La roulette russa

Qualche settimana fa il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha dichiarato che per far finire la guerra tra Russia e Ucraina gli americani dovrebbero raggiungere subito un accordo con i russi, aggiungendo: “Chiunque pensi di concludere la guerra solo attraverso negoziati russi-ucraini non vive in questo mondo”. Giorni dopo il ministro della Difesa rumeno, Vasile Dîncu, è stato costretto a dimettersi per aver affermato che i colloqui di pace erano necessari per raggiungere un accordo. Due fatti che rivelano che la pace non è mai stata un’opzione e che la situazione sta diventando incendiaria. Pensiamoci: è normale che le due superpotenze nucleari del mondo stiano accelerando verso il confronto militare diretto e nemmeno si parlino? È normale che criticare la politica estera americana significhi ipso facto approvare l’invasione russa o ritenere Vladimir Putin una brava persona? Se discutere e analizzare i fatti è un tabù, e se si passa il tempo a urlare contro chi sostiene la pace, vuol dire essere favorevoli alla guerra.

Perché si sarebbe favorevoli? Perché una delle forze più potenti su questa terra è la macchina di propaganda politica, con la capacità di manipolare il pensiero pubblico facendogli raggiungere il consenso per la guerra. C’è una massiccia campagna di gestione narrativa orientata a convincere le persone che è impossibile avere un’opinione diversa su Russia e Ucraina. O si crede a ciò che dicono i media di regime, che storicamente hanno mentito su ogni guerra, o sei un putiniano o un utile idiota. L’importante è pensare allo stesso modo sulla guerra in Ucraina, come era importante avere la stessa opinione sul Covid-19 perché, altrimenti, il pubblico non acconsentirebbe mai a programmi che lo danneggiano direttamente e che potrebbero facilmente portare a un armageddon nucleare. La propaganda ha creato un tale odio verso i russi che dovrebbe davvero far preoccupare chiunque dotato di un minimo di senso di responsabilità. È propaganda anche che Putin voglia restaurare la vecchia Unione Sovietica. In ventidue anni non ha fatto un passo in quella direzione, denunciando persino Lenin. Questa sua demonizzazione, criticata anche da Henry Kissinger, è una tattica per convincere gli occidentali a odiare i russi in modo che si precipitino a massacrarli senza rimorsi e senza pensare che pure essi stessi, occidentali, ucraini compresi, sono carne da macello da sacrificare sull’altare di un potere politico di cui non hanno afferrato le finalità.

La distensione, l’allentamento delle ostilità delle nazioni, era un termine familiare. Era un argomento di routine del discorso politico tradizionale e, storicamente, una strategia praticabile e di successo. Ora questo concetto è stato deliberatamente nascosto alla consapevolezza pubblica. Se al pubblico fosse permesso di diventare ampiamente consapevole che questi giochi di rischio nucleare non sono una necessità ma una scelta che viene fatta per loro conto, e che i loro leader stanno lanciando i dadi sulle loro vite per assicurare un’egemonia planetaria unipolare, non acconsentirebbe a questa follia. Consentire al mondo di avvicinarsi così tanto alla guerra nucleare rende Joe Biden il peggior presidente degli Stati Uniti dai tempi di Bush. Prevenire la guerra nucleare è il compito più importante di un presidente degli Stati Uniti, come fecero i suoi predecessori da John Fitzgerald Kennedy a Ronald Reagan. È la priorità numero uno.

La parola chiave che impedisce all’Occidente di sedersi con la Russia è “neutralità”. La Russia vuole che l’Ucraina rimanga neutrale mentre gli Stati Uniti desiderano che l’Ucraina sia saldamente incorporata nell’alleanza militare occidentale, avendo una posizione strategica fondamentale tra l’Asia e l’Europa che la rende una risorsa geopolitica. In quanto membro della Nato, l’Ucraina diventerebbe una risorsa strategica per la pretesa degli Stati Uniti a una leadership globale e senza rivali. Eliminerebbe la Russia come grande potenza, relegandola a potenza regionale. Permetterebbe di controllare il commercio tra Europa e Cina proiettando il potere degli Stati Uniti in profondità in Asia, motivo principale per cui tutti i paesi asiatici, con le sole eccezioni di Giappone e Taiwan, non si sono schierati con le politiche Nato/Usa di condanna e isolamento della Russia. Per contro, un’Ucraina neutrale eviterebbe alla Russia di essere accerchiata dalla Nato per mantenere il suo status di potenza dominante nelle sue immediate vicinanze geografiche nonché di attore internazionale, anche se piccolo. Che la neutralità sia il punto di inciampo è preoccupante perché è stata la neutralità, che avrebbe potuto risolvere le crescenti tensioni tra Russia e Stati Uniti sull’espansione della Nato, che ha portato alla guerra all’inizio di quest’anno. Ed è stata la neutralità che avrebbe potuto porre fine alla guerra già nel mese di marzo, quando i negoziatori ucraini e russi avevano concordato un possibile piano di pace. In entrambi i casi, sono stati gli Stati Uniti e il Regno Unito a silurare qualsiasi mossa verso uno status neutrale dell’Ucraina. Quindi, a essere obiettivi, bisognerebbe riconoscere che se la Russia è responsabile dell’avvio dell’attacco contro l’Ucraina, sono gli Stati Uniti a essere responsabili del prolungamento della guerra.

Questa guerra è molto più seria di quella dell’Iraq ed è più grave di quella del Vietnam. Il numero dei morti per ora è più basso, ma questo è uno scontro che la Russia ha ragioni sempre più valide per vedere come una minaccia esistenziale diretta. E il rifiuto di Biden di tentare di negoziare e ostacolare gli sforzi diplomatici per contrattare un accordo per la fine del conflitto è il più grande scandalo nella storia politica americana (Biden, ovviamente, è solo un burattino e non ha idea che la sua Amministrazione di neoncos sta spingendo per la terza guerra mondiale).

Questa guerra mette davvero in pericolo ogni vita sulla terra. Invece, si continua il gioco di far girare il cilindro della pistola quando si dovrebbe subito scaricarla. Vale la pena sacrificare il mondo per una striscia di terra che storicamente è stata occupata dai russi per centinaia di anni e per un Volodymyr Zelensky che volerà via su un jet privato, lasciandosi dietro la morte e la distruzione? L’unica strada da percorrere è la de-escalation, non l’escalation.

Aggiornato il 02 novembre 2022 alle ore 10:30