Tav, domani in Senato nuovo stress test per il governo

Il governo gialloverde domani in Senato deve affrontare l’ennesima giornata di passione. Dopo il Decreto Sicurezza bis approvato ieri è la volta della Tav. Al momento, sono sei i documenti presentati al Senato che verranno discussi nella seduta in Aula, a partire dalle 9. Le votazioni dovrebbero concludersi all’ora di pranzo. Tutti i testi saranno messi in votazione. Solo due mozioni sono contrarie all’opera: una è quella presentata dai pentastellati, l’altra è quella firmata dalla presidente del gruppo Misto Loredana De Petris (Leu), che impegna l’esecutivo a non procedere alla realizzazione della Tav.

Sono invece a favore della Torino-Lione le mozioni presentate da Pd, Emma Bonino, Fratelli d’Italia e da Forza Italia. Molto diverso il ragionamento per quanto riguarda i No Tav: Leu sarebbe orientata a votare la mozione del Movimento cinque stelle mentre i pentastellati non dovrebbero votare il testo di LeU.

Il vicepremier grillino Luigi Di Maio sostiene che sulla Tav il M5s voterà “la nostra mozione convintamente. La Tav è un regalo da 2,2 miliardi a Macron. Sappiamo che il Pd voterà ‘sì’ con la sua mozione e vediamo cosa succederà in Senato domani. Se leggete la mozione, è un atto di impegno al Parlamento che è l’unico che può fermarlo, Conte ha detto che il governo non può farlo, il Parlamento sì. Una mozione che impegna il Parlamento non vedo cosa c’entri con il governo”.

Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera dice che “una mozione del genere non si è mai vista. Una mozione che impegna il governo e non il Parlamento non so neanche quanto sia ricevibile dal punto di vista tecnico. Non si è mai visto il Parlamento che impegna sé stesso. Il problema qui sul Tav è politico. La discussione è futile perché tutti i lotti sono già sotto procedura di gara. Una cosa importante l’abbiamo fatta ovvero ridurre il carico per l’Italia. Fermarla però non è possibile. La mozione che discuteranno domani è un modo dei 5 Stelle per giustificarsi di fronte ai propri elettori e per dire che gli altri sono brutti e cattivi. La mozione se la vedranno bocciare e poi alzeranno le braccia”.

Massimiliano Romeo, capogruppo leghista al Senato, assicura che il Carroccio domani manterrà “una posizione coerente con quanto la Lega dice da tanti anni, ossia che siamo a favore della Tav”.

Alberto Perino, leader storico del movimento No Tav della Valle di Susa, ritiene “la mozione del Movimento 5 stelle contro la Torino-Lione un’idiozia. È una maniera per cercare di salvarsi la faccia, ma non ci riescono. Anzi, è proprio una presa per i fondelli. Dopo il voto di fiducia sul decreto Sicurezza bis non mi aspetto più nulla. Alla mia età non sono deluso, ma prendo atto”. Sette giorni fa Perino aveva invitato gli eletti del Movimento cinque stelle a non dare la fiducia al provvedimento e anche a lasciare la formazione politica e a mantenere gli incarichi per continuare a rappresentare le istanze contro la Tav. Naturalmente, gli eletti grillini hanno, di fatto, declinato l’invito.

“Il premier Conte – scrive in una nota, la vicesegretaria del Pd Paola De Micheli – non può fare lo struzzo: se tra oggi e domani il governo non esprime un parere sulla mozione Tav presentata dal partito azionista di maggioranza M5s, che domani sarà discussa in maniera truffaldina perché impegna in maniera inusuale il Parlamento e non l’esecutivo, allora per il governo gialloverde sarà il momento di porre fine a questa agonia che sta danneggiando il Paese. Se Conte e il suo governo non dovessero esprimersi in Aula ci sarà solo una cosa da fare un minuto dopo il voto della mozione di Di Maio: recarsi al Colle”.

Per Mariastella Gelmini, presidente dei deputati di Forza Italia, la Tav “è un’opera indispensabile, così come tutte le piccole e grandi opere che servono a far ripartire il Paese. Il M5s sa benissimo che quest’opera si farà. La mozione è stata presentata per provare a salvare la faccia. Quando si è al governo la responsabilità è collegiale, mentre Lega e M5s provano ciascuno a rivendicare i propri meriti facendo finta di non votare i provvedimenti dell’altro. Finché questa finzione riesce, ciascun contraente tiene il proprio consenso, ma è l’Italia a pagarne il prezzo”.

Aggiornato il 06 agosto 2019 alle ore 18:36