Raggi demolitori

Accade a Roma. Partono i Raggi demolitori, come nei cartoon giapponesi per ragazzi. L’autore? Una supereroina al contrario. Dove passa lei non c’è più vita (politica) per il Movimento 5 Stelle. I suoi “garanti” di Milano e Genova se ne rendono conto? O invece sposteranno ancora più in alto l’asticella di “Onestà-onestà-ratatatà” (copyright Giuliano Ferrara)? Tanto oltre da andare molto al di là perfino delle soglie stabilite dalla Severino che, tuttavia, non si possono eludere in alcun modo? Il dilemma per Beppe Grillo è far dimettere per tempo la sua contro-eroina, prima che il suo destino vada a intossicare le sorti già in bilico della prossima campagna elettorale nazionale del suo Movimento, dato che i ballottaggi di domenica prossima sono già belli che andati. Come farlo, in fondo, è semplice: la si potrebbe candidare al prossimo Parlamento come povera vittima del perverso sistema giudiziario italiano. Certo, è come se il Partito Democratico candidasse l’amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni. Ma tant’è. A Roma un lungo periodo di un serio commissariamento prefettizio, d’altronde, non potrebbe che fare bene, azzerando tutte le nomine finora fatte dal sindaco Virginia Raggi. Ma forse è davvero tutto troppo tardi. Bisognava già a fine 2016, dopo i clamorosi casi Marra-Romeo, andare fino in fondo, rifiutandosi di modificare il codice etico “ad usum delphini”, obbligando così la Raggi alle dimissioni per ingenuità, giustificandola come vittima del perverso e mefitico clima di Mafia Capitale.

Se così fosse accaduto, i cittadini romani si sarebbero espressi sul successore della Raggi già dallo scorso 11 giugno, in occasione dell’ultima tornata di elezioni amministrative. Il Movimento avrebbe potuto riaccreditarsi con la sua opinione pubblica vantando una decisione particolarmente sofferta, e puntando su di un nuovo successo a scapito dell’astensione crescente. Del resto, l’elettorato romano non avrebbe in alcun modo mai rinnovato la fiducia né a destra, né a sinistra memore dei vent’anni precedenti di pessima amministrazione dell’una e dell’altra! Se Grillo avesse osato lasciar cadere a suo tempo la Raggi, nessuno a quest’ora si sarebbe accorto, in fondo, dell’assoluta incapacità dimostrata in questi mesi dal governo locale a guida Cinque Stelle di amministrare una realtà amministrativa terribilmente complessa, come quella di Roma (e anche di Torino, volendo). Lo scorso 11 giugno, con ogni probabilità, un buon candidato sindaco indipendente, appoggiato dal M5S, sarebbe potuto comodamente andare al ballottaggio, dimostrando così come il duo Grillo-Casaleggio tenesse al benessere della collettività romana al disopra di tutti gli interessi di bottega.

Invece no. Grillo ha copiato Giulio Andreotti (che però aveva ben altre frecce al suo arco!) dicendosi che il “potere logora chi non ce l’ha”. Anche se si chiama Raggi la resistente a ogni costo sulla poltrona capitolina. Ora tutto si fa davvero più complicato. L’attuale sindaco della Capitale è ancor più sotto scacco e difficilmente riuscirà a prendere decisioni coraggiose, al di fuori della più rigorosa legalità che, però, non fa altro che allungare l’infinita agonia sia dei servizi pubblici locali, sia del ripristino dell’agognato decoro per la Città Eterna. E Roma, purtroppo, con l’intensificarsi dei flussi turistici, con decine di milioni di presenze previste per i prossimi mesi estivi, non potrà che collassare su se stessa, ricevendo ancora in negativo l’onore della prima pagina del New York Times per lo stato comatoso della sua igiene pubblica. Inutile, oggi, elevare grida manzoniane all’indirizzo di un’immigrazione illegale senza freni. Davvero ci si accorge solo ora della miriade di venditori ambulanti, soprattutto provenienti dal Bangladesh, che appaiono e scompaiono senza lasciare traccia, come in occasione delle prime gocce di pioggia di un giorno qualunque, quando spuntano come funghi da ogni dove rivenditori di ombrelli di pessima qualità fabbricati in Cina?

E che dire di tutte le altre migliaia di loro connazionali che vendono, lungo le strade e nelle piazze storiche più belle del mondo, ignobili paccottiglie di fabbricazione asiatica? Davvero gli attuali amministratori capitolini si accorgono solo ora dell’enorme disagio dei romani per una popolazione rom sempre più numerosa e che non teme sanzioni di sorta, che vive di piccoli reati, di accattonaggio e di raccolta clandestina dei rifiuti all’interno dei cassonetti, tale da rendere indegno lo spettacolo di strade e marciapiedi dell’intera città? Al di fuori di questi aspetti che pur gridano vendetta, si prenda il traffico ordinario, che nessuno regola: dove sono le migliaia di vigili urbani che nulla controllano del caos, dei parcheggi in doppia e tripla fila lungo le strade commerciali di Roma? Perché si è rinunciato a sistemi di rilevazione automatica degli abusi, con tanto di foto e di contestazione automatica delle infrazioni? Perché non si è fatto uso limitato della somma urgenza, sotto controllo dell’Anac, per coprire tempestivamente le buche micidiali dell’asfalto cittadino? Grillo lasci perdere le polemiche con il Partito Democratico e risponda alle domande di cui sopra, piuttosto.

Aggiornato il 22 giugno 2017 alle ore 22:42