Tennis: il “caso Toronto”

Forfait pesantissimi gettano ombre sull’Atp tour e il calendario super compresso. Le notifiche sui giocatori che hanno scelto di non partecipare al Masters 1000 di Toronto intasano il cellulare. Jannik Sinner, Jack Draper, Novak Djoković, e infine Carlos Alcaraz. Una serie di rinunce che solleva interrogativi sulla sostenibilità del calendario Atp e sulla collocazione dei tornei nel periodo post-Wimbledon. E commenti amari iniziano a circolare tra addetti ai lavori e appassionati. Sul campo, al momento, restano Alexander Zverev e Taylor Fritz a guidare le due metà del tabellone, mentre si attende di capire se Lorenzo Musetti – fresco di recupero dall’infortunio – e Ben Shelton riusciranno a dare nuova linfa a un parterre che, per un 1000, appare quantomeno fragile. Più simile a un Atp 500, osservano in molti.

Le ragioni sono tutt’altro che episodiche. I tornei nordamericani che seguono a stretto giro i due Slam estivi – Roland Garros e Wimbledon – non hanno mai beneficiato di una posizione felice nel calendario. Un po’ perché vengono dopo due Slam molto ravvicinati, un po’ perché, almeno per la parte alta dellemisfero, l’estate è sinonimo di pausa (o vacanze), e anche volendo ridurla al minimo, scegliendo di staccare qualche giorno, la preparazione di un torneo prestigioso come un Masters 1000 può essere compromessa. Il nodo vero però riguarda l’espansione temporale dei tornei più importanti: la decisione di estendere la durata dei Masters 1000 a due settimane, sulla falsariga degli Slam, ha generato squilibri evidenti e messo in crisi la tenuta del sistema. Tutto è diventato più complicato da quando i 1000 si sono stiracchiati, pretendendo le due settimane di calendario. Una scelta che ha generato confusione persino tra gli organizzatori.

La confusione si traduce in incastri logistici ai limiti del paradosso. Toronto prenderà il via domenica 27 luglio, anticipando la consueta partenza di agosto. La Finale si disputerà giovedì 7 agosto, mentre già quel giorno scatterà il primo turno di Cincinnati, altro Masters 1000 cruciale nella corsa verso gli Us Open. In Ohio la finale è prevista per il 18 agosto, e tra il 19 e il 20 la maggior parte dei top player dovrà partecipare al torneo milionario di doppio misto organizzato a margine del Major newyorkese. Uno scenario che lascia margini sempre più stretti a recupero, preparazione e, soprattutto, performance di alto livello. È soprattutto per gli atleti più continui – quelli che raggiungono regolarmente le fasi finali – che questa congestione diventa insostenibile. L’incubo di una non stop di oltre tre settimane, che si chiude a ridosso dell’evento clou di New York, il vero obiettivo, dove non è concesso sbagliare, è diventata realtà.

Il caso emblematico resta quello di Jannik Sinner. Il numero uno del ranking Atp aveva già mostrato, nel gennaio 2025, come la scelta di selezionare con attenzione i tornei possa diventare strategica. Per affrontare al meglio gli Australian Open, rinunciò ai tornei di preparazione scegliendo di volare con largo anticipo a Melbourne, città natale del suo coach Darren Cahill, per adattarsi a clima e fuso orario. Ma il malessere nel circuito va oltre la sola gestione atletica. I giocatori lamentano di continuo lo stress degli impegni serrati e i campioni che confessano depressione o che si prendono una pausa dal tour sono sempre più numerosi. L’ultima in ordine di tempo è stata Ons Jabeur, che ha deciso di fermarsi, dando voce a un disagio ormai diffuso anche nel tennis femminile.

Aggiornato il 22 luglio 2025 alle ore 16:09