Orbán: l’ultimo leader cristiano

Quando i media parlano dell’Ungheria, la presentano sempre in un contesto negativo in modo da indurre l’impressione che nell’Unione europea ci sia un Paese che soffre sotto il dominio di un tiranno. In Occidente, il primo ministro ungherese Viktor Orbán è da anni screditato in questo modo come se le accuse provenissero da governi libertari. Questo perché nel panorama mediatico polarizzato dove miti e falsità si diffondono a macchia d’olio, giornalisti e commentatori ormai privi di pensiero indipendente, hanno finito per coltivare la realtà parallela in base a cui l’attuale governo ungherese avrebbe rovesciato la vita democratica e lo Stato di diritto del proprio governo. È pertanto opportuno ricordare che in Ungheria si svolgono da anni regolarmente libere elezioni e Viktor Orbán nelle ultime del 2022 è stato eletto per la quarta volta consecutiva primo ministro con un margine schiacciante, in un voto considerato libero e senza mai denunce di brogli elettorali, nemmeno da parte di politici dell’opposizione. Ma oggi la maggioranza assoluta che il suo partito ha ottenuto è denigrata addirittura come “minaccia” per l’Occidente.

La malizia e l’aggressione ripetutamente rivolta al presidente ungherese è dovuta al fatto che Orbán ha più volte lanciato avvertimenti sulle “ondate suicide del mondo occidentale” rappresentate dalle migrazioni di massa e dalle ossessioni anticristiane per l’ideologia transgender e il movimento Lgbtq. Queste idee radicali, che hanno messo salde radici negli Stati Uniti, si stanno ora facendo strada su un pianeta ignaro. Viktor Orbán è l’unico primo ministro ad aver denunciato la malattia dei “valori” progressisti che minaccia di annullare secoli di progresso occidentale. Il primo ministro ungherese sarebbe pertanto il candidato perfetto per guidare l’Unione europea in questo momento di oscurità ideologica e forse la maggioranza degli europei, se gli fosse data la possibilità di esprimersi e votare sulla questione, sarebbe d’accordo.

Invece, a causa del ripudio di questi “valori” progressisti è in corso un complotto per impedire all’Ungheria, con ogni mezzo necessario, la presidenza di turno del Consiglio europeo nel 2024 che consentirebbe al titolare un certo grado di potere di influenza sulle politiche dell’Ue. Pertanto il Parlamento europeo ha di recente elaborato una risoluzione che mette in discussione la capacità dell’Ungheria di gestire tale presidenza, anche a causa di violazioni dello Stato di diritto del Paese. Orbán avrebbe usato la sua maggioranza parlamentare per imporre restrizioni all’opposizione, ai media, ai gruppi religiosi, al mondo accademico, alle ong, a tribunali, ai richiedenti asilo. Ma tutto questo è solo una cortina fumogena dell’Unione europea, che si sta trasformando sempre più in istituzione neo-totalitaria per privare le nazioni-membri più piccole dei loro diritti politici.

Sebbene il Parlamento europeo non abbia il potere di modificare l’assegnazione della presidenza di turno, l’eurodeputata olandese Sophie in ‘t Veld, fanatica anti-ungherese, sostiene che il Parlamento europeo “non è del tutto impotente” per garantire che ciò avvenga e che “è ora di iniziare a giocare duro”. Come a dire: gli eurodeputati “inventeranno” nuovi modi per aggirare le norme legali al fine di isolare l’Ungheria. Ma più che del complotto europeo, il governo ungherese dovrebbe preoccuparsi di quello di Washington, a cui peraltro è ancora politicamente ed economicamente legato. Il fatto è che Orbán, avendo messo in guardia contro la bancarotta dell’Europa nell’aiutare l’Ucraina, non sostiene la strategia guidata dagli Stati Uniti per prolungare e intensificare la guerra contro la Russia.

Pertanto l’attuale visione woke dell’amministrazione statunitense vedrebbe con favore un cambio di regime in Ungheria. Sono già arrivati segnali al governo ungherese che Washington non esiterebbe a utilizzare le sue ambasciate e basi militari all’estero per sostenere attivamente gruppi che promuovono punti di vista non condivisi dalle popolazioni locali. La strategia per smontare le ambizioni di sovranità e sottomettere un Paese è sempre la stessa: iniziare con una campagna di guerra cognitiva conquistando, prima, cuori e menti. Ma Orbán, l’ultimo leader cristiano rimasto in Europa, che potrebbe salvarla da sé stessa, continuerà a fare “a modo suo”, resistendo alla distruzione sistematica della vita civile che sta sconvolgendo l’intero Occidente. Nulla, nella vita di un governo libero, come quella di un uomo, conta di più che vivere alle proprie condizioni.

Aggiornato il 09 giugno 2023 alle ore 11:14