Quando si pensa ai più grandi allenatori della storia del calcio i nomi più blasonati sono sempre i soliti: Pep Guardiola, José Mourinho, Carlo Ancelotti, Zinédine Zidane, Massimiliano Allegri, per i più giovani; Fabio Capello, Arrigo Sacchi, Sir. Alex Ferguson, Arsene Wenger e Marcello Lippi per i più nostalgici. Pochi, invece, si ricordano di un allenatore che può considerarsi il mentore di molti dei nomi sopracitati e colui che ha cambiato la visione di questo sport tra gli anni Sessanta e Novanta: Marinus Jacobus Michels, detto Rinus. Il tecnico, nato ad Amsterdam nel 1928, gioca per oltre 10 anni come attaccante all’Ajax, collezionando 269 presenze, 121 gol, e vincendo due campionati (1946-47, 1956-57). Tuttavia l’olandese appende gli scarpini al chiodo a soli 30 anni, nel 1958, per un brutto infortunio alla schiena.
La sua avventura da allenatore comincia nel 1960, quando riceve la proposta di allenare un piccolo club del suo quartiere: lo JOS, Jeugd Organisatie Sportclub. Dopo appena cinque anni arriva la grande chiamata da parte dell’Ajax e il 17 gennaio 1965 siede per la prima volta sulla panchina biancorossa. Con la squadra di Amsterdam, in oltre otto anni, colleziona quattro campionati olandesi (1965-66, 1966-67, 1967-68, 1969-70), tre coppe dei Paesi Bassi (1966-67, 1969-70, 1970-71) e una Coppa dei Campioni (1970-71). Successivamente il commissario tecnico viene designato alla guida del Barcellona, con cui in sei anni vince un campionato spagnolo (1973-74) e una Coppa di Spagna (1977-78). Al suo palmarès vanno aggiunti una Coppa di Germania, vinta nel 1982-83 con il Colonia, e uno storico trionfo agli Europei con la Nazionale olandese, giocati in Germania Ovest nel 1988.
Alla guida dell’Arancia meccanica, soprannominata così per il suo gioco aggressivo, perde anche una finale del Campionato Mondiale nel 1974, sempre in Germania Ovest. Ma i trofei sono solo una piccola parte dell’enorme carriera di Michels, caratterizzata dalla visionaria teoria del “calcio totale”. Questo modo di giocare ruota attorno alla versatilità dei giocatori: essi infatti nel corso della partita passano rapidamente da una posizione ad un’altra e sono in grado di ricoprire vari ruoli. Altri due punti importanti sono il possesso palla, caratterizzato da passaggi veloci, e il movimento senza palla, grazie al quale i giocatori si muovono costantemente non lasciando punti di riferimento agli avversari. In poche parole il calcio totale ha posto le basi per le filosofie successive e ha influenzato profondamente il modo di allenare e di impostare la partita.
Non a caso, 14 anni dopo la sua morte, Rinus Michels viene premiato dalla rivista France Football come miglior allenatore della storia del calcio. Oggi professionisti pronti ad osare e a cambiare le sorti di questo gioco mancano. Ma mancano soprattutto tecnici come l’olandese capaci di creare un ambiente dove la creatività, la libertà di espressione, la versatilità e la passione sono incoraggiate, permettendo ai calciatori di esprimere il loro talento fino in fondo al punto da trasformare una partita in un’opera d’arte. I suoi insegnamenti e il suo modo di vedere questo fantastico sport rimarranno per sempre nella testa dei giocatori che hanno avuto l’onore e il privilegio di giocare sotto la sua guida. Molto esplicativa è la dichiarazione rilasciata dal tre volte Pallone d’oro Johan Cruijff: “Sia da calciatore sia da allenatore non c’è nessuno che mi abbia insegnato tanto quanto lui”.
Aggiornato il 21 ottobre 2024 alle ore 13:51