Sardomaso

Dunque, come stiamo messi? Tra Sardine (quindi, dentro una tonnara sociale e immaginatevi con quale esito!) e volenterosi o responsabili i quali, in linguaggio contemporaneo, surrogano oggi lo storico “Soccorso Rosso” di ieri.

Le prime, rappresentate da una leadership risibile e con uno spessore politico-programmatico ancora più poverello e velleitario dei Cinque Stelle, messe su non si sa da chi e come, ma si sa benissimo il perché, essendosi dimostrate a tutti gli effetti una Quinta Colonna elettorale del Pd. Detto tra di noi: qualcuno deve pur aver sostenuto finanziariamente i costi rilevanti di quella loro persistente, ultra politically correct e geograficamente decentrata mobilitazione di massa. Nelle urne vere, però, le Sardine conteranno molto poco perché la maggioranza silenziosa che non li condivide e non scende mai in piazza vale decine di milioni di consensi in Italia! I secondi sono una compagnia di ventura “fluida” per eccellenza, non avendo più una patria politica, per aver abbandonato o essere stati ripudiati dai gruppi originari di appartenenza parlamentare, o per volersi candidare come potenziali transfughi sul carro dei vincitori. Come tali, da bravi apolidi politici con le mani apparentemente libere, hanno una vocazione “mercenaria”: sono liberi cioè di concedersi ai detentori attuali del potere pur di restare dove sono.Infatti, come dice il proverbio, “chi si alza perde la poltrona” e nessuno dei “rampanti” (Lega, Fdi, Pd), in forte recupero o guadagno elettorale, ne offrirebbe loro una di riserva. Anche perché, ormai, il referendum del 29 marzo è alle porte e, quindi, con ogni probabilità passerà il taglio di un terzo dei parlamentari attuali. A meno che… Poiché tutti danno per scontato la vittoria del “Sì”, è ragionevole pensare che molti elettori favorevoli disertino le urne avvantaggiando obiettivamente il “No”. In caso di approvazione, a nessuno dei potenziali responsabili e tantomeno ai grillini converrebbe, verosimilmente, uno scioglimento anticipato della legislatura dopo la data fatidica del 29 marzo: in questo caso, infatti, entrerebbe immediatamente in vigore il taglio dei parlamentari! Per di più, nel caso del ritorno al proporzionale puro con soglia di sbarramento al 5 per cento (scommetto però che scenderà a quattro!), le piccole formazioni politiche non avranno alcun diritto di tribuna. Come sta in piedi una simile contraddizione se lo stesso Nicola Zingaretti sostiene che siamo tornati al bipolarismo per via del presumibile crollo elettorale del M5S e del dissolvimento della sua terza posizione?

E qui sono in parecchi a interrogarsi sulla tendenza irrefrenabile al suicidio da parte dei cosiddetti “progressisti”, quelli cioè dei disastri della globalizzazione e dell’immigrazione incontrollate, delle sterminate periferie urbane pattumiera e, last but not least, degli immigrati che sono “risorse”, anche se legioni di loro, pur giovani, gagliardi e in perfetta salute chiedono l’elemosina all’uscita degli esercizi commerciali. Per di più, molti immigrati irregolari sono privi di un titolo valido di soggiorno (overstayers, in particolare…) e lavorano rigorosamente in nero, mentre non pochi di loro spacciano, delinquono o inondano strade e piazze di pessimi gadget (costruiti in Cina e in altri Paesi asiatici) il cui commercio e vendita sono del tutto inutili dal punto di vista della crescita del Pil italiano e dannosi alla nostra fiscalità, in quanto generano proventi in nero e in contanti. E così via esemplificando. Da un numero irragionevole di anni lo Stato a guida progressista non è riuscito a dare il minimo di dignità, umanità e integrazione agli immensi lager-baraccopoli tipo Rosarno, destinati allo sfruttamento agricolo della manodopera immigrata quasi sempre irregolare.

Le Sardine che hanno da dire in merito? Quali sono i loro rimedi? Silenzio. E i responsabili? Silenzio. Tutti interessati ai giochi di Palazzo, al giro delle tre carte per sopravvivere e restare al governo con le mosse truccate. Già, perché poi tutto si tiene: Matteo Renzi fa il ballerino facendo perdere l’equilibrio al Conte-bis? Niente paura: al
momento giusto gli ridarà la fiducia, perché dice il detto “matto sì, ma scemo no!”. Intanto, per tenere alta la bandierina della visibilità e non rinunciare alle battaglie di principio, Italia Viva, pur senza mai costringere Giuseppe Conte a dimettersi (ricordate Bettino Craxi?), lascerà che a mettere le toppe provvedano episodicamente i responsabili che chiederanno in cambio qualche strapuntino nella tornata di nomine governative.

Ma l’opposizione dovrebbe guardarsi bene dal forzare la mano: la recessione strisciante e il cedimento progressivo dei margini di crescita industriale necessiterebbero di politiche di intervento pubblico alla… cinese o alla Donald Trump, per il sostegno ai campioni nazionali e per consistenti interventi in deficit al fine di finanziare le grandi infrastrutture. Politiche di rilancio queste ultime oggi rese impossibili, nell’ordine: dalle regole capestro del Fondo Salva Stati europeo; dai vincoli del Fiscal Compact e dall’obbligo costituzionale del pareggio di bilancio; e così via. Poiché la Lega e Fratelli d’Italia sembrano aver rinunciato (a intermittenza?) alla strategia sovranista dell’uscita dall’Euro e dalla Ue, non ci sarà altra strada anche per loro se non quella di praticare il solito, scontato rigore di bilancio, con la rincorsa rassegnata di fine anno all’aumento delle tasse per evitare quello programmato dell’Iva. In conclusione: il mio Regno per un Cavallo?

Aggiornato il 18 febbraio 2020 alle ore 11:53