Il Governo di Pulcinella

Se per Luigi Di Maio, surreale capo politico di un altrettanto surreale partito degli onesti, appare indifferente un’alleanza di Governo (ribattezzata “contratto”) con la Lega o con il Partito Democratico, ciò vuole proprio dire che abbiamo toccato il fondo della decenza. In primis, accettando in premessa di arrivare a una mediazione, pur di ottenere l’ambita poltrona di premier, con una di due formazioni dai programmi e dagli orientamenti sostanzialmente opposti, si propone implicitamente al Paese di farsi amministrare da un Esecutivo formato con la famosa trottolina di plastica con la quale una volta in molti compilavano la schedina del Totocalcio.

In pratica appare evidente che per Giggino ’o webmaster risulta assolutamente prioritario installarsi a Palazzo Chigi, tanto da considerare del tutto irrilevanti, al fine di ottenere una mediazione di programma, le abissali differenze che esistono tra i suoi due principali interlocutori sull’Europa, sul controllo dell’immigrazione, sulla Legge Fornero e sulla fiscalità in generale.

Ora, proprio sul piano delle cose da fare, che soprattutto per i cittadini-elettori non possono rappresentare una variabile indipendente finalizzata agli interessi personali del nostro eroe a Cinque Stelle, le possibilità sono due: o Di Maio ritiene di essere tanto forte e persuasivo da riuscire a imporre quasi per intero il programma pentastellato a chiunque decida di aderire al suo contratto di Governo; oppure egli considera secondarie le medesime cose da fare, subordinandole integralmente al suo evidente obiettivo di diventare primo ministro.

Nel primo caso, l’eventuale socio di minoranza dei grillini, oltre a essere relegato al ruolo di stampella, dovrebbe accettare di annichilirsi politicamente pur di far nascere un Esecutivo che porti avanti il loro delirante disegno programmatico, tutto basato su misure irrealizzabili.

Nella seconda eventualità, invero la più plausibile, Di Maio e i suoi sodali dell’onestà autocertificata si trasformerebbero in una squadra di formidabili camaleonti, mediando programmaticamente a tutto campo (il che calato nella difficile e complicata situazione del Paese non può che tradursi in un quasi totale immobilismo) con il partito che abbia deciso di entrare in questa paradossale alleanza.

In ambedue gli scenari, checché ne dicano i numerosi credenti della religione del cambiamento politico fine a se stesso, ci troveremmo di fronte a un autentico e formidabile Governo di Pulcinella.

Aggiornato il 10 aprile 2018 alle ore 11:58