Alternative fallimentari a 5 Stelle

Se, come richiama “Il Foglio” in un recente editoriale senza firma, l’alternativa ai governi di centrodestra e centrosinistra è il laboratorio politico della giunta pentastellata della Capitale, stiamo veramente messi male in questo Paese.

Non bastava, infatti, un’emergenza idrica che si poteva tranquillamente evitare per tempo con un minimo di programmazione, visto che per oltre duemila anni Roma non si era mai trovata in simili condizioni.

In appena dieci mesi si sono dimessi due direttori dell’Atac, il carrozzone municipalizzato più grande d’Italia che presenta una situazione contabile da bancarotta, con una voragine di un miliardo e trecentocinquanta milioni di debiti. Sia Bruno Rota, che in precedenza aveva diretto in modo eccellente l’Azienda dei trasporti milanese, che il suo predecessore Marco Rettighieri hanno gettato la spugna per analoghi motivi. Motivi che il citato editoriale sintetizza in modo impietoso: “Poca attenzione alle dinamiche di mercato e molta attenzione alle dinamiche clientelari”.

Basti pensare che la sindaca Virginia Raggi, da poco insediata, si era ferocemente opposta alla prospettiva di privatizzare un’azienda che rappresenta la summa italica degli sperperi e dell’inefficienza, vendendola alle Ferrovie dello Stato. La stessa Raggi disse che “l’Atac è un fiore all’occhiello del Comune di Roma, che essa è un bene pubblico che può essere valorizzato”. Ebbene, dopo oltre un anno di chiacchiere e distintivo questo presunto fiore all’occhiello appare ancora più disastrato, svolgendo un servizio alla cittadinanza eufemisticamente imbarazzante.

Ciò dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che il nuovo che avanza a Cinque Stelle, oltre ad affrontare le questioni più spinose senza un minimo di cognizione di causa, si muove su una linea che potremmo definire di cerchiobottismo demagogico, in cui la colpa di tutto è sempre degli altri. Un giochetto elettoralistico che può andar bene fino a quando ci si trova nei comodi banchi dell’opposizione. Ma nel momento in cui ci si assume la grave responsabilità di mettere ordine in situazioni catastrofiche, quale è la condizione del trasporto pubblico nella Città eterna, non basta promettere fantascientifiche e irrealizzabili funivie per alleviare uno dei principali aspetti, la mobilità, che rendono particolarmente invivibile Roma.

Occorrerebbe invece prendere decisioni anche gravi nell’interesse della collettività. Decisioni gravi e motivate le quali, pure nei confronti dell’incredibile carrozzone targato Atac, il simbolo del “buon governo” grillino si guarda ben dal prendere.

Aggiornato il 02 agosto 2017 alle ore 12:57