Australian Open 2023: sono bastati tre set a Novak Djokovic per battere Stefanos Tsitsipas ed essere incoronato il Re di Melbourne. Quello era il pronostico ma gli undici anni di differenza, i problemi alla gamba, l’ottima forma del tennista greco e l’imprevedibilità insita in ogni match avrebbero potuto stravolgere il risultato.

La sera del 29 gennaio entrano in campo due generazioni di tennis a confronto: Stefanos Tsitsipas, ventiquattro anni, alla sua seconda finale in uno Slam, e Novak Djokovic, trentacinque anni e ben trentatré finali negli Slam. Gli scontri precedenti vedono un risultato di 10-2 per il serbo, tra cui la finale del 2021 a Parigi.

Arrivano allo scontro nella Rod Laver Arena, avendo nelle gambe più o meno lo stesso minutaggio (14 ore e 42 minuti il serbo,15 ore e 16 minuti il greco). La partita più difficile di Tsitsipas è durante gli ottavi, contro l’italiano Jannik Sinner, l’unico che lo costringe al quinto set. Mentre il match più ostico per Djokovic va in scena nella semifinale contro l’americano Tommy Paul.

Il primo set va via veloce e senza intoppi: trentasei minuti per un 6-3 a favore del serbo. Il secondo set è più equilibrato. Poco più di un’ora, con un Nole sicuramente più nervoso ma che non basta per ribaltarne l’esito. E quindi ecco il terzo e ultimo set. Djokovic è di nuovo sicuro di sé, però il greco riesce almeno ad arrivare al tie-break e a risalire da un impietoso 5-0. Ma quando il servizio torna al serbo è match point. Il punteggio finale sarà 6-3, 7-6 (7-4), 7-6 (7-5).

Per Djokovic è il decimo titolo agli Australian Open e il ventiduesimo Slam, un numero che lo porta a eguagliare lo spagnolo Rafael Nadal, entrambi davanti ai venti di Roger Federer. Nole si arrampica sugli spalti, per andare ad abbracciare il suo team e il suo allenatore, Goran Ivanisevic bersaglio degli strali di Novak durante i momenti di maggior tensione, crollando finalmente in un pianto liberatorio, mentre viene allestito il palco per la premiazione.

La più importante partita della mia vita” dirà Djokovic. Ed è così, perché oltre ai numeri degli Slam riprende quel primo posto nel ranking mondiale che gli era stato sottratto, impedendogli di partecipare sia agli Australian Open del 2022 che agli Us Open dello scorso anno, a causa dell’obbligo vaccinale richiesto. Inoltre, la vittoria a Wimbledon 2022 non aveva potuto contribuire a un ritorno in vetta, poiché era stato deciso che il torneo non avrebbe conferito punti utili per la classifica.

“Stefanos hai ancora tanto tempo davanti a te, molto più di me” dice Nole nel discorso di premiazione “la Grecia e la Serbia sono piccole nazioni con pochi giocatori che le possano rappresentare ad alti livelli. Il mio messaggio per i più giovani è di continuare a sognare in grande, trovando persone che possano realizzare i propri sogni. Più sfide affronterete, più sarete forti. Io e Stefanos siamo testimoni di questo”.

Novak Djokovic, a 35 anni, è nuovamente imbattuto sul cemento australiano, una superficie dove tutti sanno giocare. Alcuni sono stelle dell’erba o sulla terra, ma sul cemento la concorrenza è spietata. Ma lui è “Djoker” ed è uno dei big four del tennis, insieme a Roger Federer, Rafael Nadal e Andy Murray. Anche se Nole non è mai stato tra i preferiti del pubblico, soprattutto rispetto a Federer e Nadal, tra di loro così legati. Per la Laver Cup 2022 lo spagnolo ha lasciato per qualche giorno la moglie che stava per partorire, per essere insieme al suo amico/nemico di sempre, per l’addio al tennis dello svizzero. Rimarranno sempre le immagini di un Nole che sa stare al suo posto, lasciando la scena a Roger e Rafa. E quel siparietto in cui Djokovic dà consigli di strategia ai due durante la partita di doppio, l’ultimo match giocato da Roger Federer da professionista.

“Hope to see you next time”. Saluta così Novak Djokovic, nuovamente al numero uno della classifica Atp. Prossimo appuntamento il 22 maggio a Parigi, per il Roland Garros dove vedremo se il re della terra rossa rimarrà Rafa Nadal, con i suoi quattrodici titoli sulla superficie e contro cui Nole ha giocato e vinto la più lunga partita della storia: cinque ore e cinquantatré minuti. Era il 2012 ed era sempre il 29 gennaio, finale degli Australian Open.

Aggiornato il 30 gennaio 2023 alle ore 16:28