Israele siamo noi

Ha ragione chi sostiene che le responsabilità per i crimini consumati da una dozzina di tagliagole di Hamas infiltratasi nell’Agenzia Unrwa non devono ricadere sulle migliaia di altri che assistono la popolazione civile di Gaza.

È giusto chiedere che si accerti responsabilità, omissioni, complicità eventuali dei responsabili dell’Unrwa, anche se su questo è lecito temere che poco o nulla se ne caverà.

Giusti commozione e dolore per lo strazio che si consuma a Gaza e di cui è vittima la popolazione civile. Ma è anche giusto non dimenticare come si è giunti all’attuale situazione: i massacri contro gli ebrei il 7 ottobre non sono l’inizio, semmai un punto di svolta.

È giusto ricordare che nel 2005 Israele dispone l’evacuazione di tutti i suoi coloni da Gaza. Hanno poi avuto luogo delle elezioni, a Gaza Hamas trionfa, da allora i palestinesi non hanno più la possibilità di votare perché Hamas lo impedisce. Nel frattempo sono giunti ingentissimi finanziamenti: da parte dei Paesi arabi, degli Stati Uniti, dell’Europa. Denaro che non è utilizzato per l’affrancamento della popolazione civile, ma per creare la fitta rete di tunnel che sappiamo, per acquistare migliaia di missili, per preparare l’eccidio del 7 ottobre.

È giusto ricordare che l’obiettivo di Hamas non è lo Stato palestinese, non è garantire una vita decente alla popolazione civile, ma la cancellazione dello Stato d’Israele.

Dunque, non è giusto, come già si fece a ottobre, all’indomani dell’eccidio, con ancora più radicale determinazione e consapevolezza, tornare a levare la propria voce come allora: “Israele siamo noi”?

Aggiornato il 01 febbraio 2024 alle ore 13:35