Centro o baricentro politico?

Parto dal “Teorema Panebianco” (vedi intervista su Il Foglio del 30 luglio). Secondo l’autorevole politologo la ricostruzione del centro avverrebbe per progressiva sottrazione e ricombinazione di parti provenienti sia da destra che da sinistra. In un prossimo futuro, cioè, sia il Partito Democratico che Forza Italia si spaccherebbero “in due come una mela”, al fine di consentire alle loro aree più radicali di avvicinarsi ai rispettivi alleati potenziali, ovvero Movimento 5 Stelle e Lega. “A quel punto si creerà lo spazio (alla Calenda, ndr) per un rassemblement centrista dove potranno confluire quelli che, nel Pd come in FI, con i grilloleghisti non vogliono avere nulla a che fare”.

Sinceramente, a me non sembra un’ipotesi fondata, almeno per due buoni motivi. Il primo fa riferimento al fattore irresistibile di “pull-out” rappresentato da Matteo Salvini e dalla sua Lega, che ha perduto strada facendo la sua appendice localistica per una versione più ecumenica e edulcorata che inglobi gli interessi del Sud con quelli del Nord. Certo, il vero problema sarà stabilire nel medio lungo termine se questa ritrovata unità nazionale della Lega sia più di facciata che di contenuto. Finora, l’attrazione che il messaggio salviniano esercita sul Meridione appare più dettato da ragioni di ordine e sicurezza, che non da una vera e propria proposta politica che riguardi i temi economici e l’autonomia.

In secondo luogo, esiste un’evidenza oggettiva sul fatto che i Cinque Stelle sono dal punto di vista politico un coacervo di opposti che convivono sotto lo stesso tetto. Una parte non trascurabile di questi condivide alcuni valori cari alla Lega, mentre un’altra assai più consistente odia visceralmente il Pd per aver tradito la missione storica della sinistra. Forse, la fazione di Roberto Fico, effettivamente, assomiglia molto da vicino a quella di Dario Franceschini e si identifica con quel politicamente corretto e con la solita panoplia di valori mondialisti ed ecologisti tanto cari alla sinistra movimentista. Accade tuttavia che il panorama politico attuale italiano (come osserva acutamente Panebianco) sia destinato a essere fortemente influenzato dai prossimi eventi internazionali, che vanno dalle azioni che verranno esercitate dalla nuova Commissione di Bruxelles, alle sorti del conflitto in Libia e, soprattutto, all’esito delle prossime elezioni presidenziali americane. Nessuno, in fondo, è in grado di conoscere fino a che punto i rinascenti movimenti sovranisti e nazionalisti trarranno beneficio dalle crisi a catena della globalizzazione, per proporre e attuare politiche sempre più restrittive nei confronti della finanza speculativa internazionale e dell’immigrazione fuori controllo.

Ma, forse, non è questo il punto. Mi riferisco, in particolare, alle recenti elezioni in Danimarca che hanno visto i socialdemocratici riguadagnare terreno e formare un nuovo governo sulla base di una severa politica anti immigratoria, destinata ridurre le ampie garanzie di welfare per i nuovi arrivati. Ecco, un nuovo “Centro” che si rispetti deve poter fare sul punto un discorso duro non sui barconi ma sulla questione assai più dirimente degli “overstayers”. Ovvero su quella impressionante massa di irregolari (per lo più asiatici e africani) che arrivano per vie diverse da quelle di mare con un permesso di soggiorno temporaneo che non viene e non potrebbe essere rinnovato alla scadenza prevista. Lì, nessun controllo! Questa sterminata legione di “fantasmi” si produce spesso in commerci ambulanti di nessun interesse per l’economia italiana, con migliaia di tonnellate di mercanzie dozzinali importate dall’Asia, e con la vendita porta a porta di merci taroccate e richieste incessanti di elemosine. Per di più, il fiume di denaro che viene in tal modo raccolto sfugge a qualsivoglia tassazione, sia dal punto di vista dell’Iva che dell’Irpef, mentre gli irregolari gravano interamente sul già scarso welfare nazionale per cure, scuola e trasporti.

L’altra parte consistente di irregolarità si concentra sul lavoro nero: fare emergere quest’ultimo significa colpire cospicui interessi dei loro datori di lavoro e si può fare ponendo agli overstayers l’aut-aut: o mi dimostri che puoi mantenerti in Italia, o sei soggetto a immediato rimpatrio a tue spese. Provate voi a chiedere il voto dei milioni di italiani che approfittano di questa enorme manodopera “invisibile” e non garantita!

Aggiornato il 31 luglio 2019 alle ore 11:56