Louis Vuitton Cup, la finale è Ineos Britannia-Luna Rossa

In rari sprazzi di condizioni meteo stabili e serene, tra una perturbazione atlantica che ha spazzato il Golfo del Leone per una settimana e le cui code hanno reso bizzoso il tempo e il vento su Barcellona, e la successiva arrivata sulla Catalogna mercoledì 18, i 4 teams Challenger migliori hanno dato vita a 5 giorni di semifinali, rivelatesi scontate nell’esito ma non nella sua maturazione.

Dalle impressioni osservando le regate, gli allenamenti e dai dati analizzati (da questa fonte) è possibile pensare che i due vincitori delle rispettive semifinali, Ineos Britannia e Luna Rossa Prada Pirelli siano arrivati al risultato seguendo approcci radicalmente diversi. L’equipaggio inglese si è dimostrato intenzionato a sfoggiare la propria schiacciante superiorità nei confronti dell’avversario, soprattutto quando questo si è trovato in difficoltà di manovra, e nel range di vento, sopra i 12 nodi, in cui Britannia è sembrata estremamente competitiva. Emblematico l’ultimo minuto di pre-start di Race 6, in cui sfruttando il diritto di precedenza (mure a dritta) fredda Alinghi che nonostante la caduta dai foils si era appena risollevata, in posizione fortunosamente buona, approcciando mura a sinistra. Orzata sugli svizzeri in accelerazione, poi subito alla poggia, fino ad abbattere in faccia ad Alinghi Red Bull Racing che ricade in dislocamento, in quella che si rivelerà una via crucis per l’equipaggio svizzero. Unico punto debole la palese difficoltà di Britannia a rimanere sui foils con vento sotto i 10 nodi, almeno con l’assetto di Race 9, ma che ci sarebbero state condizioni di vento leggero lunedì e mercoledì era ben chiaro come abbiamo visto, quindi più che ad un problema di assetto la scarsa performance con poco vento sembra legata ad una scelta progettuale (in Ineos Britannia c’è molta Mclaren). Storia simile nelle due regate successive, con l’ultima che regala la qualificazione agli inglesi per 5-2, grazie a rinforzi nel pomeriggio in grado di portarli fuori dalla palude dei 10 nodi. Le bizze di Eolo nelle prossime 6 settimane ci diranno quanto queste scelte o azzardi progettuali risulteranno decisivi.

Luna Rossa ha dominato sul sindacato americano, che in questa edizione della Coppa sembra non aver trovato il bandolo della matassa di una barca spaziale, bellissima, veloce ma che è sembrata quasi impossibile per loro da portare al target, se non con venti leggeri. Se a questo si aggiungono sistematiche spanciate alla Boa 3, sia l’equipaggio Usa fosse in testa, sia di rincorsa, possiamo dire di aver visto Luna Rossa avvicinarsi al target di bolina solo in Race 1 Leg 3 nelle prime 4 gare.

Poi è stato uno stillicidio di condizioni al limite, campo illeggibile e danni strutturali che hanno seriamente preoccupato per la prosecuzione della Coppa. L’esperto equipaggio italiano ha controllato, manovrando fluidamente, senza forzare, preservando il materiale. Anche durante l’ultima giornata di allenamento prima delle semifinali, con Patriot ferma per molto tempo davanti alla Barceloneta con tecnici a bordo, Luna Rossa è uscita a provare l’assetto al largo, con vento più steso e più forte e dopo un’ora ha ammainato ed è rientrata in base. Guai? No, self-confidence, fiducia nei propri meteorologi e rispetto del mezzo. Mezzo che non esprime ancora pienamente il suo enorme potenziale in regime di brezze leggere. La stessa self-confidence che li ha indotti in errore nella regata di lunedì, ma se fossero stati un metro avanti adesso leggeremo un’altra storia. Dopo 3 sconfitte, 2 dovute alle condizioni di vento e 1 ad una rottura significativa riparata in meno di 18 ore, finalmente Luna Rossa ritrova condizione passo serenità e le tanto agognate condizioni di vento sopra gli 11 nodi e incasella la vittoria decisiva contro un Patriot che è sembrato estremamente maneggevole nelle arie leggere e molto più instabile in condizioni di vento medio o sostenuto.

Parliamo però anche di Paul Goodison. Un velista tra i 10 migliori al mondo, timoniere di American Magic, che si rompe un numero indefinito di costole (sembra 5) mentre aiuta a scaricare sul gommone la randa appena ammainata e piegata, il penultimo giorno di Round Robin. Poteva fare la rockstar e farsi caricare sul mezzo a idrogeno verso la sala stampa, invece si è giocato la Coppa e la salute per un po’, dimostrando di essere un marinaio e un leader. Un gran peccato, merita di esserci tra (forse) 2 anni.

Insieme ad American Magic lasciano l’acqua di Barcellona anche gli svizzeri di Alinghi Red Bull Racing. Problemi di rigging e di esperienza dell’equipaggio hanno segnato un’esperienza interlocutoria per un team di tradizione ma giovane e fresco, per età e approccio. I loro Docking Out\In e la presenza della squadra sul palco del Race Village sono stati eventi sempre molto festosi e rumorosi, capaci di attrarre e far divertire anche passanti non troppo interessati alla Coppa America o alle tradizioni marinare.

Ora, in attesa delle finali della Louis Vuitton Cup in programma dal 26 settembre, seguiamo la Youth America’s Cup. La prima edizione di questo trofeo verrà corsa sugli gli AC40, i fratelli minori alimentati a batterie degli AC 75 che abbiamo visto regatare qui da Barcellona da fine agosto. Sono barche One Design prodotte in Cina su progetto neozelandese dal costo inferiore ai 3 milioni di dollari per unità. Il mezzo non è alimentato da ciclisti, quindi contano solo tecnica, lettura del campo, velocità e correttezza di esecuzione delle manovre, con la fisicità decisamente in secondo piano rispetto a freddezza e prontezza di riflessi. Sarà interessante vedere ora queste due prime apparizioni in cui si confronteranno tra di loro da martedì 17 settembre i giovani e poi dal 5 ottobre gli equipaggi femminili. Anche qui avremo gironi eliminatori, ma questa volta con inedite regate di flotta, e finali match race, come gli AC 75. Un modello di barca ad altissima tecnologia nata per armatori timonieri per cui sarebbe interessante poter anche immaginare un futuro circuito in cui storici protagonisti si confrontano con giovani arrembanti e donne capaci, per una vela stellare che non potrebbe essere più inclusiva di così.

Tifiamo quindi per l’equipaggio di Luna Rossa Prada Pirelli Youth Team: Marco Gradoni (timoniere), Guido Gallinaro (timoniere), Gianluigi Ugolini (timoniere), Federico Colaninno (trimmer), Stefano Dezulian (trimmer) e Rocco Falcone (trimmer).

Hanno dominato le prime 4 regate del loro Pool, dimostrano notevole padronanza del mezzo anche in condizioni estremamente difficili e hanno evitato le rotture che hanno falcidiato la flotta degli altri AC40.

Buon Vento!

Aggiornato il 19 settembre 2024 alle ore 18:03