I limiti insuperabili della Lega di Salvini

Possiamo discettare all’infinito su un rinnovato centrodestra il quale, complice una nuova legge elettorale, includa un ampio ventaglio di forze politiche, Nuovo Centrodestra e Lega Nord comprese.

Tuttavia, a prescindere dalla scoraggiante inconsistenza programmatica del “partitino” di Angelino Alfano, per quanto riguarda l’orientamento politico del Carroccio personalmente continuo a nutrire molti dubbi e perplessità. In particolare, avendo sostanzialmente deciso di assumere il ruolo di grillini del Nord, gli uomini di Matteo Salvini hanno adottato una linea piuttosto irrealistica nei contenuti, al pari degli “onesti” a Cinque Stelle. Una linea la quale, soprattutto in un Paese affetto da un alto tasso di confusione come il nostro, può andare molto bene quando si sta all’opposizione, ma una volta giunti nella stanza dei bottoni essa non tarderebbe a rivelare al popolo credulone tutta la sua drammatica inconsistenza.

In particolare, sul tema fondamentale della moneta unica la Lega insiste a tenere la barra dritta sull’opzione di una uscita dell’Italia, allineandosi in questo al qualunquismo irresponsabile della destra radicale francese. Ovviamente, l’idea di potersi stampare la “ricchezza” attraverso il recupero della tanto strombazzata sovranità monetaria tende ad esercitare una notevole attrazione presso ampie fasce della popolazione italiota. Tuttavia, per farla breve, da chi ambisce a sostituire l’ennesimo cantastorie al potere mi aspetterei un orientamento votato alla responsabilità nazionale. Ciò dovrebbe implicare almeno due elementi di fondo: serietà dal lato dell’analisi e rifiuto delle scorciatoie demagogiche.

Ora, la questione della ineluttabilità della nostra permanenza nell’Euro è di una semplicità micidiale. Restando dentro, l’Italia gode di tassi d’interesse assai contenuti e, cosa ancor più decisiva, beneficia della credibilità di una moneta forte per quanto riguarda l’accesso ai canali della finanza internazionale. Uscendo invece, checché ne dicano le sirene leghiste come Claudio Borghi, il nostro colossale debito sovrano, inserito in un sistema economico devastato da tasse proibitive e da un eccesso di spesa pubblica, ci seppellirebbe senza scampo.

In soldoni, il Paese di Pulcinella sarebbe costretto a dichiarare default in quattro e quattr’otto, dato che ben pochi creditori accetterebbero di rinnovare i circa 2.300 miliardi che incombono sul Paese delle cicale. Per questo motivo, da elettore liberale, se l’alternativa politica alla catastrofe lenta dell’illusionista fiorentino è una catastrofe immediata a trazione leghista, l’opzione di aderire al partito maggioritario dell’astensione non può che essere l’unica praticabile.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:00