Stephen Curry non giocherà i play-off di Nba. Lui e i suoi Golden State Warriors, che insieme hanno vinto quattro titoli Nba – di cui due consecutivi, nel 2017 e nel 2018 – sono stati sconfitti dai Sacramento Kings nella gara secca del play-in tournament per 118-94. Per molti questa sconfitta ha sancito la fine di un’era. Il termine di un ciclo vincente, escludendo i due anni di pandemia in cui la squadra di San Francisco non ha performato come avrebbe dovuto. Prima o poi il loro dominio sull’Nba sarebbe dovuto finire, ma non in questo modo. Fermo restando che nello sport in genere – ma nel basket in particolare – le previsioni sono fatte per essere smentite, dall’inizio della regular season i Warriors sono sembrati una squadra al capolinea.
Chris Paul, alla soglia del 39 anni, non brilla più come ha fatto in passato (un play-off senza il playmaker di Winston-Salem non si vedeva dal 2010). Draymond Green, che si è caricato sulle spalle tutti gli oneri difensivi – giustamente – di Golden State, ha passato più tempo seduto in tribuna che in piedi sul parquet, a causa delle innumerevoli squalifiche per comportamento scorretto. Klay Thompson – che contro i Kings ha segnato uno 0/10 al tiro – non sembra essersi ripreso totalmente dall’infortunio di quattro anni fa, alternando prestazioni ottime a controprestazioni come quella di martedì notte. L’infortunio di Gary Payton II poco prima dei play-in ha messo la ciliegina sulla torta della disfatta annunciata dei Warriors, che ora dovranno riflettere sul futuro.
“Il gioco sta cambiando, e noi stiamo passando a una fase inoltrata della carriera”, ha dichiarato ai microfoni dei giornalisti nel post partita Steph Curry. I Big three (Thompson, Curry e Green) non sembrano più imbattibili, anzi. E neanche insostituibili, anche perché costano alla squadra californiana poco più di 120 milioni di dollari. E con il mancato rinnovo di Klay, i Warriors possono pensare a una ricostruzione. Comunque andrà a finire, Golden State è stata una realtà dominante, che ha regalato al pubblico alcuni dei momenti più belli della pallacanestro contemporanea. E i Big three saranno per sempre i Big three, dei cestisti straordinari da Hall of Fame a fine carriera.
Aggiornato il 19 aprile 2024 alle ore 08:28