Bolscevichi a 5 Stelle

“Presidente Gentiloni, se vuole lasciare il ricordo di un briciolo di giustizia, dica ai suoi di approvare la nostra proposta sulle pensioni dei parlamentari. Poi chiuda la porta, spenga la luce e ci faccia andare al voto. Ricordatevi di questo gruppo parlamentare che avete ingiuriato, deriso e calunniato per anni: nella prossima legislatura sarà tre volte più grande e potremo fare quello che non avete fatto per il popolo italiano”.

Così, come ampiamente riportato dall’informazione nazionale, si è espresso il grillino Luigi Di Maio alla Camera dei deputati. Un linguaggio che ci porta alla mente il truculento marinaio della guardia bolscevica Zelezniskov il quale, secondo una leggenda rossa ampiamente diffusa, il 18 dicembre del 1917 mandò a casa l’Assemblea costituente russa, in cui il partito di Lenin, al pari degli odierni grillini, era minoranza, con una frase rimasta nella storia: “La guardia è stanca. Sospendete la riunione”.

E se il citato marinaio della guarnigione di Kronštadt agì su un ordine preciso del compagno Vladimir Il’ič Ul’janov, è assai probabile che il bolscevico a Cinque Stelle Di Maio abbia voluto compiacere al massimo grado il comico Beppe Grillo, ovvero il capo supremo dei soviet della Rete pentastellata, così da legittimare la sua posizione di candidato premier in pectore.

Sta di fatto che il surreale spettacolo offerto da questo giovanotto, a metà tra la farsa partenopea e la tragedia greca, dovrebbe farci riflettere, a prescindere dai deliranti contenuti. Se è infatti sulla base di questo ostentato estremismo di Pulcinella che il Movimento 5 Stelle raccoglie il proprio crescente consenso, vuol dire che il sistema democratico sta entrando in una crisi apparentemente senza ritorno. Una crisi sistemica che viene da molto lontano e che, a mio modesto parere, con il bolscevismo di ritorno dei grillini, sempre più ostili al concetto di democrazia rappresentativa, non può che aggravarsi in maniera irreversibile.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 20:04