Giustizia: Migliucci-Morosini al “Caffè della Versiliana”

Fortemente voluto dal direttore Diaconale, il tema della Giustizia ha occupato gran parte della mattinata di ieri al Parco della Versiliana durante la “Festa de L’Opinione”. Protagonisti del “faccia a faccia” moderato dal giornalista Errico Novi: Beniamino Migliucci, presidente dell’Unione Camere Penali, e Piergiorgio Morosini, membro del Consiglio superiore della magistratura.

Per Migliucci “lo sforzo del ministero della Giustizia in atto non credo sia positivo. Il metodo seguito dal ministro Andrea Orlando non è affatto condivisibile. Perché ritengo opportuno che il dibattito su una riforma così importante della giustizia debba essere esteso a tutti gli attori del diritto. Invece, al momento, il decreto nasce solo all’interno del ministero. Io credo che il decreto, in conclusione, debba essere abbondantemente rivisto. Perché il diritto della difesa non è affatto garantito appannaggio dell’accusa. Altro tema, connesso alle intercettazioni, è l’uso eccessivo della carcerazione preventiva. Eppure, il nostro codice penale è estremamente garantista. Attenzione a chiedere il carcere a tutti i costi. È assolutamente pericoloso. Il dibattito sulla giustizia – ha detto ancora Migliucci – in Italia deve essere assolutamente libero, laico, sereno e vivace. Ma la politica non deve cedere al giustizialismo. Bisogna fare le riforme utili al Paese. Non per colpire la magistratura o la difesa. Anche il dibattito sulla prescrizione deve essere affrontato laicamente. Senza pregiudizi”.

Secondo Morosini “da anni si cercano delle misure per evitare la gogna mediatica relativa all’uso sconsiderato delle intercettazioni. Bisogna evitare la pubblicazione delle notizie della sfera privata delle persone. Le intercettazioni si giustificano soltanto per scoprire dei reati. Ma credo che la bozza di decreto legislativo del ministero della Giustizia sul tema sia molto pericolosa. Perché si profila il divieto di pubblicazione e di utilizzo anche dei magistrati di stralci relativi proprio ai reati presunti. A mio avviso, questo è, innanzitutto, un danno per l’indagato. In ogni caso, io non credo che il magistrato debba tacere. Credo fisiologico che i magistrati partecipino al dibattito in atto sulla giustizia. Perché si vuole evitare che il magistrato parli in pubblico? È un suo diritto. Sulla separazione delle carriere in magistratura, com’è noto, sono fortemente contrario”.

“Non bisogna tenere sulla graticola gli indagati – ha detto ancora Morosini – Di questo sono assolutamente convinto. Sul tema occorre siglare un’alleanza tra magistrati e avvocati. Perché sono aumentati, in questi anni, i reati. Dobbiamo condurre una battaglia comune. Facciamo uno sforzo di energie e di risorse. Per portare molti illeciti penali nell’alveo degli illeciti amministrativi occorre, inevitabilmente, placare le polemiche. Voglio dire qualcosa a proposito del tema dell’obbligatorietà dell’azione penale. Perché sono sicuramente sono contrario alla discrezionalità strisciante di tipo individuale del magistrato. Il mio sogno è quello di avere una formazione permanente riservata non solo ai magistrati ma anche agli avvocati. Negli ultimi quarant’anni, abbiamo pagato moltissimo le nostre divisioni”.

A chiusura del dibattito, il direttore Diaconale si è mostrato colpito dall’approccio dato al confronto: “Saluto positivamente questo nuovo rapporto dialettico tra magistrati e avvocati. È un clima inedito che fa bene al Paese. Ne sono particolarmente lieto, perché noi dell’Opinione abbiamo fatto del garantismo la nostra battaglia principale”.

Aggiornato il 11 settembre 2017 alle ore 22:05