Possono le leggi scritte dall’uomo, il diritto positivo, sovvertire l’ordine naturale delle cose? Se la nostra esistenza è stata possibile, lo è perché abbiamo procreato. Ed è la procreazione il fine ultimo, e il principio universale, e non le categorie artefatte create dall’uomo. Le sue leggi non possono sconvolgere i principi naturali. Dunque, è la procreazione a determinare i generi, o i generi la sessualità? Se per procreare, abbiamo bisogno di un uomo e una donna, mi sembra ovvia la risposta. È la vita il minimo comune denominatore, è il minimo comune denominatore in una scala di valori universalmente riconosciuti, il fine ultimo che dà all’essere la possibilità di esistere. Non possiamo stravolgere l’ordine naturale, con leggi dettate da un nuova New Age. Pseudoreligioni che si basano su percezioni di singoli individui, codificate in un diritto positivo, che non può arrogarsi di cambiare le regole dell’ordinamento naturale, che sono trascendenti e immanenti. Per questo, è importante, contrastare tali messaggi escatologici. Quando ad esempio, assimiliamo, per analogia, persone con sessualità create ad arte, al di fuori del genere maschile e femminile, assegnando a costoro una parità di genere, questo è contro natura, ed è contro l’ordine naturale delle cose. La sessualità, appartiene alla sfera privata e ai bisogni di ogni singolo individuo, e non può essere ricompresa in categorie universali.
Da sempre identità di genere, e, sesso, sono sempre coincise nella nostra cultura. Il salto pindarico, è avvenuto, quando, di recente, una certa pseudocultura ha ritenuto che l’identità, può essere determinata in base alla percezione di ognuno di noi. Precedentemente, sessualità e identità si identificavano, poiché il fine universalmente riconosciuto, era la procreazione, e, la discendenza della razza umana. Anche in natura, gli animali si riproducono tra generi diversi. Ma, si può solo pensare, di attribuire alla libera scelta, di ognuno di noi, ciò che siamo, e, pensiamo? Non si sovverte così ogni principio naturale? Non creiamo e alimentiamo solo caos, innescando meccanismi perversi, dove ognuno di noi domani, potrà riconoscersi in qualcosa che ancora non sappiamo? L’identità di genere, non può pertanto confondersi con la diversa percezione della sessualità delle persone. Personalmente, non mi sento orgoglioso, in quanto etero. Gli omosessuali si sentono tali. Perché? Devo, forse, in questa nuova società, vergognarmi di essere etero? Dovremmo sentirci, per assurdo, per assecondare certi pensieri, meno orgogliosi, perché non siamo omosessuali? O, forse siamo tutti uguali, al di fuori di certe categorie che vengono imposte, pur se non sono ontologicamente e assiologicamente tali. Si dovrebbe, ritengo, considerare solo l’aspetto biologico delle persone, e il loro orientamento sessuale, non dovrebbe essere un tabù per la società. Se, sono uomo, e, mi sento donna, non è un problema, ma, perché riconoscere di diritto, una nuova identità, inquadrandola e codificandola nel diritto positivo, che esula da ogni logica naturale? Come possiamo accettare tali diverse identità, quando nonostante tutto, il fisico ha caratteristiche tipiche, a seconda del genere maschile o femminile. Pensiamo ad esempio, alla diversità biologica, data dalla diversa forza, dalla muscolatura, dalla velocità, che non può, non contare.
Ci sono peculiarità, tipiche del genere maschile e femminile, che non possono non essere colte, e giammai superate. E anche se non vogliamo prenderle in considerazione, è la biologia a dettare le differenze. Pertanto non sono orgoglioso perché etero, o gay, ma, il principio universale, è, che sono orgoglioso, in quanto essere umano senziente, e, ricco di spiritualità e moralità, a prescindere dal genere. In fondo, se ci si pensa bene, anche se per assurdo, si pensasse di assimilare le diverse sfere sessuali, ad altri nuovi generi, come sta oggi accadendo, il problema di fondo, non si risolverebbe. Infatti, il problema è anche molto più complesso, se si considera che oggi le tre categorie principali, ovvero il sesso, l’identità di genere e l’orientamento sessuale, in cui le opzioni che potenzialmente si possono scegliere sono, cioè M/F, uomo o donna, o, “mi piacciono le donne” o, “mi piacciono gli uomini”, non sono sufficienti. Il tutto, è molto più complicato, perché gli spettri sono molto più ampi di quelli oggi definiti. È, ovviamente una stortura che non può essere assimilata, pena lo strabordare in derive non assimilabili e controllabili. Ad esempio, oggi non ci sono più solo le lesbiche ed i gay ma i transgender, i Queer, i bisessuali, gli Agender, i Genderqueer, i Genderfluid e chissà cos’altro.
Pertanto, seguendo tali concetti astratti, dove vogliamo arrivare? È la natura la vera cartina tornasole, che attraverso la biologia ha determinato due sessi, gli unici in grado di procreare. Se l’essere umano è alla base del pensiero ontologico, i valori che sono collegati non possono trascendere e non considerare che l’essere esiste solo attraverso la procreazione. Ed è la procreazione il principio ontologico e assiologico, universalmente riconosciuto, in una giusta scala di valori, e che dunque può determinare il genere, e, non il genere la sessualità. Non è un caso che la rivendicazione di altre sessualità, al di fuori del genere maschile e femminile, è rappresentato da un numero ristretto di persone, i cui bisogni, non possono essere riconosciuti come universali. Se l’esistenza dell’essere umano, e la sua discendenza possono essere garantiti solo attraverso la procreazione, perché dobbiamo creare altre categorie solo sulla carta, che possono produrre confusione, quando le diverse sessualità, quando non rientrano nella perversione e nei disturbi della personalità, possono oggi essere comunemente accettate?
(*) Ex segretario nazionale Verdi Verdi, presidente Associazione Ecologisti
Aggiornato il 04 novembre 2025 alle ore 09:59
