Foti (FdI): “Nei partiti serve giro di vite o non si voterà più”

Secondo Tommaso Foti, “serve un giro di vite”. Lo spiega il capo dei deputati di Fratelli d’Italia in un’intervista al QN dove commenta le inchieste giudiziarie che hanno travolto diversi partiti nelle ultime settimane. “Altrimenti – sottolinea – la gente penserà che non si tratta di qualche mela marcia, ma che tutto il cesto è contagiato, e non andrà più a votare”. Per Foti, “un’azione più scrupolosa per selezionare le classi dirigenti. I partiti possono evitare di imbarcare trasformisti. Gente che passa da uno schieramento all’altro come se dovesse cambiare la marca di sigarette e non il posizionamento politico. Pensavo alla Puglia. Dove quattro anni fa Michele Emiliano, candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione, ha vinto con quasi il 50 per cento dei consensi. Aveva una maggioranza larghissima, eppure ha imbarcato i cinquestelle in Giunta che gli avevano fatto una feroce campagna contro. Il motivo della scelta? Cementare l’alleanza Pd-M5s sancita dal secondo Governo Conte. Ecco, questo è il trasformismo da evitare”. Secondo l’esponente di Fratelli d’Italia non siamo comunque di fronte a una nuova Tangentopoli. “In quel caso, era coinvolto il sistema dei partiti. Si rubava, cioè, anche per i partiti. Adesso invece spesso e volentieri sono elusi. Io ritengo che sia necessario porre più attenzione nella selezione dei candidati. Meglio non mettere in lista uno su cui si ha un dubbio, che avere poi amare sorprese”.

Lo stesso Foti scrive una nota relativa al Superbonus. “È stata – sottolinea – una misura devastante per i conti pubblici, che ha scassato le casse dello Stato, togliendo risorse alla sanità, scuola, pensioni. Il conto da pagare è salatissimo: 170 miliardi nel 2020-2023, tra Superbonus e il bonus facciate. A sbugiardare ancora una volta la crociata di Giuseppe Conte a favore del Superbonus oggi è una memoria sui bonus edilizi depositata al Senato dall’Ufficio parlamentare di bilancio. Il documento – osserva – non solo avvalora l’effetto devastante di questa misura nata male, con il fianco scoperto per le frodi e gli effetti inflazionistici sui prezzi (raggiungendo una dimensione difficile da contenere – anche alla luce dei diritti man mano acquisiti dai contribuenti che ne hanno fatto ricorso), ma ne evidenzia una forte e crescente incidenza dell’1,8 per cento sul debito pubblico nel triennio 2024-27”. “Alla luce della sconfessione da parte di un istituto terzo – conclude – Conte ritiene ancora che le accuse sul Superbonus siano una invenzione del Governo o vuole ottusamente continuare a contraddire la realtà dei fatti? Per noi è lapalissiano che il ricorso a questa misura sia stata una mera mancetta elettorale a cui il Governo Meloni ha detto basta: a beneficio di pochi, a danno di molti”.

Aggiornato il 19 aprile 2024 alle ore 17:04