A 51 anni, occhio e croce, alcuni aspetti si affrontano con un certo distacco. Anche – e non solo – all’ora del tè. Perché ci sono cose più importanti di un record o di una statistica da almanacco.

A settembre l’uragano Harry Kane lo obbliga a lasciare il podio dei marcatori più prolifici della storia della Premier League. Il bombardiere del Tottenham, infatti, con 188 gol (poi diventati 191) sfila la medaglia di bronzo ad Andy Cole (che resta a quota 187 reti), cannoniere nato a Nottingham il quale non sarà certo un Robin Hood eppure dalle parti Manchester, sponda United, di cuori – dei tifosi – ne ruba parecchi. Allo stesso, tempo non è nemmeno troppo lontano il 2017, anno del trapianto di rene e di un calvario fisico e psicologico in cui si innesca un meccanismo perverso, dove ci sono momenti in cui la tentazione di rinunciare a tutto, anche alla vita, è davvero alta.

Andy Cole non è uno qualunque: nella stagione 1998/1999 fa parte di un plotone, quello dei Reds, capace di conquistare il Treble ossia di vincere, nello stesso anno, Premier League, FA Cup e Champions League. In carriera, l’attaccante con il Man Utd metterà in bacheca, complessivamente, due Charity Shield, cinque campionati, due Coppe d’Inghilterra, una Coppa Intercontinentale. A ciò vanno aggiunti la Charity Shield con l’Arsenal, una Coppa di Lega con il Blackburn Rovers e un campionato di Seconda divisione con il Newcastle.

Cole, inizialmente, è come quello studente che ha potenzialità ma non le sfrutta (anche se restano le cinque reti in una sola partita rifilate allIpswich Town). Sembra che possa dare di più. E quel più arriva insieme a Dwight Yorke, giovanotto di Trinidad e Tobago prelevato dall’Aston Villa. Come si dice: l’incontro giusto al momento giusto. Insieme formano una coppia terribile (una delle più forti di sempre), i Calypso Boys, segnando un’era al Manchester United a suon di gol.

Poi, come detto, per Cole arriva la discesa agli inferi. Il trapianto di rene, l’autoisolamento, la pandemia da Covid, il lockdown, la tentazione di rinunciare a tutto. Ma anche la consapevolezza, e la volontà, di poter dare una mano agli altri. La ricerca del benessere, fisico ma anche mentale, raccogliere i fondi per migliorare la ricerca.

Certo, ci sono notti agitate. A queste si aggiungono stanchezza e preoccupazione. Perché quel rene potrebbe smettere di funzionare. Il calcio, i trofei, la gloria sono niente davanti alla vita reale, che prende di colpo le sembianze delle montagne russe. C’è più tempo per pensare, quando si è da soli. La cosa fondamentale, così, è rimanere positivo. E ciò diventa, inevitabilmente, la sfida più grande. Soprattutto quando l’intervento chirurgico salvavita diventa la tua “carta di credito”.

“La cosa fantastica è che puoi vivere un altro giorno” dice Andy Cole mentre inizia il suo secondo tempo, “sarà dura”. Ma accetti chi sei.

Aggiornato il 02 dicembre 2022 alle ore 17:37