“Fascite”

Termine medico per indicare un’infiammazione dei fasci... “muscolari” della pianta del piede, traslabile nel linguaggio politico come generica malattia dei “Fasci”. Malgrado la Costituzione italiana sia chiarissima sul punto del divieto di ricostituzione del Partito Fascista, nondimeno garantisce la libertà di pensiero anche a chi la pensi diversamente dal “mainstream”, senza per questo avventurarsi in condotte penalmente perseguibili.

Così, nel caso provocatorio dello stabilimento di Chioggia, l’unica cosa decente da fare sarebbe stata la revoca della licenza di concessione, attraverso un semplice atto amministrativo. Colpire duramente il portafoglio vale molto più di una censura politica sull’imbecillità mediatica di certi comunicatori nostalgici. In questo senso, vorrei dire che le mani tese valgono esattamente quanto quelle agitate con il pugno chiuso, visti gli immani disastri combinati da entrambe le più grandi ideologie totalitarie del XX secolo. Nessuna meraviglia, invece, discende dal fatto che le più alte cariche dello Stato (candidate, si ricorda, in liste bloccate, per cui la loro elezione al Parlamento è riconducibile esclusivamente alla scelta del padrino-segretario che li ha cooptati) si prodighino per l’espianto dell’architettura fascista dal sacro suolo della Patria.

Qualunque studente di architettura alle primissime armi conosce e rispetta le stratificazioni storiche e stilistiche del pensiero costruttivo e monumentale, che va dai menhir ai grattacieli avveniristici di Dubai. Quindi, ogni persona colta sa molto bene quale sia stato l’apporto fondamentale offerto all’arte dagli architetti e dagli ingegneri del vituperato Ventennio, soprattutto in materia di razionalismo e di progettazione urbana d’insieme (vedi Eur, Sabaudia, Latina). Dopo di loro, infatti, non è più esistito un “pensiero”, una visione alta sulla forma omogenea, programmata, compatta e integrata che deve caratterizzare gli spazi cittadini, da allora aggrediti, violentati e devastati dalla manifestazione più bieca e orrida dell’imbecillità urbana trainata dall’economia di mercato. La politica degli ultimi sette decenni si interroghi, piuttosto, sulle lottizzazioni senz’anima, sulla miriade di piani regolatori inintelligenti, nati a sostegno della speculazione edilizia e fondiaria senza regole, aliena a ogni tradizione edilizia; per non parlare dell’abusivismo imperante che ha costretto lo Stato a inginocchiarsi sul letto di chiodi dei condoni sequenziali, per fare un minimo di cassa, dopo aver preso atto della sua impotenza in merito all’irreversibilità delle azioni a danno del paesaggio naturale.

E poiché la “Fascite” azzoppa anche l’intelligenza del buon senso, se ne vedono gli effetti devastanti in merito alle politiche scellerate dello Ius soli e dell’accoglienza indiscriminata ai migranti economici. Ben prima di oggi, circa un paio di anni fa, spiegai come in effetti fosse davvero curioso il fatto che i migranti, salvati in mare e imbarcati su navi battenti bandiera di Paesi dell’Unione (che, ricordo, sono a tutti gli effetti territorio “flottante” dello Stato di appartenenza) non facessero direttamente domanda d’asilo una volta saliti a bordo, obbligando così i Paesi conduttori a prendere in carico le loro posizioni a norma del Trattato di Dublino. Come mai trafficanti e Ong non hanno mai prevenuto in merito i loro “assistiti”? Per quale abietto motivo abbiamo chiuso entrambi gli occhi, rifiutandoci di informare correttamente la nostra opinione pubblica? Qualcuno, di grazia, vorrebbe documentare alle così dette nostre “alte autorità” la semplice sovrapposizione di carte geografiche, con l’Italia e l’Europa da una parte e, dall’altra, il continente africano, per capire l’assurdità demenziale dell’accoglienza indiscriminata?

Inutile chiederci chi ci vuole morti, perché noi siamo a un tempo gli autori ed esecutori di questo assassinio delle identità nazionali, nonché della scellerata depredazione plurisecolare delle immense risorse dell’Africa continentale, giacimenti umani compresi, da sempre contrabbandati, in un modo o nell’altro, come schiavi. Perché noi, qui nel Vecchio Continente, siamo i predatori del colonialismo e, poi, dell’anticolonialismo grazie alla folle costruzione da noi voluta di nuovi Stati nazionali autonomi e artificiali, guidati da élite autoctone, incapaci, violente e corrotte a loro volta vittime e carnefici del post-colonialismo, affamatrici indiscusse dei loro disgraziati popoli, da loro stesse impoveriti, derubati e perseguitati. L’Onu, in merito, non ha davvero nulla da osservare e da fare? E la sinistra nostrana?

Aggiornato il 12 luglio 2017 alle ore 21:32