Molti italiani si illudono oggi che gli altri Stati membri dell’Ue siano disponibili a trattare il nostro debito diversamente da quello dei greci, cioè senza infliggerci la Troika e rivalersi sulle nostre riserve auree, sui nostri risparmi privati, sui nostri beni artistici e turistici, tutti beni ai massimi livelli mondiali. C’è un solo modo per evitarlo: dimostrare che la colpa delle nostre scelte più disastrose, cioè quelle energetiche già illustrate nel precedente articolo sono colpe loro e quindi non nostre. Lo possiamo fare con documenti come quello riportato integralmente a pagina 29 del link e vari altri sulla stessa loro linea, irremovibile. Se ci decidiamo a farlo possiamo addirittura ricavare dei miglioramenti cruciali per il nostro Paese. È il momento giusto. Il grande storico Yuval Noah Harari, in una recente intervista alla Cnn, oltre a notare un deterioramento della fiducia e della cooperazione fra le nazioni (che conferma tristemente la disillusione di cui sopra) prevede che alcune delle innovazioni che emergono nella crisi indotta dal Covid-19 potranno permanere quando sarà finita.

Una in particolare Harari evidenzia: non potremo più permetterci le lacune sanitarie emerse dall’epidemia. Questo varrà segnatamente per noi italiani, che abbiamo superato la Cina nei suoi danni, quindi possiamo derivare dai nostri errori qualche forte insegnamento per noi stessi e per il mondo intero. Molti già stanno collegando l’esagerata letalità nella Pianura Padana all’indebolimento dei polmoni ed al trasporto aereo delle goccioline infette per l’eccessivo inquinamento da sorgenti energetiche fossili generalizzate: sia industriali, che per i trasporti, per il riscaldamento, per la cucina ecc. Convergendo con questa stessa analisi possiamo oggi capire da dove è venuto il declino della nostra spesa sanitaria, ormai insufficiente a soccorrere gli ammalati, dato che dal 2011 è crollata: stando al report n. 7/2019 dell’Osservatorio Gimbe, in questi ultimi dieci anni il finanziamento pubblico le è stato decurtato di oltre 37 miliardi. Si stima una perdita di oltre 70mila posti letto, con 359 reparti chiusi, oltre a tanti piccoli ospedali chiusi o riconvertiti in assistenziali. Secondo i dati Ocse, da seconda al mondo (dopo la Francia) giudicata dall’Oms nel 2000, ecco che nel decennio decorso dal secondo referendum antinucleare, appunto del 2011, la nostra sanità è scivolata sotto la media generale, con 3,2 posti letto ogni mille abitanti, mentre la Francia ne ha 6 e la Germania 8, riuscendo infatti ad avere meno morti in proporzione agli infetti da Covid-19.

Per capire come abbiamo potuto andare così male, basta un’occhiata alla seguente coppia di diagrammi:

Vediamo che la nostra spesa sanitaria a) può ancora crescere, anche più che nell’Eurozona, fra il 2003 ed il 2006; b) diminuisce fra il 2006 ed il 2007, c) si riprende poi sino al 2010, d) ma infine si sgancia rovinosamente dall’Eurozona a partire appunto dal 2011. Visto che le analisi correnti (incolpanti burocrazia, evasione-elusione, opinioni politiche ecc.) disdegnano di calarsi nella cronologia e di correlarsi ai suoi dati di fatto, è ora di considerare meglio la coincidenza cronologica con l’oscillazione dell’atteggiamento nazionale verso un elemento che già ci è stato facile utilizzare nell'articolo sopra-linkato: a) nel 2003 il ministro delle Attività produttive, Antonio Marzano, decreta di ri-autorizzare l’Enel a costruire centrali nucleari all’estero, superando uno dei responsi referendari del 1987, e recuperando così quelle competenze poi riutilizzabili anche in Italia; b) nel 2006 Alfonso Pecoraro Scanio inserisce nelle 180 pagine del programma del Governo Prodi il rifiuto dell’energia nucleare; c) la quale viene invece rilanciata nel programma opposto vincente nel 2008 con maggioranza mai vista più dai tempi di De Gasperi, attuato poi da tale Parlamento (su ciò competente secondo la sentenza della Corte costituzionale riportata nell’articolo linkato) con la legge n. 99 del 2009; d) contro la quale legge nel 2010 dipietristi e grillini avviano la raccolta di firme per un referendum abrogativo (inammissibile secondo l’articolo 75 della Costituzione, e poi ammesso solo perché limitato dalla Corte stessa, ed anzi capovolto nel suo opposto); assurdamente, quel referendum nel 2011 sembra avere abolito il nucleare italiano, secondo l’opinione corrente, determinando non solo il crollo della nostra capacità sanitaria, ma anche di quella economica in generale.

Essere autorizzati oggi a far più debiti, in deroga al patto di stabilità europeo, certo non vuol dire attrarre investimenti privati nella nostra economia reale, come avevamo fatto mirabilmente nel biennio felice 2009-2010. Al contrario: in vista degli enormi investimenti necessari nel prossimo futuro, dobbiamo deciderci a capire che (a parte le nostre riserve auree, i risparmi privati e gli altri beni ovviamente aggredibili dai creditori) l’Italia non ha più soldi pubblici per difendere la propria economia e la propria sanità. Ogni ulteriore debito andrebbe addizionato agli 80 miliardi che già spendiamo annualmente per coprire gli interessi su quel che ci viene prestato, d’ora in poi comunque in crescita insieme allo spread dei nostri interessi rispetto a quelli dei tedeschi, sebbene frenato da altri prestiti, sui quali riparte “altro giro, altro regalo” della stessa spirale. Non ce la facciamo più a buttare altri soldi. Come li può invece sparare la Germania, subito raddoppiati dagli Usa, mentre la Francia può pensare ad una IRIzzazione delle sue industrie, che noi avevamo invece dovuto de-IRIzzare, cioè svendere, ai passeggeri del Britannia attraccato ghiottamente a Civitavecchia a seguito del primo dei due referendum che abbiamo voluto sbandierare come antinucleari. E questi sono i tre Paesi che hanno già assorbito il massimo delle nostre delocalizzazioni, come si vede nella tabella a pagina 16 del secondo link citato. Ad imitarci seriamente nelle nostre misure restrittive è il quarto risucchiatore: la Spagna, che è diventata più competitiva di noi dopo quel disgraziato 2011, sino a sorpassarci nel reddito pro capite, come riporta il Financial Times dal Fmi:

Dove si vede bene che l’unico periodo in cui abbiamo superato anche la Spagna, come tutti gli altri nostri competitors, è il biennio 2009-2010: se avessimo continuato così, ora il nostro reddito annuo pro-capite sarebbe maggiore di almeno una decina di migliaia di Euro. Per non dire di quanto sarebbe superiore se nel 1987 non avessimo deviato da tutti gli altri Paesi manufatturieri dell’Ocse.

È arrivato dunque il momento, adesso, di andare seriamente a vedere e rivendicare che in realtà non abbiamo affatto perso quello che ci faceva crescere tanto fra il 2009 ed il 2010, oppure ancor di più prima del 1987. Per questo l’unico modo che abbiamo per attirare veri investimenti privati sulla nostra economia reale è recuperare il contesto del biennio fra metà 2009 e metà 2011, cioè fra il nostro rilancio del nucleare e la sua presunta abrogazione. Disinnescare il tracollo economico, specificamente italiano, connesso al Covid-19, richiede adesso la riscoperta della truffa che ci siamo lasciati infliggere dalla falsa interpretazione dei due referendum, del 1987 e del 2011.

È vergognoso come i nostri media abbiano spudoratamente stravolto la verità. Adesso questa verità la stiamo facendo ammettere da vari presidenti emeriti della stessa Corte, che ne stanno parlando anche con giudici costituzionali in carica. E con la minaccia di tracollo attuale troviamo solidarietà in varie organizzazioni, ad esempio le sindacali. Per il Vaticano, oltre all'interesse per l'ottavo comandamento, che impone di evitare false testimonianze, dovrebbe essere rilevante anche la correlazione sopra descritta fra le nostre oscillazioni sul nucleare e la nostra spesa sanitaria, diventata insufficiente ad evitare morti evitabili, richiamando il quinto comandamento: non ammazzare. Oltre ovviamente al settimo, per i petrolieri che ci hanno rubato la tripla AAA che avevamo fino al 1986, solo per riempirci di automobili e scooter sradicando le rotaie dei nostri tram ad elettricità. L’Italia è l’unico Paese europeo che costringe i conducenti prudenti ed onesti a pagare anche per la carissima Rc Auto di quelli imprudenti e disonesti, invece di escludere questi altri dalla guida, pur di aumentare il giro d’affari di quel settore insaziabile (cfr: https://bit.ly/33IX29q).

Avevamo ottenuto di far denunziare questa nostra assurdità sia dal Cnel al Parlamento, che dalla DG3 Concorrenza alla Corte di giustizia europea, sempre invano, per la spudorata resistenza dei contro-interessati; adesso, di fronte alla nuova facilitazione ai guidatori imprudenti e disonesti nell’ultimo Milleproroghe, abbiamo ri-provato a denunziarla al Fersi, la rete europea degli istituti per la sicurezza stradale: non dovrebbe più essere così difficile. Ora è possibile che gli italiani che si erano rassegnati da decenni ritrovino almeno il coraggio della disperazione.

Aiuti anti-epidemia ci vengono generosamente offerti prima dalla Cina, poi dalla Russia, ora anche dagli Usa: forse non è un caso che questi tre Paesi sono all’avanguardia mondiale nella produzione di Smr, Small Modular Reactors (cfr: https://bit.ly/2xmCLue), che a loro non servono granché, ma si adatterebbero benissimo alle esigenze nostre, per esempio uno su una chiatta nella baia di Taranto (per salvare sia la salute del quartiere Tamburi sia l’Ilva), uno a Civitavecchia (anche questo per sostituire la centrale a carbone) ed uno a Livorno (per sostituire la centrale a gas che un terrorista può far saltare troppo facilmente). Ma anche noi italiani, dopo aver inventato e costruito il primo reattore con Enrico Fermi, ci siamo dimostrati capaci di far ancora avanzare quella tecnologia, ad esempio con il nostro CI.RE.NE., un reattore simbolicamente denominato come la cittadina da cui venne l’aiuto del “buon cireneo”. Sebbene sottoposta ad una tormentata ed ingiusta Via Crucis, anche una azienda come Ansaldo-nucleare può ancora contribuire a salvare e rilanciare le grandi economie di altri grandi Paesi: perché non dell’Italia?

(*) Consigliere di ASTRI, già Presidente dell’Ordine degli Psicologi Italiani

Aggiornato il 24 marzo 2020 alle ore 14:33