma, nella sua sede storica al Colosseo, quando era presidente la dottoressa Piermarini, che, diversamente, il maltrattamento sugli animali è un campanello d’allarme di carattere sociale, da trattare con altri strumenti. Ho visto, durante il mio periodo di volontariato, arrivare gatti, con lattine di coca cola inserite nel collo e ogni altro genere di tortura. Sono, diversamente consapevole, che, chiunque inveisca su un essere vivente, provocando dolore e torture, ha ovviamente una personalità disturbata, e, nessuna pena potrà essere risolutiva. È anzi un campanello d’allarme che deve essere affrontato, non con pene o sanzioni, ma, da esperti qualificati, perché tali comportamenti denotano forti disturbi della personalità, e, sono un campanello di allarme che potrebbero poi portare a violenze non solo sugli animali, ma, anche su persone, soprattutto donne e bambini!

Non ritengo, tra le altre cose, assolutamente condivisibile la netta demarcazione tra creazionisti ed evoluzionisti. In primis, e permettetemi una battuta, per quale motivo, se qualcuno ritiene di avere come progenitore delle scimmie, dovrei deluderlo, e, soprattutto se, da ultimo dei romantici, continuo a sperare che vi sia qualcosa di altro, di molto più grande e immenso, nel nostro al di là. E, perché no, potermi anche ricongiungermi con tutte le persone e affetti, che ho incontrato nel mio cammino. Credo diversamente, che, creazionismo ed evoluzionismo, siano la stessa faccia, della stessa medaglia.

Il revisionismo di una certa sotto cultura, si è riflettuta anche in ambito religioso. Pensiamo all’uso sviato del Cantico delle creature di San Francesco. Cantico, che non è come si suole e si vuole far credere, un inno alla protezione degli animali a uso di retoriche culture protezioniste. Le specie viventi di questo pianeta, altro non sono che la prova e lo specchio riflesso dell’esistenza di un Dio creatore. Il Cantico è dunque una esaltazione alla vita e un implicito invito alla ricerca della prova dell’esistenza di Dio, che si manifesta attraverso la natura, sua anima riflessa e prova della sua esistenza. Il Cantico, non è dunque un rituale pagano che inneggia e sacralizza gli animali, ma, piuttosto un inno alla vita e al rispetto della natura che noi uomini abbiamo il dovere di difendere e preservare per le generazioni future, superando quell’insistente menefreghismo che ci caratterizza e che ci spinge a considerare le risorse senza attribuire loro nessuna considerazione.

Ritengo che in tali principi possano essere ricompresi e fatti propri, sia dal mondo laico, che, cattolico e devono essere la base per rilanciare una forte proposta politica e programmatica che si ispiri a valori e principi condivisi, e non ad aberranti e insostenibili pulsazioni! In verità la chiesa si è già espressa. Ricordiamo, Giovanni Paolo II, in un convegno organizzato dal Rotary Club International nel 1997, che denunciava, e, metteva in guardia, da alcuni messaggi escatologici che un certo mondo verde recava con se, ovvero la loro profonda concezione, ispirata al biocentrismo, come valore assoluto! Una concezione, che accantonava definitivamente la differenza ontologica, e, assiologica tra l’uomo e gli altri esseri viventi, che doveva e poteva essere indistintamente combattuta da laici e cattolici, accomunati da un diverso sentire.

Un messaggio che abdicava, e, metteva in discussione la superiore responsabilità dell’uomo a favore di una visione “egualitaria” che promuoveva la dignità di tutti gli esseri viventi senza alcuna distinzione. Quel finto egualitarismo tanto professato da una certa sinistra, ma anche a destra, che da sempre utilizza con fini ideologici tale slogan più per asservire le masse che per difenderle. Negare la superiorità ontologica e assiologica dell’uomo, significava altresì negare il principio creazionista a favore di una teoria evoluzionistica che negli ultimi decenni si era andata determinando.

Proprio per questo, proposi, in tempi non sospetti, all’onorevole Mario Baccini, con cui avevo un rapporto, in tempi non sospetti, di promuovere un convegno che avesse come tema l’ambiente e il rapporto con l’uomo, dal titolo “Io Centro”. Che poi divenne in realtà lo slogan principale, delle diverse campagne politiche di successo dell’Udc. Del convegno, ovviamente, non si entrò mai più nel merito! O più di recente, quanto affermato da Papa Benedetto XVI, dalla Lettera Enciclica Caritas in Veritate: “La natura è espressione di un disegno di amore e di verità. Essa ci precede e ci è donata da Dio come ambiente di vita. Ci parla del Creatore e del suo amore per l’umanità. È destinata a essere “ricapitolata” in Cristo alla fine dei tempi.

Anch’essa, quindi, è una “vocazione”. La natura è a nostra disposizione non come “un mucchio di rifiuti sparsi a caso”, bensì come un dono del Creatore che ne ha disegnato gli ordinamenti intrinseci, affinché l’uomo ne tragga gli orientamenti doverosi per “custodirla e coltivarla” Ma bisogna anche sottolineare che è contrario al vero sviluppo considerare la natura più importante della stessa persona umana. Questa posizione induce ad atteggiamenti neopagani o di nuovo panteismo: dalla sola natura, intesa in senso puramente naturalistico, non può derivare la salvezza per l’uomo. Peraltro, bisogna anche rifiutare la posizione contraria, che mira alla sua completa tecnicizzazione, perché l’ambiente naturale non è solo materia di cui disporre a nostro piacimento, ma opera mirabile del Creatore, recante in sé una “grammatica” che indica finalità e criteri per un utilizzo sapiente, non strumentale e arbitrario. Oggi molti danni allo sviluppo provengono proprio da queste concezioni distorte”.

Dunque animalismo e protezionismo, sono figli di una sottocultura che i partiti di ogni schieramento dovrebbero accantonare, mentre dovrebbero fare propri tali principi, per rilanciare l’ambiente come valore. Valori, ai quali, nessuno delle forze in campo può rinunciare. Questa è la vera sfida, riappropriarsi dei nostri valori e affrontare le sfide di questo nuovo millennio, coniugando in egual misura, sviluppo, economia ed ambiente! Se destra e sinistra continueranno a rapportarsi, con quei soggetti che si ispirano a tali insane concezioni, accogliendo tutti quei movimenti di matrice protezionista, filo animalisti, solo per mero calcolo elettorale, che vedono nello sviluppo il male, non si dovranno poi meravigliare se troveranno quelle stesse formazioni, a cui hanno dato seguito, porsi come ostacolo, ogni qual volta si dovranno approvare progetti che per questioni di real politik, non possono essere sacrificati per la demagogia di pochi. Quando è diversamente doveroso affrontare certi processi, ricordando che l’ambiente circostante è a uso dell’uomo, ma anche e soprattutto delle future generazioni.

Ma la cartina tornasole, è notare come sotto lo stesso tetto, convivano, movimenti protezionisti e associazioni venatorie, come è a esempio per il Pd, con una nota associazione venatoria, l’Arci caccia e movimenti animalisti e protezionisti. Queste diverse formazioni, sono portatori di valori diametralmente opposti e questa ipocrisia, per meri calcoli elettorali, non apporterà nulla di nuovo. Allo stesso modo nel centro destra, dove noti movimenti animalisti, capeggiati ultimamente da Michela Brambilla, che, giacciono sotto lo stesso ombrello con note associazioni venatorie! Partiti che per calcoli elettorali, vogliono rappresentare valori antitetici, se fossi un elettore, ne prenderei volentieri le distanze, perché è ovvio che il fine per gli stessi non è rappresentare un progetto e portare avanti dei valori comuni, ma solo scalare il potere!

L’ambiente, è un valore dal quale non possiamo prescindere, ed è opportuno lanciare una seria proposta programmatica, che, deve dettare quella scala di valori, ai quali dobbiamo ispirarci, per rilanciare sviluppo e crescita nel rispetto della tutela delle risorse e del paesaggio. Abbiamo sempre portato come esempio, nel nostro programma, l’importanza di rilanciare l’ambiente con un approccio che deve rifiutare il biocentrismo e il protezionismo, promuovendo sane politiche di “Economia ecologica di mercato”. È questo il vero sparti acque, per una politica non demagogica e populista, alla quale dobbiamo ispirarci. Chiunque voglia cristallizzare l’ambiente circostante, e, riprodurre una insana contrapposizione tra uomo e natura, commette un crimine contro l’umanità.

Solo coniugando queste due sfere, che devono essere ricomprese in una visione e approccio olistico, coniugando i vari interessi in campo, potrà pensare e assicurare alle prossime generazioni un futuro, e permettere che tale prezioso bene, ereditato dai nostri padri, potrà essere conservato per i nostri figli! I partiti, devono giocare un po’ di meno, sull’ignoranza delle persone, che vengono spesso manipolate, e progettare non politiche del giorno dopo, per meri calcoli elettorali, perché questo potrà essere utile a chi sfrutta l’elettorato per calcoli personali, ma, non per chi vuole costruire un progetto, una casa comune. La vera sfida è saper coniugare ambiente e sviluppo, e non sottostare a ricatti, perché non si è stati in grado di mediare tra queste due sfere, di elaborare un pensiero, un modello, perché è questa la vera sfida del XXI secolo!

Siamo vicini alla Pasqua, e, permettetemi di fare un piccolo esempio di economia ecologica di mercato. L’agnello è per la nostra tradizione, un rituale consacrato e irrinunciabile per tali festività. Vi è una profonda ragione. I pascoli non sono infiniti, e, per questo motivo si sacrificano i maschi degli agnelli che non producono, latte, ricotta e formaggi. La terra, ha risorse finite, e per questo tale rituale, sposa una logica precisa. Questa non è cattiveria, non si può entrare in schemi tipo buono e cattivo, perché i gesti insani, avvengono tra soggetti intraspecifici, e non interspecifici, ovvero rapporti tra specie biologiche diverse. Nel primo caso parliamo di guerre, di omicidi, di crimini, nel secondo caso ci ritroviamo in altro ambito, e pertanto l’assiologia e l’ontologia, non possono accettare una certa visione distorta, che dobbiamo assolutamente ricacciare, pena la perdita di certi valori comuni!

(*) Presidente Movimento Ecologisti

Aggiornato il 17 marzo 2022 alle ore 16:45