East e West Coast, Boston e Los Angeles, andata e ritorno con in sottofondo From here to eternity degli Iron Maiden. Il leader silenzioso e la stella estroversa, la rivalità sportiva e un’amicizia coltivata al di là di tutto. Loro sono EarvinMagicJohnson e Larry Joe Bird, icone del basket per il decennio degli anni Ottanta, più la vetta raggiunta con la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Barcellona (1992) nel Dream Team degli Stati Uniti d’America. Una storia avvincente, raccontata nel libro di Jackie MacMullanIl basket eravamo noi” edito da Baldini+Castoldi.

Bird in bacheca ha collezionato tre anelli, tre titoli di Mvp (Most valuable player) della stagione e per due volte quello delle final. Johnson, da par sua, ha appeso le scarpe da ginnastica al chiodo con alle spalle cinque anelli, tre Mvp della stagione e tre delle final. Insomma, tanta roba.

In 495 pagine si snoda il viaggio che ha visto da una parte l’Indiana e dall’altra il Michigan, la “classe operaia” e lo “showtime”. Nella prefazione, Flavio Tranquillo ha ricordato: “Scordarsi da dove veniamo è la cosa peggiore che possiamo fare. Noi che siamo stati giovani negli anni Ottanta e Novanta veniamo da Michael Jordan, non c’è dubbio. Anche lui, però, nell’immensa grandezza che lo ha contraddistinto, non avrebbe dispiegato questo effetto planetario se qualcun altro non avesse messo posto la Lega di cui poi ha preso possesso”. Già perché i protagonisti, Larry e Magic, “non erano nemici”. Anzi “erano accomunati da molte più cose di quelle che li dividevano”. Così “tifare per uno, e quindi contro l’altro, non aveva senso, perché due così sono una benedizione per tutti noi fedeli del Gioco”. In fondo, “rivalità e amicizia sono concetti che nello sport stanno assieme benissimo”.

Larry “Legend”, originario di West Baden Springs, fisico da ordinario frequentatore di bar, un apparente “contadinotto” che nascondeva in realtà un talento fuori discussione e che lo ha reso un giocatore completo, sin da piccolo aveva solo un interesse: battere i fratelli Mark e Mike. Fino a quando il suo destino non ha incrociato quello di Magic Johnson: “Quando giocavo non ho mai lasciato che gli altri capissero quanto lui fosse al centro dei miei pensieri. Non avrei potuto”. E poi: “Il tempo delle battaglie contro i Lakers di Magic è stato il periodo più bello della mia vita. Era la mia ossessione. Non c’era niente di più bello che battere i Lakers. Abbiamo combattuto come dei pazzi per più di dodici anni, ma l’abbiamo fatto sempre con grande rispetto. Questo ci ha legati per il resto delle nostre vite. A volte me la sono presa. Ora non più”.

Earvin Johnson jr da Lansing, che nel 1991 annunciò di aver contratto l’Hiv, ha puntualizzato: “Larry era diverso da me. Non parlava molto e stava sempre sulle sue. Però, hey, sapeva giocare. Eccome! Non avevo mai visto un giocatore di quella stazza passare la palla in quel modo”. Non solo: “Impiegammo del tempo per conoscerci a fondo. È difficile avere un rapporto amichevole con una persona che vuole esattamente ciò che vuoi tu. Eravamo diversi, questo è sicuro. Io ero un tipo molto emotivo sul campo da basket, mentre Larry raramente cambiava espressione. Sapevo che il suo cuore pompava veloce sangue e adrenalina tanto quanto il mio, ma molte volte ho guardato il suo viso e mi sono chiesto cosa diavolo sta pensando? Ora, finalmente, lo so”. Il resto è storia. Anzi, una palla a due.

(*) Jackie MacMullan, Larry Bird, Earving Magic Johnson,Il basket eravamo noi”, Baldini+Castoldi, 495 pagine

Aggiornato il 02 dicembre 2022 alle ore 22:34