Un volo all’indietro, come quella rovesciata che colorava il bianco e nero della televisione di una volta, cioè di metà anni Ottanta, posta sul mobile della cucina. A dirlo oggi, sembra un’epoca fa. Il ricordo è offuscato ma limpido allo stesso tempo: la maglia, anzi la camiseta, bianca e lo sponsor, Parmalat. Poi un omino ricciolo che faceva sempre gol come i compari di brigata Emilio Butragueno, Jorge Valdano, Santillana. Quell’attaccante formidabile proveniva dal lontano Messico: al secolo Hugo Sanchez, per tutti El Pentapichichi.

A dispetto della mole, Sanchez non soffriva al cospetto di difensoracci buoni solo a menare qualsiasi cosa passasse davanti ai propri occhi. Fisico da lanciatore di coriandoli, direbbe qualche burlone delle scuole medie, ma dribbling e agilità compensavano. Eccome se compensavano.

Dal Sudamerica alla penisola iberica, approda ai colchoneros dell’Atletico Madrid. Ed è subito devastante: 54 gol e una coppa di Lega dal 1981 al 1985. Poi l’affronto, lo schiaffo imperdonabile: il passaggio ai cugini (odiati) del Real Madrid. Qui il rendimento è tanta roba: dal 1985 al 1992 cinque scudetti, una coppa di Spagna, tre Supercoppe di lega, una Coppa Uefa. Gol a raffica, che gli consentono di conquistare la Scarpa d’Oro nella stagione 1989/1990. Ventinove volte va a segno con la maglia della sua Nazionale, con cui arriverà ai quarti di finale dei Mondiali disputati in casa nel 1986, dove sarà eliminato – ai calci di rigore – dai soliti tedeschi.

Nel mezzo una targa rimossa dai tifosi dell’Atletico Madrid (sostituita poi dal nome di un altro bomber, Radamel Falcao) imbufaliti per il passaggio ai blancos. E il lutto familiare, la morte del figlio trentenne avvenuta nel 2014. Tra i suoi record, i 38 gol in campionato raggiunti nel 1990, era il 5 maggio.

La televisione adesso è a colori, in cucina non si respira più l’aria di coppa del mercoledì sera. La rovesciata ha perso brillantezza e la maglietta numero 9 comincia a stare stretta. Però il ricordo di quel messicano picchia forte. “Picchi come un messicano” dicono i pugili quando c’è rispetto per l’avversario. Hugo Sanchez, detto Hugol, ne ha schivati di colpi. E una capriola, di tanto in tanto, non la nega a nessuno.

Aggiornato il 04 dicembre 2022 alle ore 09:38