La Shoah dei “movimentismi”, peste della politica

Esiste la Shoah (politica) degli incompetenti? Guardando a ciò che sta accadendo al Movimento Cinque Stelle (M5S) si direbbe proprio di sì. Ma, stavolta, la loro Auschwitz se la sono paradossalmente fabbricati da soli. Le grida manzoniane, infatti, stanno bene nei romanzi, ma non nella realtà politica dato che gli elettori oggi più che mai giudicano le élite dai fatti e in base ai propri concretissimi interessi.

Ora, a guardare bene, le nubi della crisi si avvicinano rapidamente alla casa del governo di Beppe Grillo e Giuseppe Conte, la cui maggioranza è appesa al filo del canestro a maglie larghe dove giace la frammentazione dei Cinque Stelle. Più fini saranno i detriti, maggiore sarà la forza centrifuga che li porterà lontano da questa ormai agonizzante maggioranza. Certo, ci sarà un nucleo di parlamentari grillini ferocemente attaccati alla poltrona e disposta a sottoscrivere qualunque patto con il diavolo, pur di evitare le elezioni anticipate. Però, come ad Auschwitz, sopravvivranno di loro solo i tanto furbi, quelli che mentono, rubano il pane a chi già non ne ha, tradiscono i propri compagni e tramano con il potere. In parole povere, arriverà indenne alla prossima legislatura quella piccola coorte di senatori pentastellati, cinici e scaltri, che confluiranno nel gruppo leghista per ottenere una ricandidatura blindata, in funzione di quella che sarà la futura riforma elettorale.

E qui avrà grande importanza la scelta drastica tra maggioritario e proporzionale puro con soglia di sbarramento. Se il Partito Democratico aderirà alla scelta proporzionalista sarà una follia che costerà molto cara al Partito, causando innumerevoli perdite sotto il profilo della governabilità del Paese. Altro ingrediente fondamentale di questa miscela già complicata, è costituito dall’esito del referendum costituzionale sull’abrogazione della quota proporzionale. Di certo, una sua bocciatura (va detto, assolutamente improbabile, a meno che a votare vadano solo coloro che vogliono mantenere lo status quo) accelererebbe l’agonia del “Conte bis”, perché in questo caso i cambi di casacca tra i parlamentari grillini si farebbero frenetici, visto che il Movimento è in caduta libera e la Lega, invece, supera il 30 per cento. Difficile, tra l’altro, che il Pd apra le porte ai transfughi stellati, perché il Zingaretti-pensiero vuole il rinnovamento del Partito facendo ampio spazio agli esponenti delle Sardine, create dal nulla da quel genio di Romano Prodi, unico sfidante del Cavaliere ad averla avuta vinta ogni volta che ha messo su la nuova... ditta. L’M5S ha disperso molto più velocemente del Guglielmo Giannini del “Fronte dell’Uomo Qualunque” il suo sterminato patrimonio di voti, e si sta dissanguando proprio in quel Sud che lo aveva visto clamorosamente vittorioso. Prendiamo la bufala del reddito di cittadinanza che avrebbe dovuto favorire chi cerca lavoro specie al Sud, dove però il lavoro semplicemente non c’è e il reddito pro-capite scivola a molte lunghezze al di sotto rispetto al Centro-Nord.

Questo perché i populismi non hanno la minima idea di come sostituire il capitalismo con qualcosa di molto più performante ed equo per creare nuova ricchezza. Quindi, il meglio che sanno fare è bruciare nell’altoforno del deficit spending il benessere residuo finanziando l’assistenzialismo e l’helicopter-money (la manna dei soldi in cartamoneta che cadono dal cielo) per… abolire la povertà senza starsi, poi, a curare della conseguente iper-inflazione a due-tre cifre e del fatto che l’Italia non ha alcun controllo sulla Banca di emissione dell’Euro! Il che la dice lunga sulla strabiliante impreparazione della loro classe dirigente! Ma anche il populismo di Matteo Salvini non scherza. Anziché prendere di petto seriamente il problema dell’immigrazione illegale (che, ricordiamolo, è dovuta agli overstayers, coloro cioè con il permesso di soggiorno scaduto, provenienti a milioni dall’Asia continentale e insulare, fenomeno quest’ultimo chiaramente percepito in tutte le città d’Italia), si punta a fare chiasso sui barconi, ma senza proporre rimedi drastici come l’uso della forza europea e onusiana per neutralizzare i nuovi, criminalissimi trafficanti di schiavi.

Salvini e l’opposizione debbono apprendere dall’Emilia-Romagna la seguente lezione esemplare: evitare di denigrare l’avversario che ha ben governato, ammettendone i pregi e dicendo semplicemente “queste cose funzionano, ma noi ci ripromettiamo di farle ancora meglio in questo e in quest’altro modo”; viceversa dove le cose non vanno oggettivamente bene, denunciarne con forza le lacune dopo averle accuratamente documentate, per proporre poi agli elettori rimedi mirati ed efficaci. Non ci credo, ma ci spero.

Aggiornato il 29 gennaio 2020 alle ore 11:42