Il Milan ha vinto il derby. Una settimana iniziata con l’intervista al vetriolo di Zlatan Ibrahimović e finita con il gol di Matteo Gabbia ha portato la parte rossonera di Milano sul tetto d’Italia. O perlomeno, al settimo cielo. Gli uomini di Paulo Fonseca hanno messo in campo grinta, cattiveria e soprattutto tanta qualità. Il tecnico ha risposto alle critiche – a volte anche ingenerose – da parte del giornalismo sportivo e della tifoseria milanista, mettendo in campo una formazione inedita. Ma non troppo. Il solito centrocampo a due, la solita corsia di sinistra solcata da Theo Hernández e Rafael Leão (che arretra di qualche metro), e la doppia punta: Tammy Abraham e Álvaro Morata. Per molti, il derby di Milano era una partita da dentro o fuori per il tecnico portoghese, che ha riposto fiducia nei suoi uomini e nelle sue idee. Che hanno dato i loro frutti.
Dopo un soliloquio dell’Inter, durato sei vittorie consecutive dei nerazzurri di Simone Inzaghi, il primo a mettere la firma sul derby della madonnina è stato l’americano Christian Pulisic, che dopo 10’ di partita con un’azione da calcio a 5 ha spedito il pallone alle spalle di Yann Sommer. Ma il biscione, si sa, non si da mai per vinto, e ci ha pensato il solito Federico Dimarco a rimettere il risultato in parità. Per l’esterno dell’Inter, sono già due gol e un assist in stagione. Il secondo tempo è ricominciato in parità assoluta, con i nerazzurri che avevano chiuso la prima metà di gara in crescendo. Già dopo i primissimi scambi dei restanti 45’, è stato chiaro a tutti che il Milan era rientrato meglio dagli spogliatoi. L’Inter quindi, forse per la prima volta in stagione, è stato seriamente in difficoltà. Situazione aggravata dai cambi di mister Inzaghi che, dal momento in cui ha tolto dal rettangolo di gioco Hakan Çalhanoğlu, hanno aperto lo specchio della porta agli attacchi dei diavoli.
Una, due, tre occasionissime avrebbero portato gli uomini di Fonseca anzitempo in vantaggio – da notare le ottime parate di Sommer su Leao e Tijjani Reijnders – ma il Milan ha sprecato più e più volte la palla del possibile 1-2. Ma a togliere le castagne dal fuoco dei rossoneri è stato uno che a Milanello ci è praticamente nato. Matteo Gabbia, mentre la lancetta del cronometro compiva il novantesimo giro, ha segnato la rete più pesante della stagione e, perché no, della sua carriera. Nel recupero, anche Noah Okafor avrebbe potuto unirsi alla festa del gol ma, come Abraham, gli è mancato quel metro in più per fare l’1-3.
L’arbitro ha fischiato tre volte, e San Siro si è tinta di rossonero. E tutte le critiche, le frasi affatto lusinghiere e perfino il toto-nomi per il post-Fonseca sono stati dimenticati, grazie a una prestazione che si è avvicinata alla perfezione, dell’11 del tecnico portoghese. Che vuole dimostrare di essere adatto alla panchina del Milan. Se non, addirittura, l’uomo giusto per i diavoli.
Aggiornato il 23 settembre 2024 alle ore 16:51