I funerali di Berlusconi fanno audience come il calcio

La sconfitta degli hater di Silvio Berlusconi sta in questo semplice dato: i funerali del Cavaliere hanno registrato il 19 e rotti per cento di share su Rai 1 e quasi il 21 per cento su Canale 5.

Alle tre del pomeriggio di un giorno caldissimo di pre-estate, quando di solito le persone boccheggiano all’aria aperta dopo aver mangiato, sperando di digerire. Praticamente come l’incoronazione di Carlo III d’Inghilterra in un Paese come l’Italia, in cui la monarchia non esiste da quasi 80 anni. Evidentemente, al netto delle controverse vicende della vita del personaggio, i telespettatori hanno provato quel misto di curiosità e simpatia, che tiene incollati al teleschermo in un giorno improbabile e in condizioni veramente poco invitanti per l’audience televisiva.

D’altronde, gli odiatori di professione, dai magistrati della pubblica accusa di un certo orientamento apocalittico, passando per i giornalisti professionisti dell’anti-Cav e finendo con i quisque de populo dei social, che credono di saperla lunga, con i quintali di letame sotto forma di contumelie e pseudo-ragionamenti rovesciati su giornali e su internet, hanno fatto quello che può definirsi una sorta di “canto del cigno” di chi vive di luce riflessa. Il terrore per loro è di venire inghiottiti nello stesso buco nero che ha fagocitato la supernova di Silvio.

Dopotutto, se lui era il “caimano”, come tutti i coccodrilli aveva quegli uccelli che ne ripuliscono i denti. Morta la bestia, anche i parassiti rischiano di finire male. Sono i “pivieri egiziani” dell’opinione pubblica, della politica e persino di certa magistratura, che delle controverse – e talvolta grottesche – vicende di Berlusconi hanno tratto il proprio sostentamento esistenziale e la propria, a tratti miserabile, carriera.

Ora che non c’è più il caimano, strepitano. Bisogna capirli: la storia li relegherà presto nel dimenticatoio che meritano.

Aggiornato il 20 giugno 2023 alle ore 11:43