Roma Capitale contro il mondo biancoceleste

Dispiace che un’istituzione autorevole come quella di Roma Capitale, che dovrebbe apparire al di sopra delle parti, continui la sua personale battaglia contro la Lazio Nuoto e il mondo biancoceleste, cercando di giustificare quanto accaduto con un comunicato che non entra minimamente nel merito della vicenda e sulla pronuncia del Tar favorevole alla Lazio, ma cerca di spostare l’attenzione su questioni differenti, interpretando strumentalmente una realtà dei fatti ben diversa. Ricordiamo, innanzitutto, quali siano i passaggi principali della sentenza del Tar (che per trasparenza alleghiamo così che tutti possano giudicare se l’Amministrazione si sia mossa correttamente) che spingono la Lazio a ritenere di essere nel giusto e a sostenere che la Giunta guidata da Virginia Raggi con lo sfratto non abbia rispettato la sentenza dei giudici amministrativi sostituendosi ad essi.

  1. “La stazione appaltante (Roma Capitale) era vincolata all’accertamento dei requisiti di partecipazione da essa stessa posti nelle regole del bando; regole che andavano interpretate letteralmente e applicate rigorosamente al fine del rispetto dei principi di par condicio, di trasparenza e di massima partecipazione alla gara”.
  2. “Dall’erronea applicazione di tali regole è scaturita l’ammissione alla gara della S.S.D. Maximo a r.l. che, invece, non poteva parteciparvi, non avendo i requisiti speciali di partecipazione richiesti dal bando a pena di esclusione”.
  3. “Ciò dimostra perplessità nell’intera azione amministrativa”.
  4. “In conclusione l’Amministrazione è, dunque, tenuta a conformarsi alla presente decisione, riesercitando il potere amministrativo emendato dai vizi di illegittimità ivi accertati e adottando gli atti amministrativi conseguenti alla presente pronuncia giurisdizionale”.

L’Amministrazione Raggi sostiene poi di aver “fatto tutto ciò che le leggi consentono per fornire un sostegno concreto” alla Lazio. Si riferisce forse al fatto di aver messo a bando l’impianto della Garbatella all’insaputa della società dopo averle negato, nonostante le garanzie verbali, la possibilità di realizzare un Project financing su cui il sodalizio era al lavoro? O di aver privilegiato al massimo previsto dalla legge l’offerta economica del bando e al minimo i valori tecnici, agonistici, sociali e sulla disabilità che contraddistinguono chi svolge un servizio per il territorio senza fini di lucro?

Il comunicato dice poi che “la Lazio Nuoto ha avuto la possibilità di utilizzare la piscina della Garbatella, nonostante la propria concessione sia giunta a scadenza naturale, esclusivamente grazie alla volontà politica dell’Amministrazione Raggi di evitare la ripresa dell’impianto da parte del Dipartimento Sport fino alla conclusione della procedura per la nuova concessione”. A tal proposito ricordiamo che tale circostanza non è un favore alla Lazio, ma un onere (o meglio un obbligo) che qualsiasi Amministrazione ha – a termini di legge – nei confronti della collettività. Chiudere una piscina prima di aver trovato un concessionario porta all’abbandono della stessa come accaduto per altri impianti capitolini, come sa bene questa amministrazione che di fronte a decine e decine di strutture abbandonate ancora ferme a prender polvere, non ha fatto nulla.

Per rispetto della verità occorre inoltre ricordare che la decuplicazione del canone degli impianti sportivi con concessione scaduta è stata un’iniziativa della dottoressa Simonetta Cintio, dirigente del Dipartimento Sport della giunta Raggi prima dell’avvento dell’architetto Roberto Ziantoni. L’iniziativa è stata poi accantonata dalla stessa Amministrazione per il coro di indignazione che aveva suscitato. Ma d’altronde Roma Capitale continua ad attaccare, e a tentare di far passare la Lazio Nuoto come una sorta di parassita che vuole solo pagare un canone di favore, ben sapendo che tutti gli introiti della nostra società sono destinati alla qualità del servizio, all’agonismo, alla disabilità, a dare occupazione e possibilità di far nuotare gratis chi non può permetterselo. Quanto al passaggio in cui il comunicato della giunta Raggi recita: “L’Amministrazione capitolina ha incontrato innumerevoli volte i rappresentanti della Lazio Nuoto, sia prima che dopo la scadenza della concessione, con l’intento di sostenere la storica società romana. Abbiamo più volte invitato la società a presentare un progetto sulla stessa piscina della Garbatella o su un altro impianto, come ad esempio la piscina di via Casal Bianco o di via Sebastiano Satta”, è semplicemente falso.

Invitiamo la stessa Amministrazione – o chi ha scritto il comunicato, non mettendoci il proprio nome e cognome a fornire prova di quanto affermato, magari attraverso verbali o semplici comunicazioni, dato che nessuno della dirigenza della Lazio ricorda queste opportunità. Giova aggiungere che comunque la Lazio Nuoto non ha mai inteso barattare la piscina della Garbatella con altri impianti, per rispetto alla comunità nella quale si è insediata con onore da 34 anni, che crede in lei, che vuole lei e che insieme a lei contribuisce tutti i giorni ad alimentare l’eccellenza che la piscina rappresenta nello sport romano. Infine quando il comunicato parla di applicazione pedissequa della sentenza del Tar – che, ricordiamo, ha “accolto” il ricorso presentato dalla Lazio Nuoto – ci si chiede come mai, se la sentenza fosse davvero così chiara, la stessa avvocatura di Roma Capitale abbia chiesto delucidazioni ai giudici amministrativi e l’assessore Daniele Frongia abbia riconosciuto in un’intervista il successo della Lazio Nuoto?

La verità è che un singolo funzionario (il Rup architetto Roberto Ziantoni), senza attendere i chiarimenti dei giudici amministrativi di Roma capitale, si è mosso in fretta e furia nella settimana di Ferragosto, chiedendo lo sfratto alla Lazio senza nemmeno attendere i termini di legge previsti per eventuali ricorsi, né dare accesso agli atti, senza i quali è impossibile qualsiasi istanza. Su questo il comunicato della giunta Raggi soprassiede, ma parla invece di richieste irricevibili e di rispetto della legalità, bandiera sempre sventolata dall’Amministrazione come utile paravento. A noi hanno insegnato che a stabilire chi sia o meno nel giusto debbano essere i giudici e al momento riteniamo che si siano espressi in favore della Lazio che, di fronte a un accanimento ingiustificato, continuerà a difendersi in ogni sede competente, accettando ovviamente quello che sarà il verdetto finale da parte delle Autorità competenti.

Il comunicato si chiude parlando di ingratitudine. E di cosa dovrebbe essere grato il mondo Lazio alla giunta Raggi? Di aver denigrato questi colori con continui comunicati, conferenze o siparietti di dubbio gusto da parte di esponenti dell’amministrazione? Di non aver mai ascoltato le ragioni di una società che rappresenta un orgoglio per Roma dal 1900? Di essersi accanita in modo decretato illegittimo dallo stesso Tar nei confronti di un sodalizio che vanta titoli come nessun altro e che porta ogni anno centinaia di ragazzi romani a competere nel nuoto, nella pallanuoto e nel settore paralimpico, ai massimi livelli nazionali ed internazionali? Di mostrare acredine nei confronti della Lazio Nuoto continuando a privilegiare una società che, come accertato da una sentenza del Tribunale amministrativo regionale non aveva (e non può avere ora) i requisiti sociali di partecipazione richiesti dal bando a pena di esclusione? Di aver sostenuto che il ricorso al Tar sarebbe stato per la Lazio la via più veloce per il fallimento? Di tutto ciò non possiamo esser grati a questa amministrazione che sembra aver dimenticato i veri valori dello sport e della sana competizione anche solo nel riportare la semplice realtà dei fatti.

(*) In foto il vicepresidente onorario della S.S. Lazio Nuoto, Renato Siniscalchi

Aggiornato il 20 dicembre 2022 alle ore 09:52