Aspettando Godot e la seconda ondata

Come un novello Galileo Galilei, il coraggioso Alberto Zangrillo ha inscenato, tra il serio e il faceto, una sorta di abiura televisiva in merito al suo condivisibile attacco all’attuale regime del terrore sanitario. Ospite su Rete 4 di Nicola Porro, altro coraggioso esponente della linea aperturista, il Prorettore dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano ha, in estrema sintesi, dichiarato che quasi certamente il Covid-19 è sempre lo stesso, ma pur si muove, visto che i suoi attuali effetti sulla popolazione sono praticamente nulli.

D’altro canto il nostro luminare, dopo il suo durissimo intervento da Lucia Annunziata, è stato sommerso da una marea di critiche, in gran parte provenienti dal Governo e dal Comitato tecnico-scientifico che continua ad avvalorarne le scelte per contrastare una pandemia che si sta rapidamente esaurendo. Ed è abbastanza bizzarro rilevare che la maggior parte di tali critiche vertevano sul fatto, apparentemente preoccupante, che il virus stia ancora circolando in Italia, così come riportano i dati ufficiali.

Il problema però sta nel piccolo dettaglio, che altri clinici da tempo inascoltati si sforzano di ripetere fino alla nausea, secondo il quale la carica virale che si riscontra nella piccola percentuale di positivi rilevati è praticamente insignificante. Ma tant’è: soprattutto per chi ha fatto del coronavirus uno straordinario ascensore di crescita politica e professionale, seguendo sempre la stella cometa del consenso e della pecunia che mai olet, la scomparsa clinica di un tale agente patogeno sembra proprio non andare a genio.

Una volta indossati i panni di un moderno Savonarola sanitario, i paladini del terrore virale stanno veramente facendo una gran fatica a toglierseli. Dopo essersi arrampicati sui presagi funesti di alcuni rapporti previsionali elaborati dello stesso Comitato scientifico, tra cui quello che parlava di 151mila terapie intensive necessarie all’inizio di giugno – per la cronaca mentre scrivo sono 408 i pazienti in rianimazione in tutta Italia – ora si aggrappano all’ultimo argomento possibile: la cosiddetta seconda ondata. Una seconda ondata che, proprio per aumentarne l’effetto suggestivo, viene addirittura anticipata da qualcuno al mese di settembre, così da tenere sul chi va là una popolazione in preda ad una paranoia di massa in gran parte indotta da simili messaggi.

Nel frattempo, pur essendo riprese quasi tutte le attività, lo scarso traffico che si riscontra nelle nostre città mostra una economia ancora molto lontana dalla normalità. Ciò, unito al tracollo imposto dal più rigido lockdown del mondo avanzato, significa meno risorse su cui contare nel breve e medio periodo, anche per riprendere a curare con la stessa efficacia di prima le persone affette da altre patologie gravi.

Ma chi continua a sostenere la linea della cautela a oltranza, immaginando una società perennemente imbavagliata e distanziata, ci consiglia di restare ancora bloccati in attesa della famigerata seconda ondata, mentre aspettiamo tutti come ebeti il famoso Godot.

Aggiornato il 03 giugno 2020 alle ore 11:12