In campo Del Vecchio sui cambi dell’editoria

Dove vanno i giornali italiani? E a chi? Cosa succede nel mondo delle radio e della televisione? I cambiamenti degli asset proprietari che si stanno annunciando fanno presagire la fine di un’epoca per entrare in quella dominata dall’Intelligenza artificiale. È uno scenario diverso da quello degli anni Ottanta quando si passò dal sistema a caldo (i famosi lingotti di piombo in tipografia) all’utilizzo degli innovativi computer (strumenti più avanzati delle macchine da scrivere elettroniche). Con l’espansione degli smartphone e dei sistemi web il mondo della comunicazione ha effettuato un ulteriore passo avanti in pochi anni.

La spallata sui gruppi dei media è arrivata con la notizia della messa in vendita di Repubblica, La Stampa, Radio Capital e Radio Deejay da parte del Gruppo Gedi, la cui maggioranza è controllata dalla Exor, la cassaforte della famiglia Agnelli. John Elkann, nipote dell’Avvocato, oberato da pesanti problemi nel campo dell’automobile ha constatato di non poter far fronte agli impegni dell’editoria che registra bilanci in rosso, con perdite notevoli. “Dismettiamo tutte le attività editoriali” è diventato un obiettivo concreto da realizzare in breve tempo. I vertici di Gedi avevano in un primo momento contattato Leonardo Maria Del Vecchio, quarto figlio del fondatore dell’impresa degli occhiali Luxottica.

Gli osservatori economici piemontesi non hanno compreso le motivazioni che hanno portato al fallimento del negoziato. In parallelo, c’erano dei colloqui con l’armatore greco Theodore Kyriakou, proprietario anche del gruppo radiotelevisivo Antenna, che opera nel bacino del Mediterraneo fino al Montenegro e Slovacchia. Il magnate ateniese avrebbe in mente la creazione di un gruppo che comprenderebbe Repubblica, Huffington Post, Limes e National Geographic. La bufera ha sconvolto il mondo dell’editoria italiana. Per 140 milioni l’armatore prenderebbe anche la proprietà de Stampa (170 giornalisti e una perdita di 12 milioni annui) per girarla ad altri imprenditori. Chi? Secondo le voci, confermate dal presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, degli ambienti economici sarebbero tre le cordate interessate e cioè i veneti della Nem di Enrico Marchi (al quale Elkann ha già venduto i quotidiani locali del Nord est). La seconda cordata sarebbe guidata dal costruttore piemontese Matterino Dogliani e dal figlio Claudio, amministratore delegato del gruppo di famiglia Finic. La terza cordata sarebbe promossa da Francesco Gaetano Caltagirone che, oltre al Messaggero, ha la proprietà di altri cinque quotidiani.

È sceso in campo, infine, Leonardo Maria Del Vecchio che con un accordo con la famiglia Angelucci rileverebbe il 30 per cento del Giornale (la quota di Paolo Berlusconi si assottiglierebbe di molto). Del Vecchio per di più ha un negoziato in esclusiva con il presidente della Fieg Andrea Riffeser Monti per acquistare la maggioranza del gruppo Qn, che controlla il Resto del Carlino di Bologna, La Nazione di Firenze e Il Giorno di Milano.

Aggiornato il 22 dicembre 2025 alle ore 12:52