
Alla fine, è successo. Non essendo riuscita a sostenere la noiosa leggerezza d’animo e di discorsi della pausa nazionali (appesantita, solamente, dai risultati della Nazionale stessa) la dirigenza della Juventus ha deciso di fabbricarsi in casa il colpo di scena, esonerando l’allenatore bianconero Thiago Motta. A nove giornate dalla fine di una stagione nata con ambizioni di rinascita e destinata invece a chiudersi senza trofei – vedi soprattutto l’eliminazione dalla Coppa Italia per mano dell’Empoli – il club ha scelto l’ennesima rivoluzione in panchina, salutando l’allenatore arrivato lo scorso luglio con la promessa di un nuovo ciclo.
“La Juventus comunica di aver sollevato Thiago Motta dall’incarico di allenatore della prima squadra maschile. Il club ringrazia Thiago Motta e tutto il suo staff per la loro professionalità e il loro lavoro, augurando loro il meglio per il futuro”. Un addio secco, ufficializzato con un comunicato che certifica il fallimento di un progetto che non ha, a onor del vero, convinto dal giorno zero. L’ennesima batosta stagionale, il 3-0 incassato in casa dalla Fiorentina, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, arrivata peraltro pochi giorni dopo il clamoroso 4-0 subito dall’Atalanta, la peggior sconfitta interna dal 1967. Eppure, fino all’ultimo, la dirigenza aveva continuato a ribadire la fiducia nell’allenatore. Parole sulle quali, si è riflettuto in questi giorni senza Serie A. La Juventus sperava di aver trovato il “nuovo Pep Guardiola”, ma si è ritrovata con “flop” che costerà 20 milioni di euro. Motta saluta dopo appena otto mesi e con una squadra al quinto posto, lontana dalla lotta scudetto e fuori da Champions League e Coppa Italia. I numeri raccontano una stagione “doppia”, con ottime prestazioni ma 13 pareggi e 12 punti in meno rispetto alla Juve di Massimiliano Allegri un anno fa.
I problemi non sono stati solo tattici. Gli investimenti estivi non hanno portato i risultati sperati: Douglas Luiz (50 milioni di euro) e Teun Koopmeiners (51 milioni) hanno faticato a imporsi, mentre Randal Kolo Muani, arrivato a gennaio in prestito dal Paris Saint-Germain, ha smarrito (al momento) la via del gol, dopo un inizio promettente. Ma più di tutto, Motta ha pagato la gestione della squadra: 39 formazioni diverse in 42 partite, esclusioni eccellenti come quella di Dušan Vlahović, un impiego sempre più ridotto del talento turco Kenan Yıldız. Decisioni che hanno incrinato il rapporto con lo spogliatoio, fino a rendere inevitabile l’esonero.
E adesso tocca a Igor Tudor, vecchia conoscenza bianconera, prima da giocatore (1998-2005, 2006-07) poi da assistente di Andrea Pirlo nel 2020-21. Il tecnico croato, reduce da un’ottima mezza stagione con la Lazio, ha firmato fino a giugno con il compito di risollevare una squadra in crisi d’identità. Ma nel frattempo, la dirigenza guarda oltre. Antonio Conte (bis) resta il sogno per la panchina, ma il suo futuro al Napoli è un rebus. Anche Stefano Pioli e Roberto Mancini sono nomi in ballo, mentre la Juventus dovrà affrontare un finale di stagione che, se non altro, servirà a gettare le basi per la nuova ripartenza. L’ennesima in pochi anni.
Aggiornato il 24 marzo 2025 alle ore 17:19