Tassi di interesse: lo scenario reale

Nelle ultime riunioni tenutesi tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024, le principali banche centrali, la statunitense Fed e l’europea Bce, hanno deciso di mantenere invariati i tassi di interesse. È una pausa nel ciclo di rialzi consecutivi dopo l’inizio della guerra in Ucraina nel 2022, oppure siamo a una inversione di rotta come di recente ha dichiarato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta? Mi permetto di dubitarne poiché, come già scrivevo due anni fa, le questioni più significative che le economie devono affrontare – guerra, tassazione, spesa pubblica e debito – sono semplicemente fuori controllo. Dai tempi del Covid-19, poi, stiamo assistendo a un serio calo della fiducia nelle istituzioni democratiche a tutti i livelli di Governo e in tutto l’Occidente, che non è più capace di fornire una leadership competente.

In Europa, l’ufficio di ricerca ufficiale della Ue ha rilevato che meno del trenta per cento degli europei ha fiducia nei Parlamenti e nei Governi nazionali. Ciò significa che il settanta per cento diffida di Bruxelles e dei propri Esecutivi. Statisticamente, il pericolo di disordini civili e persino di rivoluzioni emerge quando questa percentuale scende al di sotto del trenta per cento. È importante anche notare che quest’anno si svolgeranno campagne elettorali che interessano nel mondo ben il sessanta per cento dei Paesi, in un contesto politico troppo polarizzato per non pensare a drammatici scontri tra forze opposte che si contendono il controllo sulla politica, soprattutto negli Usa, dove si è più divisi che mai su questioni sociali, di razza, di genere, etnia, fede ed economia. Tutto ciò avrà ricadute globali.

In tale contesto, concentrarsi sulle statistiche relative all’inflazione, per pronosticare i tassi di interesse, non serve a molto se si vuole comprendere quanto è profonda una crisi che rende il ruolo delle banche centrali molto sopravvalutato. Ci si è infatti abituati a pensare che siano lo strumento di provvidenza universale che corre in aiuto dell’economia, non appena la sua salute è a rischio. Ma quando il principale motore dell’inflazione è la guerra che non produce nulla e riduce la crescita economica, qualsiasi istituzione è impotente a scongiurare il dramma che ne seguirà. Ciò si verifica da tempo immemorabile. La guerra del Peloponneso tra Sparta e Atene che portò alla sconfitta di quest’ultima, ebbe un riflesso immediato sulla sua monetazione: il tetradramma d’argento raffigurante il Gufo di Atene fu degradato in bronzo. Oggi come allora tutte le valute si stanno deteriorando. E gli attuali tassi di interesse riflettono questo fenomeno. In nessun modo, tuttavia, le banche centrali possono stimolare l’economia manipolando i tassi di interesse, semplicemente perché non controllano il bilancio fiscale dei governi. Dieci anni di tassi di interesse negativi in Europa hanno forse funzionato?

Oltre alla tassazione e alla spesa pubblica, le banche centrali non controllano neppure l’offerta di moneta. Infatti, conducono la maggior parte della loro politica monetaria attraverso il sistema bancario, che funge da intermediario tra la banca centrale e l’economia. Quando la banca centrale crea denaro, non lo inietta direttamente nell’economia, ma nelle banche commerciali sotto forma di riserve da cui dipende, in parte, il credito che erogano. La banca centrale non “stampa” affatto moneta. Semmai, “stampa” riserve. In teoria, quindi: più riserve, più credito. Ma ecco il problema. Proprio come si può condurre un cavallo all’acqua ma non lo si può costringere a bere, la banca centrale può fare il pieno di riserve agli istituti di credito, ma non li può costringerle a espandere il credito all’economia reale. Pertanto, le banche commerciali non trasmettono necessariamente la politica monetaria, soprattutto quando manca la fiducia nello status quo politico. Il Quantitative easing, il processo attraverso cui la banca centrale ha acquistato per quindici anni, tramite le banche, le obbligazioni di vari governi sovrani, è servito solo a finanziare i disavanzi pubblici, aggravando gli impedimenti strutturali alla crescita. Aveva dunque ragione l’ex presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, quando sosteneva che acquistare titoli in massa avrebbe ridotto gli incentivi per i Governi a riformarsi. Come si fa ancora a credere che le banche centrali possano stimolare l’economia, quando gli Esecutivi continuano a tassare, regolamentare, spendere, consumando una porzione sempre crescente del reddito disponibile per investimenti privati, senza i quali non esistono creazione di posti di lavoro reali e aumenti salariali?

In Europa la distruzione pianificata dell’economia sta avendo successo. La Commissione europea ha posto un ulteriore freno economico, incoraggiando le banche a finanziare principalmente investimenti “verdi” e scoraggiarne altri. Si è così arrivati alla gestione economica statale, basata sul modello sovietico e attuata attraverso la politica di sostenibilità e quella di transizione ecologica, creando il cocktail tossico di una giungla di regolamenti che sta paralizzando l’Europa. Infine, la crisi del debito sovrano è viva e vegeta, poiché il capitale privato continua a rifuggirlo a livello globale. Ciò diventerà più evidente quando la spesa per interessi in Occidente eliminerà tutte le altre aree di spesa. In Italia ha già superato quella militare. Come si finanzieranno i Governi, se non ci sono acquirenti “reali” per il debito? Chi pagherà le pensioni? Il sistema non è più sostenibile e lo scenario è che siamo sull’orlo di una crisi economica globale, che potrebbe eclissare tutto ciò che abbiamo visto finora.

Questo è il motivo per cui l’Europa, per prevenire la crisi, sta accelerando il progetto di abolizione della valuta cartacea, per costringere la gente a entrare nella moneta digitale, in modo tale da prevenire la crisi in modo autoritario e assicurare la propria sopravvivenza. La privacy diventerà una cosa del passato e tutti i diritti umani non conteranno più. Verrà considerato solo il mantenimento del potere del Governo. Niente può fermare ciò che sta arrivando. Niente.

Aggiornato il 16 febbraio 2024 alle ore 09:42