La Sicilia del futuro

In un’intervista rilasciata al Messaggero all’indomani dell’arresto di Matteo Messina Denaro, l’ex capo del Ros, Mario Mori, ha provato a immaginare la Sicilia del futuro e il suo rapporto con le organizzazioni mafiose contro le quali il piano del contrasto dovrà continuare a rimanere in piedi, anzi dovrà salire di livello.

“È la politica – ha sostenuto Mori – che dovrà far fare un salto di qualità a quelle terre, con il lavoro, con la formazione, con la cultura. La cultura mafiosa continuerà a diffondersi solo se prolifererà il sentire mafioso”.

Mori ha praticamente messo la politica (soprattutto quella locale) con le spalle al muro: chi amministra deve decidersi a tagliare ogni tipo di cordone ombelicale che lo lega ai personaggi che, di fatto, vogliono imporre l’oblio allo sviluppo delle terre del Sud, Sicilia inclusa.

“Finalmente si può dire – ha continuato Mori – che non ci sono più alibi. Il politico, il professionista, l’industriale, il commerciante, si devono mettere a lavorare veramente per essere parte di quella società di cui sono espressione”.

Oppure si potrebbe citare il procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia, che parla dell’esistenza anche in Sicilia di una sorta di zona grigia, una terra di mezzo “che a volte ha chiuso gli occhi, fingendo di non vedere”. Ed infine c’è la cosiddetta società civile, la gente comune, quella che (per intendersi) spesso vedi in tv cadere dalle nuvole.

“Non vedo, non sento, non parlo” si chiama omertà ed è una delle migliori complici del fuorilegge “tipo”.

Aggiornato il 19 gennaio 2023 alle ore 10:46