Una pillola analizzerà il nostro corpo

Il viaggio della tecnologia commestibile, in gergo tecnico “edible tech”, è cominciato.

I progressi del team di ricerca del Massachusetts Institute of Technology (Mit) parlano di una pillola elettronica che, una volta ingerita, permette di monitorare i parametri del corpo e in seguito rilasciare la giusta dose di medicinali direttamente nel paziente.

La nuova tecnologia, ancora in fase di sviluppo, è stata per ora testata solo sui maiali di razza Yorkshire e le dimensioni delle capsule sono ancora troppo grandi per sventare il rischio soffocamento nei soggetti che devono ingerirle.

“Stiamo riducendo le dimensioni per renderle oggetti sicuri - ha spiegato Giovanni Traverso, membro del team di ricerca - e nei primi test dei nuovi dispositivi abbiamo raggiunto una settimana di attività”.

Se dapprima l’attività massima registrata dalla pillola era di un’ora circa, la riduzione delle dimensioni della stessa aveva prolungato i tempi di attività della capsula a una settimana. Oggi che le dimensioni della pillola elettronica sono di circa 40 millimetri di lunghezza per 12 millimetri di diametro, l’obiettivo dei ricercatori del Mit è però quello di arrivare a un’autonomia di almeno un mese.

Il meccanismo alla base della “pillola intelligente” è sicuro e per non far inghiottire ai pazienti elementi tossici per l’organismo, l’energia per trasmettere le informazioni viene generata dai succhi gastrici che, a contatto con il rame e lo zinco contenuti nella capsula smart, generano una reazione elettrochimica.

“L’energia è un elemento chiave e per alimentare il sistema, il nostro lavoro si concentra sul recuperare l’energia del corpo - ha proseguito Traverso - Usiamo due metalli, zinco e rame, con fluidi gastrointestinali, che funzionano come medium per generare l’elettricità necessaria”.

L’aspetto più interessante della nuova creatura del Mit riguarda però le diverse applicazioni, oltre al campo medico scientifico. Come ha spiegato il direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit), Roberto Cingolani, è possibile un’applicazione del dispositivo nel packaging alimentare.

Grazie all’utilizzo di materiali naturali si potrebbero per esempio mangiare le confezioni, che saranno “responsive”, magari cambiando colore se il cibo sta andando a male. L’elemento fondamentale rimane dunque la biodegradabilità. Essendo oggetti privi di meccanica e propulsione, l’unico fattore da controllare è l’onda radio, ovvero il wireless con cui i dati vengono trasmessi fuori dal corpo.

“La tecnologia è già matura - ha concluso Cingolani - questi dispositivi sono facilmente stampabili e i processi industriali sono già definiti”.

Mancano solo le certificazioni.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:22