Il nodo gordiano delle pensioni

Come è noto, il Governo Meloni incassa il via libera della Commissione europea alla Legge di bilancio. Tuttavia quest’ultima, tanto per giustificare il suo ruolo, ha mosso alcuni rilievi. Tra questi, un moderato avvertimento a tenere sotto controllo la spesa corrente, segnatamente a quella colossale del nostro generoso sistema previdenziale.

Si tratta, anche in considerazione di una delle popolazioni più vecchie al mondo, di un tema estremamente sensibile soprattutto sul piano del consenso. Tant’è che Forza Italia – come ha ricordato Licia Ronzulli (sul cui peso politico preferisco non esprimermi) in un recente dibattito televisivo in onda sulla Rai – si batte da molti anni per portare a mille euro le pensioni minime. A tale proposito, ha aggiunto la capogruppo forzista al Senato, l’obiettivo dei 600 euro a partire dal 2023, che potrebbe concretizzarsi con un prossimo maxi-emendamento dell’Esecutivo, è solo un primo passo per arrivare il prima possibile alla soglia dei fatidici mille euro, eredi del famoso milione promesso da Silvio Berlusconi nell’era della liretta.

Ma anche per la Lega di Matteo Salvini il tema previdenziale rappresenta da molto tempo un grande cavallo di battaglia, visto che a insistere per la molto discussa quota 103 (41 anni di contributi con almeno 62 primavere) è stato proprio il Carroccio. D’altro canto, come si suol dire, pecunia non olet, soprattutto quando è quella degli altri. E quindi, quando si è minoranza, è molto facile premere nella stanza dei bottoni, per far scucire la borsa a chi tiene in mano il difficile timone dei conti pubblici. E ciò è ancor più facile nell’ambito di una nostra molto italica propensione ad avanzare pretese economiche senza mai chiedersi chi poi, effettivamente, ne pagherà il costo.

Tutto ciò, inoltre, si inserisce in un quadro economico generale che si tinge sempre più di rosso, con un 2023 che sembra che ci porterà in dono una recessione dai contorni ancora non ben precisati. Molto dipenderà dal costo dell’energia, che per un Paese di trasformazione come l’Italia, in cui in aggiunta domina il partito trasversale del no a qualunque infrastruttura in grado di alleggerire la nostra dipendenza dall’estero, come le trivelle o i termovalorizzatori, rappresenta un fattore vitale.

Ma nel frattempo, pur dovendo finanziare a biglie ferme la spesa previdenziale più onerosa d’Europa, noi continuiamo a baloccarci con le promesse di ulteriori pasti gratis i quali però, come sosteneva il grande Milton Friedman, premio Nobel per l’Economia del 1976, non sono mai esistiti.

Aggiornato il 16 dicembre 2022 alle ore 10:17