Attenzione a sommare le pere con le mele

A destra c’è chi continua a non vedere la differenza tra elezioni locali ed elezioni politiche nazionali. Ci si ostina a voler sommare pere e mele, come si suol dire, pensando che si possa replicare per il Governo centrale ciò che accade in alcune importanti regioni del Nord, laddove il diverso sistema elettorale favorisce le aggregazioni tra i partiti. Ma sul piano nazionale, soprattutto nella prospettiva di votare con il cosiddetto “Consultellum”, le logiche si ribaltano, ponendo in grande evidenza gli aspetti che impediscono ai maggiori partiti del vecchio centrodestra di poter raggiungere un accordo pre-elettorale. 

Innanzitutto, come mi sforzo di spiegare da tempo, sul piano delle singole leadership, tanto Matteo Salvini che Silvio Berlusconi avrebbero tutto da perdere da un’alleanza esplicita alle elezioni parlamentari. Né il capo della Lega Nord accetterebbe mai di fare il luogotenente dell’Uomo di Arcore e né quest’ultimo, nell’ambito di una coalizione a trazione leghista, potrebbe circoscrivere il proprio ruolo a quello di stampella nobile del Carroccio. Soprattutto in virtù di una crescente divergenza sul piano politico-programmatico, il moderatismo sostanziale di Forza Italia, sempre più inserita nel Partito popolare europeo e molto restia a mettere in discussione la moneta unica, mal si concilierebbe con la linea di rottura adottata da tempo da Salvini.

Una linea che, sebbene abbia consentito alla Lega di uscire da una crisi politica che stava per estinguerla, allo stato attuale appare ottima per raccogliere un gran numero di voti di protesta. Ma essa risulta incompatibile con un’effettiva strategia di governo.  D’altro canto, dopo aver sbandierato per anni l’uscita dall’Euro, l’abolizione tout court della Legge Fornero sulle pensioni, la surreale flat tax al 15 per cento e un inverosimile campionario di tesi protezionistiche – senza considerare che l’economia italiana è fondamentalmente di trasformazione – non credo proprio che Salvini abbia in animo di trovare un’impossibile quadra con un Berlusconi che sull’Europa e la “cattiva” Germania sembra aver compiuto una sorta di svolta copernicana. 

In conclusione, eleggere un sindaco o un presidente di Regione non implica affatto per i cittadini le responsabilità di decidere su questioni vitali di politica estera e di politica economica. Quando sul tappeto appare chiara l’opzione tra chi vorrebbe mandare all’aria l’Italia cavalcando la rabbia e il diffuso malcontento e chi, al contrario, ritiene di far coincidere i propri legittimi interessi con quelli del Paese, non c’è algebra che tenga. Le pere non potranno mai sommarsi con le mele.

Aggiornato il 07 luglio 2017 alle ore 22:14