Ritratti. Cera, Riva e gli eroi del Cagliari

C’è sempre una prima volta. Capita ovunque. Succede a chiunque. Come a Pierluigi Cera: centrocampista, nella prima metà degli anni Sessanta giunge a Cagliari, dove nella stagione 1969-1970 vincerà uno scudetto. L’allenatore, il filosofo Manlio Scopigno, decide di farlo giocare un po’ più indietro. Così, nonostante qualche mugugno iniziale, diventa un libero. Il primo libero italiano moderno. Per intenderci: nessuna messa in pratica del manuale catalogato come Palla lunga e pedalare. Tutt’altro.

Cera il prossimo 25 febbraio compirà 83 anni. In un’intervista alla Gazzetta dello Sport racconta quel periodo vissuto in Sardegna. Un passaggio doveroso, soprattutto a pochi giorni dalla scomparsa di Gigi Riva, il quinto moro, bomber di quella squadra mitica, primatista attuale di reti (35 in 42 partite) della nostra Nazionale di calcio. E proprio di Riva rivela che era “un amico, un favoloso compagno di squadra. Eravamo schivi, silenziosi, parlavamo poco. Si lavorava, eravamo felici, abbiamo vinto e ci hanno fatto sentire tutti degli eroi”.

Quell’Isola, insomma, piano-piano entra dentro. A cominciare dall’orgoglio. Ma non solo. Così Cera alla Gazzetta: “Il ricordo è il calore, il grande affetto nel giorno della partita. La mia Sardegna è stata piena di bella gente”. Non solo: il tifo era dolce e “molto civile”. Non “come a Torino e Milano, dove ci accoglievano a sassate sul pullman e per tutta la partita ci urlavano banditi e pecorai”.

Era una squadra fortissima quella. “Eravamo solidi in tutti i reparti”. Parola di Cera, uno dei protagonisti nel 1970 della partita del secolo – Italia-Germania 4-3 ai Mondiali del Messico – della quale ammette: “I primi novanta minuti non sono stati molto esaltanti, quello che è successo dopo è da fuori di testa”.

Ora è il tempo della saggezza. Dei minuti trascorsi al bar con gli amici, dell’attesa del nipote che esce da scuola. E anche della visione di una partita in tivù “magari abbasso l’audio, questi qui urlano tutti. Non sono mica sordo. Io non urlavo nemmeno in campo. Anche se ero il libero e il capitano”. Il libero e il capitano eroe, in un gruppo di eroi.

Aggiornato il 26 gennaio 2024 alle ore 16:49