Elia Viviani ha chiuso la carriera con una vittoria. Il 36enne di Isola della Scala ha salutato il ciclismo nel modo che aveva sognato: con una vittoria. Ai Mondiali su pista di Santiago del Cile, il campione veneto ha conquistato la medaglia d’oro nella gara dell’eliminazione, imponendosi con autorità dopo una doppia volata che lo ha visto prima superare l’olandese Yoeri Havik, poi battere in Finale il neozelandese Campbell Stewart. Un successo che chiude una carriera lunga 16 anni, costellata di titoli e vittorie in ogni specialità. È la terza medaglia italiana in questa rassegna iridata, dopo l’oro dell’inseguimento a squadre femminile e il bronzo nella Madison donne conquistato da Vittoria Guazzini e Chiara Consonni.
Sul podio, Viviani ha indossato un mantello bianco con la scritta The Last Dance – Il Profeta, un omaggio al suo percorso sportivo e al suo addio al ciclismo. “Per la prima volta oggi mi sono scoperto clamorosamente nervoso, non mi era mai successo. Poi mi sono concentrato sulla gara. Devo ringraziare la federazione che mi ha permesso di venire comunque a questo mondiale. Ho finito come avevo sognato. Non potevo pretendere di più da me stesso, quando riesci a ottenere risultati e toccare con mano il livello che ho raggiunto è qualcosa di fenomenale. Grazie a tutti e a tutto il mondo del ciclismo”, ha dichiarato con emozione il pistard azzurro, visibilmente commosso.
Viviani ha poi ripercorso i momenti chiave della sua ultima gara: “Non avrei potuto chiedere di più. Con il brivido dell’ultima volata con un rivale che conoscevo già bene. Ai Giochi di Tokyo, nell’Omnium, Campbell Stewart argento e io bronzo. Forse era destino, il neozelandese doveva ridarmi qualcosa”. E con ironia ha aggiunto: “Era un po’ dubbio, ma eravamo tutti così felici per il podio raggiunto che finì tutto in fanteria, diciamo. Non chiedemmo una revisione”. Anche il momento della partenza è rimasto impresso nella mente dell’atleta: “Nel pre-gara ero agitato come un debuttante. E mi ero un po’ preoccupato: se questa emozione mi porta via energia, mi mancherà dopo. Ma appena il meccanico mi ha spinto per partire, è passato tutto. Sono entrato in una specie di bolla, mi sembrava di essere dentro un film, con il lieto fine. Sono stato sempre lucido, ho gestito al meglio. L’Eliminazione è una prova feroce, nel finale mi sono giocato tutto ciò che mi era rimasto dentro. La forza, l’adrenalina. Devo dire che è stato bellissimo avere il privilegio che mia moglie Elena fosse presente. C’era nell’aria che potesse accadere qualcosa di speciale. Ora può sembrare che fosse tutto scritto, ma da scritto a far accadere le cose. Non è mai facile”.
Con questa vittoria, Viviani chiude la carriera “in pace”, come lui stesso ha ammesso: “Ho raggiunto la pace dei sensi con questo finale, provo gioia e felicità. L’anno scorso, ero stato male tutto l’inverno per l’incertezza sul trovare squadra. Penso sia il momento perfetto per chiudere e non vedo l’ora di nuove sfide”. E sul futuro, l’azzurro non ha dubbi: “Vorrei diventare un team manager, di sicuro resterò nel ciclismo”.
Aggiornato il 28 ottobre 2025 alle ore 16:36
