La Croce Rossa e l’ombra del potere

Il silenzio è spesso il miglior alleato di chi ha qualcosa da nascondere. E se il silenzio avvolge una delle istituzioni simbolo dell’umanità e del servizio, la puzza è insopportabile. Le denunce del giornalista Cristiano Adolfo Degni, incentrate sulla gestione opaca della Croce Rossa Italiana (CRI), non sono solo un’inchiesta giornalistica: sono una vera e propria interrogazione morale lanciata alla politica e alla società civile. Oggi, quell'interrogazione è sbarcata finalmente in Parlamento. Mentre le carte ufficiali fanno il loro corso, la domanda che resta sospesa nell’aria è: perché l’indignazione popolare tace?

L’OPACITÀ ISTITUZIONALE: UN ALLARME CIVILE

La Croce Rossa, per statuto e missione, dovrebbe essere un faro di trasparenza e imparzialità. Eppure, le accuse mosse dipingono un quadro diametralmente opposto, degno della peggiore burocrazia clientelare. 

Nomine lampo e sostituzioni improvvise: il sospetto è che decisioni cruciali vengano prese con rapidità eccessiva e senza un chiaro criterio meritocratico, suggerendo la prevalenza di logiche di convenienza interna anziché di competenza.
Regolamenti “ad personam”: se le norme interne vengono interpretate o piegate “a piacere”, e se persino gli ufficiali interni al corpo militare ausiliario contestano apertamente gli atti gestionali, il problema non è più di natura tecnica. Si tratta di una profonda crisi di legalità e di fiducia interna.

La CRI non è un’associazione privata come le altre. È un’organizzazione di interesse pubblico, e la sua componente militare ausiliaria dello Stato la lega a doppio filo alle Forze Armate. Quando una struttura con questa rilevanza strategica e morale inizia a muoversi come un bunker, trasformando il volontariato in potere nascosto, si mina la fiducia non solo nell'istituzione stessa, ma nel concetto di servizio pubblico nel suo complesso.

Il vero scandalo non è l’atto illecito (ancora tutto da dimostrare), ma la cultura dell’intoccabilità che circonda enti come la CRI. Si accetta tacitamente che chi indossa la divisa del soccorso sia esente da critica e controllo. Questa è una pericolosa deviazione democratica: ciò che è pubblico deve essere, per definizione, sotto gli occhi di tutti.

IL FALLIMENTO DELL’INFORMAZIONE E DELLA COSCIENZA CIVILE

Un deputato ha sollevato un’interrogazione parlamentare, un atto formale che richiede risposte ufficiali. Questa è la funzione della politica. Ma l’interrogazione di Degni è rivolta soprattutto a noi: perché il cittadino medio non chiede conto? La nostra pigrizia civile ci porta a considerare certi enti come “santi” laici, troppo complessi o troppo meritevoli per essere scrutinati. È un errore fatale. La corruzione, l’opacità e la cattiva gestione non danneggiano solo le casse o l’immagine: danneggiano la reputazione della bontà. Se la Croce Rossa smette di essere sinonimo di trasparenza, il prossimo a dubitare sarà l’ultimo dei volontari, il primo dei donatori. E questo è un danno sociale incalcolabile.

LA RICHIESTA AL GOVERNO: AZIONE SENZA INDUGI

Di fronte a denunce così circostanziate, la palla passa inevitabilmente nelle mani dell’esecutivo. La CRI, nella sua componente ausiliaria, ricade sotto l’egida del ministero della Difesa. Cosa è auspicabile faccia il governo e il ministro Crosetto? Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in virtù della sua alta responsabilità istituzionale sul Corpo Militare della CRI, non può permettersi ambiguità o temporeggiamenti.

Non basta rispondere all’interrogazione parlamentare con note burocratiche. Il governo deve attivare con urgenza un organo ispettivo esterno al Ministero e alla CRI stessa (es. Ispettorato Generale della Difesa o un’apposita commissione ad hoc). Lo scopo deve essere duplice: da un lato indagare in modo chirurgico le procedure di nomina, le sostituzioni e l’interpretazione dei regolamenti interni contestati dagli stessi ufficiali verificando gli atti; dall’altro stabilire se le procedure gestionali attuali garantiscono la piena trasparenza finanziaria e amministrativa richiesta a un ente di diritto pubblico. Il Governo dovrebbe esigere dalla dirigenza della CRI l’adozione immediata di protocolli di massima pubblicità per le nomine di vertice e le decisioni amministrative chiave, superando la logica degli “uffici chiusi”. È fondamentale garantire che chi, dall’interno dell’istituzione (volontari, dipendenti o ufficiali), ha sollevato obiezioni o fornito informazioni, non subisca ritorsioni. La protezione dei whistleblower è la cartina di tornasole della serietà di un’indagine.

La Croce Rossa è un’altra cosa. È il nostro orgoglio. Ed è per questo che il Governo ha l’obbligo non solo di controllare, ma di sanare l'immagine di un’istituzione la cui integrità è essenziale per la nostra società. Chi non risponde ha sempre qualcosa da nascondere. Il Governo ha l’obbligo di togliere il velo.

Aggiornato il 05 dicembre 2025 alle ore 11:30