La vita è una questione di centimetri dice Tony D’Amato (Al Pacino) nel film di Oliver Stone Ogni maledetta domenica. E i numeri – tra chi le dà e chi li sogna – possono fare la differenza (per dubbi in merito chiedere a Rocco Siffredi). Così, passato il ciclone della festa dell’Atalanta, vincitrice dell’Europa League (3-0 al Bayer Leverkusen, squadra tedesca allenata da Xabi Alonso, dominatrice assoluta della Bundesliga e in attesa di disputare domani l’atto finale della Coppa di Germania, imbattuta da 51 partite prima della disfatta di Dublino, città per un giorno provincia di Bergamo, denominata Neverkusen dalla stampa teutonica, sempre simpatica come le tasse, perché ha ceduto sul più bello), ecco alcune cifre di questa competizione.
L’Europa League – con annessa l’attuale formula – prende questa denominazione nella stagione 2009/2010 (in precedenza era la storica Coppa Uefa). E ad alzarla, per la prima volta, è l’Atletico Madrid, che il 12 maggio 2010 si impone nella finale di Amburgo per 2-1 contro gli inglesi del Fulham, grazie alla doppietta de El Cacha, l’uruguaiano Diego Forlán. La Spagna, complessivamente, tra Europa League e Uefa, ha il record di successi (14, sette dei quali del Siviglia, i nervionenses sono i veri mattatori della competizione). A seguire l’Italia (10, tre vittorie a testa per Inter e Juventus, 2 del Parma, 1 per Napoli e Atalanta), 9 per l’Inghilterra (3 Liverpool, 2 Tottenham e Chelsea), 7 la Germania (2 Borussia M’Gladbach ed Eintracht Francoforte). Nessuna coppa in bacheca, ad esempio, per la Francia. Che però colleziona tre sconfitte in finale per il Marsiglia (come per il Benfica, anche se i lusitani possono vantare due successi totali, entrambi targati dal Porto).
Venendo al torneo appena terminato, dalle statistiche della Uefa leggiamo dati interessanti. Per esempio, 439 gol segnati (3.12 per match). Record di reti per il Leverkusen (31), che ha anche la prima posizione per precisione dei passaggi (89.4) e tentativi totali (244). L’Atalanta primeggia nel recupero di palloni (629) e per aver mantenuto la porta inviolata in sei circostanze. La percentuale di possesso palla ce l’ha il Liverpool (64.5), i tackle sono roba per il Marsiglia (160).
A livello individuale, l’eroe di Dublino – Ademola Lookman – sigla in carriera la prima tripletta. E per la prima volta, da quando l’Europa League si chiama così, viene registrato un hat-trick in una finale. In precedenza, ossia ai tempi della Coppa Uefa, per vedere una prestazione del genere dobbiamo tornare al 1975. La finale si disputa in due match, andata e ritorno. Il Borussia Monchengladbach e il Twente impattano il primo round, in terra d’Olanda, per 0-0. Nel secondo, però, si parla solo tedesco: 5-1, tre reti per Jupp Heynckes e doppietta della farfalla danese Allen Simonsen. Il capocannoniere di questa stagione, con 10 marcature, è Pierre-Emerick Aubameyang del Marsiglia. Principe degli assist (sempre sponda Marsiglia) è Jonathan Clauss (sei). Mile Svilar della Roma chiude con il record di parate (54).
Curiosità: primo approdo dell’Europa League nel nostro Paese (dopo i tentativi di gloria di Inter e Roma, entrambi spezzati dal solito Siviglia). Per l’Atalanta si tratta del primo trofeo internazionale. Anche se, in bacheca, un vessillo nazionale già c’è. Si tratta della Coppa Italia, conquistata nel 1963 ai danni del Torino: 3-1 il risultato. E, pure allora, nel tabellino spunta una tripletta. Quella di Angelo Domenghini, Eulenspiegel bergamasco. Inoltre, potremmo aggiungere che se una finale tra una squadra italiana e una tedesca si disputa il 22 maggio, non c’è trippa per gatti: vedi il 2-0 dell’Inter al Bayern Monaco nel 2010, anno del triplete. Corsi e ricorsi storici.
Aggiornato il 24 maggio 2024 alle ore 16:38