Ritratti. Mark Viduka: dai gol al bancone del bar

Poteva scegliere tra rugby, cricket, polo, lacrosse (sport di squadra molto in voga in Australia), hockey su prato, tennis o – perché no – nuoto. Invece Mark Viduka, nato a Melbourne, decide di correre dietro a un pallone.

Madre croata di origini ucraine, padre croato. Si fa conoscere con i Melbourne Knights a suon di gol: 40 reti in 49 partite e la vittoria in campionato. Una gioia, perché Melbourne Knights è l’ex Melbourne Croatia, la squadra che tifa da quando è un ragazzino. Ha quasi tre anni quando il padre lo porta a vedere una partita. E il Mark bambino, come racconta il diretto interessato a Espn, si innamora subito di quel club, che rappresenta una comunità e un Paese – la Croazia – libero dal comunismo e dalla Jugoslavia.

Alto (188 centimetri), grosso (92 chili) e soprattutto prolifico. Non passa inosservato. E non è solo una questione di stazza. Vola a Zagabria in quella che oggi è la Dinamo ma che all’epoca ha il nome di Croazia: stiamo parlando del 1995, anno di Mellon Collie And The Infinite Sadness degli Smashing Pumpkins e di (What’s The Story) Morning Glory degli Oasis. Tre campionati e tre coppe di Lega in bacheca, altre reti seppur spalmate in stagioni altalenanti. I casi della vita, in seguito, lo conducono a Glasgow, sponda Celtic: altri gol, una Scottish Cup, lo svedese Henrik Larsson come compagno d’attacco.

Arriva il 2000 e i Silverchair affondano il suono con New Race. È aria di novità pure per Mark Viduka, che assaggia il prato di Ellan Road, stadio del Leeds, nel West Yorkshire. Resta fino al 2004: qui trova un altro compaesano, Harry Kewell (già in forza agli Whites), l’irlandese Robbie Keane e un giovanissimo platinato meglio noto come Alan Smith. Non saranno bissati i successi degli anni Sessanta e Settanta, e nemmeno quelli di inizi anni Novanta (con le 16 reti di Lee Chapman e le magie di Gary McAllister). Ci sarà, però, una semifinale di Champions League, dove gli inglesi non riusciranno a superare l’ostacolo chiamato Valencia (terribile armada condotta da Héctor Raúl Cúper e Gaizka Mendieta). E, soprattutto, quei quattro gol di Viduka in un Leeds-Liverpool 4-3. Anche se il centravanti – a caldo – commenta: “Non credo di aver fatto una partita così eccezionale (I don’t think I had an exceptionally good game).

Parteciperà ai Mondiali di calcio nel 2006, con l’Australia. Nel mezzo, i tesseramenti con Middlesbrough e Newcastle. Con i primi raggiunge la finale di Europa League disputata a Eindhoven, ma il Boro in finale è asfaltato dal Siviglia per 4-0. Con i secondi mette a referto 7 gol in due anni e un grave infortunio.

Qualche tempo fa, l’ex puntero appare al bancone del bar, immortalato nella sua nuova vita. Che non è molto distante dal centro di Zagabria. Siamo al “Non Plus Ultra” ed è il locale dove lavora con la moglie. Visto che da quelle parti la gente prende seriamente il caffè, confessa che se ne fai uno pessimo lo butti nel cestino. Eppure lui, bomber di razza, non ha perso il suo ego, calmierato da una pacifica dose di umiltà, che non guasta mai: “Cerco di fare il miglior caffè possibile. Penso di essere diventato abbastanza bravo”.

Aggiornato il 02 dicembre 2022 alle ore 17:42