Prediche e anatemi di “Papa” Renzi

Oramai il Premier Matteo Renzi parla come un Papa. Più che indirizzi concreti di Governo, egli sembra sempre più incamminato sulla strada molto sterile delle prediche a buon mercato. Tanto è vero che, di fronti agli artigiani del Salone del Mobile di Milano, ha pronunciato un duro anatema contro la burocrazia imperante e – grande novità – contro le banche, ree di non prestare sufficienti quattrini agli artigiani medesimi.

Sul tema della burocrazia, in particolare, ha promesso una lotta addirittura violenta, quasi volendo emulare – con le debite proporzioni – un timoniere cinese di qualche decennio addietro con il pallino delle rivoluzioni culturali. Ed è proprio una sorta di rivoluzione culturale del sistema pubblico che sembra voler prospettare il giovane Presidente del Consiglio, rovesciando come un calzino una burocrazia che sta diventando una sorta di capro espiatorio dei nostri mali (buona per tutte le stagioni). Come farà per realizzare il suo ambizioso obiettivo non è ancora dato saperlo. Ciò che comunque mi sento di poter dire a bocce ferme è che ad occhio ci troviamo di fronte all’ennesima, illusoria speranza evocata da un personaggio che pare voler risolvere ogni problema esortando il Paese a lanciarsi in massa oltre l’ostacolo. Quasi che sia sufficiente evocare un obiettivo desiderabile come un mantra, per poi raggiungerlo attraverso una specie di esorcismo di massa.

Ma nel caso della cosiddetta burocrazia – colossale nodo sistemico strettamente collegato ad altre inestricabili questioni – ci vuole ben altro che una serie di prediche e di anatemi. Se non si comprende l’origine della giungla di norme e di regolamenti capestro che soffocano ogni forma di impresa, non si farà mai un passo concreto nella direzione di una effettiva semplificazione. Una giungla di norme che costituisce il portato di un eccesso di Stato e di politica che si può attenuare perseguendo un solo modo: ridurre drasticamente le competenze pubbliche. Non, dunque, altre leggi e leggine imperative, così come sembra voler indicare Renzi, bensì eliminare di sana pianta uffici e adempimenti che gravano direttamente sulle imprese private.

Sotto questo profilo, il sistema non può essere alleggerito dalla miriade di lacci e lacciuoli burocratici con norme stringenti che obblighino la burocrazia ad essere più veloce ed efficiente. Così come in democrazia il miglior Governo è quello che governa di meno, la burocrazia più funzionale è quella che non si vede e non si sente. A buon intenditor poche parole.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:22