Il dottore è meglio averlo al polso

Il controllo di routine dal medico non è più sufficiente. Per tutelarci ed avere un quadro continuo del nostro stato di salute, il mezzo migliore sono gli smartwatch. A renderlo noto uno studio appena pubblicato su “Plos Biology” dai ricercatori dell’Università di Stanford, secondo cui in certi casi, ai dispositivi elettronici, sarebbe addirittura possibile rilevare prima del tempo i sintomi di una malattia.

Come conferma lo stesso Michael P. Snyder, direttore del centro di genomica e medicina personalizzata dell’Università statunitense, “i wearables”, ovvero i dispositivi indossabili, ci consentono di misurare la nostra fisiologia 24 ore su 24 e di cogliere nell’immediato eventuali variazioni dei normali valori. Oltre a suggerirci il momento opportuno per effettuare il controllo da un professionista, grazie alle nuove tecnologie abbiamo dunque il vantaggio della personalizzazione.

“Le misurazioni cliniche che saltuariamente effettuiamo presso il medico di famiglia - spiega infatti Snyder - sono confrontate con la media della popolazione, ma le notevoli differenze tra gli individui nella variabilità di questi valori non sempre permettono di cogliere indizi diagnostici rilevanti. Invece i dispositivi portatili trovano, in tempo reale, scostamenti con quei valori che sono normali per quella specifica persona, e offrono quindi un’accuratezza inedita nel cogliere un problema nelle sue fasi iniziali”.

Nella prima fase dello studio in cui i ricercatori hanno monitorato un uomo per due anni, equipaggiandolo di orologio misuratore di battito cardiaco, temperatura e attività fisica e di due rilevatori di pressione e di ossigeno nel sangue, è stato possibile identificare anche la malattia di Lyme. Grazie all’uso di questi apparecchi, dopo i primi 470 giorni di esame ed a 36 ore circa dalla visita in una zona rurale nota per le zecche, il soggetto in questione aveva infatti registrato un battito cardiaco insolitamente alto, una temperatura corporea sopra la norma e un calo del livello di ossigeno nel sangue. Se due settimane dopo l’allarme dei sensori al sopraggiungere delle manifestazioni della malattia, come l’arrossamento della pelle, il medico non avesse avuto i dati già raccolti in precedenza dallo smartwatch, avrebbe potuto sbagliare la diagnosi.

La fase successiva, che ha coinvolto 43 persone per undici mesi circa, ha invece evidenziato altre interessanti capacità dei wearables. I ricercatori di Stanford hanno infatti scoperto che, misurando la differenza tra la frequenza cardiaca diurna e quella notturna, è possibile identificare chi ha maggior resistenza all’insulina e quindi maggior rischio di diabete. È emerso inoltre che, il numero di passi che si fanno durante il giorno è inversamente proporzionale al rischio di incorrere in questa malattia.

Per scongiurare ogni rischio, il dottore è meglio “indossarlo”.

 

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:25