Il problema degli scienziati comunicatori

Nell’epoca in cui non c’è un solo scienziato che non abbia scoperto il piacere della comunicazione televisiva alla ricerca di una visibilità mai avuta in precedenza, s’incomincia ad avvertire la necessità che ognuno torni ad esercitare il proprio mestiere.

Non perché i comunicatori di professione siano gelosi dell’attività comunicativa di chi prende di fatto il loro posto. Ma essenzialmente perché mai come in questo momento sarebbe opportuno che gli scienziati facessero gli scienziati e trovassero il tempo e la voglia per sperimentare i farmaci che a stare alle esperienze compiute dai medici di molti ospedali di mezzo mondo, sarebbero in grado di fronteggiare efficacemente il coronavirus. Nessuno si aspetta un vaccino a tempo di record. Ma aspirare ad una cura efficace non sembra essere una pretesa assurda. Ognuno, dunque, torni alla propria consueta attività. Perché se è vero che qualche scienziato ha dimostrato di saper condurre Sanremo o qualche show televisivo o, come il caso del professor Gianni Rezza un programma sportivo sul modello del “Processo del Lunedì”, non saranno di sicuro i Mentana, i Porro o i Pardo a scoprire il farmaco che serve per bloccare il Covid-19!

 

Aggiornato il 15 aprile 2020 alle ore 11:40