Una scelta ancora legittima

Alcuni giorni orsono, durante la puntata mattiniera di “L’aria che tira”, condotta su La7 da Myrta Merlino, abbiamo assistito al consueto, deprimente spettacolo che va avanti oramai da oltre due anni, in cui viene invitato un cosiddetto No vax a svolgere il ruolo di zimbello a uso e consumo dei talebani sanitari presenti. In questo caso, l’ingrato compito è caduto sull’ex parlamentare grillino Pino Cabras, che non essendo vaccinato non può più partecipare ai lavori parlamentari in quanto, avendo superato i 50 anni, neppure il fatidico tampone è in grado di salvarlo dalla mannaia liberticida entrata in vigore il 15 febbraio contro le fasce più anziane della popolazione. Un obbligo insensato che rende l’Italia un caso clinico sul piano costituzionale e che, a parere della stessa Merlino, avrebbe dovuto essere adottato molto prima. Tant’è che la stessa popolare giornalista, a sostegno di ciò, ha sparato la balla colossale di un inizio d’inverno caratterizzato da “un macello negli ospedali” causato dal Covid-19.

Ma un passaggio nel discorsetto di uno dei talebani sanitari in studio, l’editorialista della Stampa, Federico Geremicca, mi è sembrato degno di particolare attenzione, segnalando a che livello di aberrazione democratica siamo giunti in questo disgraziato Paese. In un aspro confronto con Cabras, il quale ha sottolineato con grande chiarezza che in nessuna altra parte del mondo esiste un tale, inverosimile impedimento per i rappresentanti del popolo, così si è espresso questo esponente di un giornalismo molto sinistro: “Io sono assolutamente convinto da mesi dell’assoluta inutilità di discutere con persone come l’onorevole, che ha fatto una scelta per la quale non paga il prezzo che pagano i poveri cristi che non sono parlamentari. Lei è un parlamentare italiano e deve rispettare le leggi italiane. Se non le vuole rispettare dovrebbe, come dire, pagare il prezzo che pagano i cittadini che fanno una scelta, ancora legittima, che comporta però qualche sacrificio”.

Ora, sorvoliamo sul fatto allarmante di un giornalista di vaglia, presentato dalla Merlino come un principe della carta stampata, a cui sembra normale una discriminazione vaccinale che coinvolge ogni aspetto della nostra vita sociale, economica e politica. Ma definendo “ancora legittima” la scelta di non vaccinarsi da parte dei singoli, egli tradisce con una sorta di lapsus una più che inquietante vena autoritaria che sta drammaticamente pervadendo il Paese, soprattutto in quei settori dell’informazione che ancora mantengono molti legami con il loro compianto marxismo-leninismo.

Personalmente, vedo in questa crescente insofferenza nei confronti di chi non si vaccina o, ancor peggio, di chi aborrisce il Green pass il rigurgito di una utopia collettivista mai del tutto abbandonata a sinistra e che si è perfettamente colta nell’iniziale prolusione della stessa Merlino, quando ha esaltato i 48 milioni di italiani che si sono vaccinati: “Se oggi siamo arrivati a questo punto, se la curva scende, se il numero dei morti finalmente scende il merito è solo nostro, è solo vostro, è solo di chi si è vaccinato. E non c’è da fare tanta filosofia: dobbiamo dire un bel grazie a tutti noi”.

Quindi, appare evidente che se si accetta questa idea pazzesca di un vaccino come dovere collettivo, poi non è strano che si possa suggerire anche inconsapevolmente, come spero abbia fatto Geremicca, la possibilità di non rendere più legittima la scelta di non farsi iniettare il medesimo vaccino, evocando scenari repressivi facilmente immaginabili.

Aggiornato il 23 febbraio 2022 alle ore 09:22