Buone notizie dagli Usa per il Policlinico Gemelli

Ogni tanto anche Jorge Bergoglio si ricorda di fare il sommo pontefice, ma è ancora distratto da troppi altri interessi.

Intanto, in tutto questo pandemonio, e non uso il termine in maniera casuale, della pandemia qualche notizia meritevole di rinfrancante segnalazione c’è. Sì perché “C’è del buono in questo mondo, padron Frodo” diceva il sensato hobbit Sam Gamgee al Portatore dell’Anello, oberato da quel triste peso.

L’altro giorno – notizia troppo spesso sottaciuta perché, si sa, sono soltanto le sciagure e le tragedie ad attrarre le larve, le lamie vampiriche della comunicazione – a Roma, è stato stretto un accordo che dovrebbe far innalzare peana di giubilo alla popolazione dell’Urbe e all’intera regione (quello stesso Lazio per il quale Nicola Zingaretti ha chiuso molte troppe strutture ospedaliere), tra la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs e la Us Charitable Trust, un’istituzione cattolica americana. Quest’ultima si assumerà gli sforzi che il Policlinico Gemelli sta compiendo ogni giorno, ininterrottamente e con abnegazione ammirevole quanto invisibile ai più, per assicurare le necessarie cure e l’assistenza dovuta alle persone colpite dall’epidemia, fronteggiando questo evento imprevisto.

La Us Charitable Trust – che è una charity di diritto statunitense sorta nel 2010 per iniziativa della famiglia Roosevelt Edwards di cui la signora Michele Roosevelt è presidente sin dalla costituzione, sosterrà dunque gli investimenti in attrezzature e materiali per il Gemelli, contribuendo così ai maggiori oneri di gestione che questa grave emergenza comporta per la Fondazione. Questo centro, che resterà attivo per sempre a disposizione degli italiani, sarà intitolato a Leon Roosevelt Edwards.

Carlo Goria, rappresentante in Italia della Us Charitable Trust, sempre a nome della presidente Michele Roosevelt Edwards, ha dunque siglato questo accordo con il presidente della Fondazione Gemelli, Giovanni Raimondi, uniti dalla medesima fede e soprattutto da quella carità cristiana che rende l’esperienza del sacro un veicolo di aiuto nella sofferenza dell’uomo, gratuito e perenne.

Insomma, questo per cercare di risollevare il morale e lo spirito a tutti coloro che stanno trascorrendo ore di grande angoscia, soprattutto a Roma ma non solo, a coloro che perdono la speranza, che temono di essere abbandonati e di non ricevere aiuti. Certo, ci sono i colpevoli di tutto questo, non sarò io a dirvi chi, li avete tutti sotto gli occhi, ma il nostro compito adesso è uscire vivi e più forti da questa notte, facendo sì che il nuovo giorno ci possa ritrovare abbracciati e rinnovati nel sole.

Aggiornato il 20 marzo 2020 alle ore 12:02