Frizzi, un uomo raro

Diverso, distinto, distante dal solito. Un uomo raro, molto raro, insomma come un quadrifoglio, un personaggio alla Garrone di De Amicis. Così era Fabrizio Frizzi, ma preferiamo dire è, un unicum del mondo dello spettacolo, così come della vita di tutti i giorni.

Chiunque conosca il proscenio patinato della tivù sa bene quanto sia difficile non cedere alla sovraesposizione, alla passerella, a quella sorta di solipsismo dal quale invece Fabrizio era lontano anni luce. Una gentilezza, una simpatia, una dolcezza disarmante, da galantuomo d’altri tempi, con la quale Frizzi tutte le sere sedeva nel tinello di ogni famiglia. Entrava con il sorriso, in punta di piedi, per accompagnare ognuno con il pieno d’allegria alle solite e difficili notizie della sera.

Insomma, a modo suo ci caricava di spensieratezza, quasi per corazzarci da quello che poi i telegiornali avrebbero annunciato. Adesso dalle diciannove in poi saremo tutti più soli intorno al tavolo, sul divanetto, di fronte alla televisione, oppure in cucina appresso ai fornelli accesi.

Ci mancherà, ci mancherà terribilmente, ci mancherà sempre. Un vuoto ingiusto, inaspettato e troppo, davvero troppo prematuro. Grazie Fabrizio di quel che sei stato e di come sei stato.

Sant’Agostino nelle sue “Confessioni” rivolgendosi al Signore dopo la morte della mamma, diceva: “ Signore non ti chiedo perché me l’hai tolta, ma ti ringrazio per avermela data”.

Arrivederci carissimo Fabrizio.

Aggiornato il 27 marzo 2018 alle ore 13:48